(Foto Imagoeconomica)

L'incapacità della giunta Raggi sui rifiuti è un salasso per i romani

Massimo Solani

Il fantasma natalizio del M5s, a Roma ma non solo, si chiama “picco di produzione”, e per la Capitale sarà un guaio

Roma. Il fantasma del Natale passato dei sogni di Virginia Raggi si chiama “picco di produzione”. Capita ogni anno al rientro delle ferie estive e dopo le feste natalizie quando la produzione di rifiuti nella Capitale aumenta a dismisura con picchi anche del 20 per cento in più rispetto alle normali 3mila tonnellate quotidiane circa. Un problema che ogni anno genera grattacapi non da poco in una città come Roma dove il sistema di raccolta vive da tempo sull’orlo del collasso, ma che stavolta può trasformarsi in una vera e propria bomba considerando che il Tmb di via Salaria dove ogni giorno veniva trattata un quarto dell’indifferenziata della Capitale è bruciato e definitivamente fuori uso. Ottocento tonnellate circa che adesso, e grazie al lavoro svolto dalla cabina di regia formata assieme alla regione e al ministero dell’Ambiente, potranno essere smistate in parte verso Aprilia, la discarica di Colleferro, i Tmb di Colfelice, Frosinone e Latina e il tritovagliatore di Ostia, e in parte fuori regione.

 

Una coperta che però è cortissima già oggi, e lo dimostrano le centinaia di tonnellate di rifiuti non raccolti per le strade, e che rischia di diventare totalmente insufficiente fra il fine settimana e l’Epifania. Anche perché, ad esempio, in questi giorni è stata aumentata fino al limite massimo l’operatività dell’impianto Ama di Rocca Cencia, che lavorerà non più su tre turni da 6 ore e mezza ma su quattro come stabilito da un ordine di servizio dell’azienda, che però ha già raggiunto il proprio limite massimo non riuscendo a smaltire tutto ciò che viene conferito. “La “vasca” dove rimangono i rifiuti non ancora trattati è stata più o meno svuotata la scorsa settimana dopo l’incendio di via Salaria – spiega un lavoratore – ma si sta già riempiendo di nuovo. Lavorando a questo ritmo, il rischio di doversi fermare per un guasto o una manutenzione straordinaria è altissimo e qualche ore di blocco significherebbero il collasso. Per non parlare poi della questione sicurezza”. “La situazione è tale per cui o tutto funziona perfettamente senza alcun intoppo o imprevisto, oppure cede l’intero sistema – commenta Natale Di Cola, segretario generale della Fp-Cgil di Roma e Lazio – E allora sì che sarebbe un disastro senza paracadute o piani di emergenza”.

 

Di sicuro, mentre si attende che inizi a operare il centro di “trasferenza” di Ponte Malnome dove per i prossimi sei mesi saranno svolte le operazione per il trasferimento verso gli impianti di smistamento fuori città, serpeggia già malumore fra quegli amministratori che sono stati costretti a intervenire per salvare Roma dal disastro ecologico e la Raggi dalla Caporetto della sua amministrazione. “Così vanificano il lavoro di tutti i comuni che hanno raggiunto valori alti di differenziata – commentava nei giorni scorsi il sindaco di Aprilia Antonio Terra – Noi siamo al 70 per cento, in tre anni abbiamo abbattuto di due terzi l’indifferenziato che portiamo ai Tmb e a Roma sono solo al 40 per cento”. Su tutte le furie anche il primo cittadino di Colleferro: “I problemi vanno risolti ma non sulle spalle degli altri, fossi in Virginia Raggi mi sarei dimesso”, ha tuonato il sindaco Pierluigi Sanna. “Roma deve risolvere i suoi problemi – ha proseguito – Abbiamo vinto la grande battaglia sulla chiusura degli inceneritori e, tra un anno, il 31 dicembre 2019, chiuderà anche la nostra discarica: Colleferro non sarà più la discarica dove portare i rifiuti di Roma”.

 

Sta di fatto che questi “aiuti” nell’emergenza costano, e cari. Prendiamo l’accordo siglato fra Lazio Ambiente e Rida di Aprilia: l’ammontare degli oneri saranno decisi più avanti in una trattativa privata fra l’Ama e l’azienda, ma è facile prevedere che il conto sarà salato. Come salato è da sempre quello che la Capitale paga per portare lontano da Roma i rifiuti che Ama non sa gestire. E considerato che questa situazione transitoria durerà ancora a lungo (gli obbiettivi per la differenziata sono così lontani che ci vorranno anni per avvicinarsi) e che superata la fase di emergenza in cui in molti sono venuti in soccorso alla Capitale bisognerà ridisegnare daccapo le geometrie di salvataggio del sistema, è altissimo il rischio che la totale mancanza di strategia dell’amministrazione grillina nella gestione dei rifiuti si tramuti in un salasso per le casse dell’Ama. E quindi per i contribuenti, in una città in cui la tassa sui rifiuti già più alta d’Italia quest’anno salirà ulteriormente.

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