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Roma Capoccia

Raddoppiati i contagi nelle scuole, ora mancano i tamponi

Gianluca De Rosa

Draghi ha assicurato che dopo le feste si riprenderà normalmente, ma nel Lazio i rientri sono già posticipati

Due giorni fa era stato il viceministro alla Sanità Pier Paolo Sileri a paventarlo. “Per fermare il contagio potrebbe servire posticipare la riapertura delle scuole”. Lo aveva seguito più tardi il sindaco di Pesaro Matteo Ricci che aveva aggiunto: “Bisogna prevedere il green pass anche lì”. A smentire entrambi però ieri mattina ci ha pensato il Presidente del Consiglio Mario Draghi che durante la conferenza stampa di fine anno, interpellato sulla questione, ha detto parole inequivocabili: “No, non valuteremo una chiusura prolungata delle scuole dopo le vacanze di Natale”.  

A Roma e nel Lazio, tuttavia, il problema è particolarmente sentito. E non solo perché nei plessi scolastici i contagi viaggiano a una velocità maggiore che altrove, ma anche, e soprattutto, perché a dicembre il numero di classi in quarantena è raddoppiato. Dalle 500 di novembre si è passati alle mille del mese in corso. Numeri preoccupanti. In pratica, per un numero che oscilla tra mille e duemila di alunni positivi, ci sono oltre 25mila studenti costretti di nuovo alla didattica a distanza. Il problema riguarda soprattutto gli istituti comprensivi (infanzia, elementari e medie) dove gli alunni, per lo più al di sotto dei 12 anni, hanno iniziato la campagna vaccinale solo la scorsa settimana. Molti istituti dunque hanno deciso di posticipare autonomamente il rientro, fissato dall’ufficio scolastico regionale al 7 gennaio, al 10. “Come scuola nell’ambito dell’autonomia abbiamo chiesto di recuperare alcune giornate per evitare di rientrare il 7”, spiega Annalisa Laudando, preside dell’Ic di via Poseidone a Torre Angela. “Da noi la situazione è complessa dalla riapertura a settembre abbiamo avuto, 13 classi su 56 in quarantena, attualmente per la scoperta di alcuni casi positivi ci sono tre classi delle medie in didattica a distanza. Per evitare che continuino le quarantene è necessario che le famiglie siano attentissime nel corso delle vacanze e non abbassino la guardia. Speriamo anche che aumenti il numero dei vaccinati tra i più piccoli”.  Molti smentiscono però che la scelta sia legata alla pandemia. Spiega Valeria Sentili, preside dell’Istituto comprensivo Francesca Morvillo: “La nostra non è una decisione legata al Covid. Avevamo chiesto questa modifica di calendario alla Regione già a giugno. Abbiamo molti docenti che sono pendolari e ci sarebbero state moltissime assenze”.

 

A prescindere dal posticipo, dunque, il problema più urgente sembra essere quello delle quarantene che di fatto stanno costringendo decine di migliaia di bambini e ragazzi alla didattica a distanza. I presidi chiedono che su questo ci sia un intervento con il rafforzamento dei sistemi di tracciamento. D’altronde ieri lo diceva anche il premier: “Se serve potenzieremo lo screening nelle scuole. Dobbiamo difendere quel poco di normalità che avevamo raggiunto”. Il presidente dei presidi romani, Mario Rusconi, ha accolto con soddifazione le parole di Draghi, ma è molto preoccupato. “Siamo contenti – spiega – delle dichiarazioni del premier, siamo contrari a qualsiasi posticipo, non è giusto nei confronti dei ragazzi, ma è necessario intervenire sul tracciamento e sulle quarantene. Qui in Lazio le Asl ci avevano promesso un lavoro capillare con centri dedicati alle scuole, ma questo non è accaduto e le famiglie sono spesso costrette a ricorrere alle farmacie dove ci sono file chilometriche e i tamponi cominciano a scarseggiare. Molte scuole hanno dei cortili grandi, si potrebbero creare lì dei mini hub, lo diciamo da tempo, ma dal ministero e dalla Regione non arrivano risposte. Si sbandiera tanto il femminismo – annota Rusconi –, ma le scelte non seguono: ogni volta che una classe va in dad sono le mamme che sono costrette a rimanere a casa per stare con i figli”.

 

Dalla Regione Lazio comunque fanno sapere che lo sforzo sui tamponi per bambini e ragazzi è costante. “Ogni giorno – dicono – una quota di mille tamponi tra quelli disponibili è destinato a loro”.

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