carlo delenda

Di Calenda rimane poco, ma il Pd non se la passa meglio. Manca pure il segretario

Gianluca De Rosa

Di fatto a Roma i dem hanno vinto, ma non hanno una guida. E la base mugugna

Nel Pd romano ribolle un certo caos. L’annunciata candidatura di Carlo Calenda nel collegio uninominale di Roma-1 dove si voterà il 16 gennaio per scegliere chi prenderà il posto a Montecitorio di Roberto Gualtieri, ha costretto Giuseppe Conte a una imbarazzante ritirata e ha fatto fare ai dem la figura dei fessi. Adesso al Nazareno sono tornati al piano iniziale. Si candida una donna. Le favorite sono sempre le stesse: Anna Maria Furlan e Cecilia D’Elia, responsabile alle politiche per la parità della segreteria di Letta. L’ex segretaria generale della Cisl avrebbe anche un pregio indiretto. Tirare una piccola  bordata al fastidioso Calenda che per quel seggio sognava la convergenza su un altro sindacalista Cisl, l’ex segretario della Fim Marco Bentivogli. Dopo la mossa anti Conte, comunque, il leader di Azione andrà avanti. Azione ha già iniziato a raccogliere le firme per la consigliera regionale Valentina Grippo. 

   
Non finisce qui. Perché prima del collegio che fu di Gentiloni e Gualtieri, il mese scorso si è votato anche per le elezioni suppletive di un altro collegio, quello di Primavalle. E’ stato eletto deputato Andrea Casu, segretario pd  a Roma. Lo statuto del partito romano prevede che i due incarichi siano incompatibili. Per di più la segreteria di Casu era in scadenza. Di fatto a Roma il Pd ha vinto, ma non ha una guida. E la base mugugna. “Il partito non c’è più. Senza una guida nel post elezioni capitoline – sostengono – la partita degli assessorati e degli staff è stata gestita dalle correnti”. Ma l’accusa più pesante che arriva dalla base è un’altra. Secondo molti a fermare il congresso sono gli appetiti dei capibastone “che si stanno giocando le loro questioni personali in caso di elezioni anticipate dopo la partita Quirinale sulle spalle del partito”. Eppure proprio l’ipotesi di voto nel 2022 riesce a evitare che la polemica esploda rumorosamente.

      
Ma le eventuali elezioni portano con loro la grana più complessa: l’eredità di Nicola Zingaretti. Se si votasse quest’anno, con il governatore che sarà della partita per un seggio in Parlamento, la giunta regionale finirebbe con un anno di anticipo. Chi prenderebbe il suo posto? La lotta è già iniziata. AreaDem, guidata dal segretario regionale Bruno Astorre, vuole Enrico Gasbarra. L’avversario più temibile per l’ex presidente della provincia è l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. Non amatissimo all’interno del partito per la sua autonomia, D’Amato avrebbe però il favore di Zingaretti.
 

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