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“Raggi sapeva dei rom a Torre Maura”

Gianluca De Rosa

Parla la dirigente comunale sulla quale il sindaco ha tentato di scaricare la colpa delle proprie sciatterie amministrative: “Quel trasferimento era previsto e concordato con l’amministrazione, avrei potuto solo specificare il giorno e l’ora esatta”

Roma. “La gara che ha portato allo spostamento delle persone in via Codirossoni è stata condivisa con il gabinetto della sindaca”. Poche parole ma importantissime. Michela Micheli, dirigente titolare dell’ufficio speciale “rom, sinti e camminanti di Roma Capitale”, smonta infatti la ricostruzione del sindaco Virginia Raggi che aveva scelto proprio la dottoressa Micheli e il suo ufficio come facili capri espiatori per quanto accaduto la settimana scorsa a Torre Maura. Un gioco dello scaricabarile verso il basso con il quale, ancora una volta, secondo un copione ben sperimentato, la sindaca destinava per sé l’immagine candida dell’amministratrice ignara e in buona fede ma sempre (chissà come) circondata da marrazzoni, da incapaci o addirittura da traditori in combutta con chissà chi per farla passare da inadeguata.

  

La storia è ormai notissima: dopo le proteste violente di alcuni residenti, agitati da CasaPound e da Forza nuova in seguito al trasferimento di sessanta rom a Torre Maura, Raggi e il suo staff avevano deciso di scaricare tutta la responsabilità sugli uffici amministrativi. A giornali e agenzie avevano fatto sapere che la prima cittadina considerava “inqualificabile” la gestione dei trasferimenti e valutava addirittura provvedimenti disciplinari nei confronti dei dirigenti responsabili. Il trasferimento, informavano, sarebbe stato avviato dagli uffici senza “alcun input politico”. Ma in realtà non è affatto così che è andata, come racconta qui la dottoressa Micheli e come ha rivelato ieri mattina persino Emanuele Montini, il capo staff dell’assessore alle Politiche Sociali Laura Baldassarre: “Voglio sottolineare il riconoscimento per il grande lavoro della dottoressa Micheli”.

 

E allora, dottoressa Micheli, perché la Raggi ha accusato gli uffici comunali di averla tenuta all’oscuro delle decisioni su Torre Maura? “Avrei potuto comunicare con più precisione il momento esatto in cui quel trasferimento avrebbe avuto luogo”, dice adesso la dirigente del comune. “Ma il giorno e l’orario del trasferimento erano a quel punto soltanto un esito tecnico gestionale, l’esito ultimo di una procedura, di una gara già stabilita e condivisa con l’amministrazione in tutti i suoi passaggi”.

 

Si spieghi meglio dottoressa. “Quelle persone si trovavano in un altro centro che avevamo aperto con un affidamento diretto nel 2012 per accogliere in emergenza 100 rom sgomberati da via del Baiardo. In seguito abbiamo fatto una procedura di gara per regolarizzare la situazione e trasformare quella struttura da centro assistenziale a struttura di transito, a metà tra un campo e un appartamento. Poi la cooperativa che ha vinto la gara ha chiesto di spostare i nomadi residenti in un altro edificio, quello di via di Codirossoni appunto”.

 

Insomma l’obiettivo era quello di attuare quanto previsto dal piano di superamento dei campi rom, fortemente voluto dalla sindaca nel 2017. La famosa “terza via”, propagandata dai grillini, la via mediana tra l’atteggiamento securitario delle destre e il lassismo della sinistra. “Esatto”, dice la dottoressa Micheli. “Abbiamo chiesto alle persone di stipulare un contratto d’accoglienza con l’impegno a lasciare la struttura entro 6 mesi, a fare l’iscrizione al Sistema sanitario nazionale, a produrre l’Isee, a iscrivere i figli alle scuole dell’obbligo, a mettersi in regola con le vaccinazioni. Su 90, in 77 hanno accettato e sono stati trasferiti a via dei Codirossoni, dove è successo qualcosa che non ci saremmo mai aspettati”.

 

Nessuna sua responsabilità dunque? “Non posso ritenermi responsabile di atti gravissimi che anche i nostri operatori hanno subito”.

 

Non si poteva immaginare quello che è accaduto? “Non ce lo aspettavamo: quelle persone si trovavano nel centro di via Toraldo, a tre chilometri da lì da anni. Inoltre a via Codirossoni dal 2014 fino a dicembre c’era stato un centro di accoglienza straordinaria per 148 persone e prima ancora un centro Sprar, c’era sempre stata una presenza cospicua di migranti”. Nel municipio VI però sono concentrati già 14 dei 49 Sprar, i centri di accoglienza per rifiugiati, della città. “E’ vero, per questo con gli ultimi bandi Sprar abbiamo vietato espressamente la possibilità di aprirne di nuovi nel municipio VI”.

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