Coronavirus Roma, fase 2: via alla sperimentazione per la metro a San Giovanni (foto Mauro Scrobogna /LaPresse)

Intanto in metropolitana, per fortuna, ancora non viaggia nessuno. Ma poi?

Alessandro Luna

La mobilità romana rischia di implodere se il trasporto pubblico e quello privato non saranno stati riorganizzati a sufficienza per gestire la fase 2

Roma. Ancora le banchine della metro non sono granché affollate. Sulla linea B ci si riesce a sedere mantenendo un abbondante metro di distanza. Nelle fermate sembra aver preso coraggio finalmente l’abitudine di far scendere gli altri prima di salire. E’ raro vedere qualcuno senza mascherina e si cammina a distanza. Spaventa solo il silenzio tombale che si alterna al rumore dei vagoni che arrivano e lasciano la stazione, però verso Termini i corridoi e le scale mobili si cominciano popolare. Sulla banchina che riporta verso Roma nord-est si radunano una cinquantina di persone. Il treno per Rebibbia ne lascia solo una decina ad attendere quello successivo per Jonio. Scendendo le scale, anche la linea A appare poco affollata. Un uomo disorientato chiede spiegazioni per le transenne che gli impediscono di attraversare la fermata di san Giovanni e un militare gli spiega che deve salire in strada, attraversare e riscendere dall’altra entrata, dove sulle banchine sono segnalate, per terra e a distanza di un metro, le posizioni da mantenere in attesa del treno. Chi non le rispetta viene ammonito dalla voce di un altoparlante, che invita “la gentile clientela a posizionarsi sui dischi blu, grazie”.

 

Cinque giorni fa in via sperimentale la polizia all’entrata faceva accedere un numero limitato di persone, contando gli ingressi e respingendo chi non aveva la mascherina. Ora si è tornati ad accedere liberamente. Chiediamo ai militari che sono vicini ai tornelli se è compito loro regolare i flussi, ma ci rispondono di essere parte dell’operazione “strade sicure”. Per ora il flusso sembra autoregolarsi, ma più di una persona che frequenta spesso per lavoro stazione Termini ci conferma che “negli ultimi giorni si stanno cominciando a vedere sempre più persone. Prima era tutto deserto”. La fase 2 rischia di travolgere la città, imponendo una grande quantità di persone e spostamenti al già debole trasporto pubblico romano che, se si vorrà far rispettare il distanziamento sociale, farà fatica a reggere.

  

E’ cosciente del rischio Enrico Stefàno, presidente della Commissione Mobilità, che sta cercando di prepararsi all’impatto con la fase 2: “Il nostro piano è quello di mettere in campo quante più alternative possibili per alleggerire il trasporto pubblico: convincere le aziende a diversificare gli orari di lavoro liberando la fascia tra le 7 e le 8 di mattina, coinvolgendo i mobility manager delle aziende private per scaglionare gli orari di arrivo al lavoro, incoraggiare il mantenimento dello smartworking ove possibile. Per chi dovrà muoversi stiamo attivando un piano per il car sharing o il bike sharing, con nuove piste ciclabili che verranno indicate in questi giorni. Infine stiamo facilitando anche l’uso delle auto private, mantenendo il varco aperto in centro e non facendo pagare il parcheggio sulle strisce blu”.

 

Questo il piano del Comune per affrontare la fase 2. Ilaria Piccolo, consigliera comunale del Pd, però, ha qualche riserva: “Siamo in enorme ritardo. Il comune aspetta governo e regione per decidere, ma siamo a meno di una settimana dalla riapertura e ancora non si sono viste né ordinanze né delibere. Solo promesse su ciò che si vuole fare. Il problema maggiore è che non sappiamo quanta gente vorrà utilizzare il trasporto pubblico e quindi non ci resta che aspettare il 4 maggio e scoprirlo. Ma bisognava farsi trovare pronti già a marzo, mentre per esempio il bando per lo sharing dei monopattini ancora non è stato presentato. Per quanto riguarda le aziende, andrebbe fatto un piano di collaborazione con i trasporti privati, come taxi, Ncc o bus turistici, la cui domanda in questo periodo è bassissima, che potrebbero farsi carico di una buona parte di lavoratori”. In conclusione, la mobilità romana rischia di implodere se il trasporto pubblico e quello privato non saranno stati riorganizzati a sufficienza per gestire la fase 2. E adesso bisogna impegnarsi per evitare che gli ambienti chiusi della metro o degli autobus diventino i luoghi dove il virus potrà riprendere a circolare.

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