(Foto Imagoeconomica)

“Il problema della Raggi è che si muove in continuità con il passato”

Gianluca Roselli

Parla l’ex assessore veltroniano all’Ambiente Dario Esposito. Rifiuti, cassonetti pieni, mancanza di infrastrutture

Roma. “La drammatica situazione dei rifiuti a Roma ha tre cause: la mancanza di scelte della giunta di Virginia Raggi, la pessima gestione di Ama e le decisioni sbagliate prese a suo tempo da Alemanno”. Dario Esposito ora è un semplice iscritto al Pd e insegna inglese in un liceo romano, ma dal 2001 al 2008 è stato assessore comunale all’Ambiente nelle due giunte di Walter Veltroni. Sono passati undici anni e sembra un secolo fa. A quei tempi, però, la situazione rifiuti – che a Roma non è mai stata semplice – era nella norma.

 

Esposito, com’è stato possibile arrivare al pessimo spettacolo odierno? Cumuli d’immondizia per strada come non si sono mai visti…

 

Ciò che vediamo oggi è il frutto di scelte errate accumulate negli anni e che l’attuale sindaca non ha risolto, semmai peggiorato. Il primo passaggio è la decisione della giunta Alemanno, dal 2008, di non realizzare più impianti di lavorazione e compostaggio dei rifiuti, preferendo l’utilizzo di Malagrotta. Il secondo errore di Alemanno fu di trasformare Ama in un “assumificio”: tante persone assunte negli uffici, come amministrativi, e poche per strada. Se hai poco personale in strada e mezzi inadeguati, il sistema va in tilt.

 

La monnezza è a terra.

 

Questo perché i mezzi Ama passano con una frequenza insufficiente. Se i romani trovano il cassonetto pieno, lasciano per terra, ma quei rifiuti non verranno raccolti dal mezzo, che svuota solo il cassonetto, ma da una seconda squadra che passerà successivamente e che butterà tutto in un unico calderone. L’unico modo corretto di raccolta è svuotare i cassonetti prima che siano pieni.

 

La raccolta differenziata è un altro tasto dolente: si fa solo per il 44,8 per cento, in altre città supera il 60.

 

Il sistema migliore per la differenziata è il porta a porta, ovvero la raccolta condominiale, come avviene a Milano. Niente più cassonetti per strada, ma bidoni in cortile. A Roma non si può fare ovunque ma, quando ero assessore, calcolammo che era possibile per circa 900 mila persone. Oltretutto la cifra di differenziata in città è sovrastimata, perché nei cassonetti di carta e plastica finisce un po’ di tutto e la qualità del materiale è bassa. Si ricicla assai meno di quel 44 per cento.

 

La Raggi fece grandi annunci.

 

Disse si sarebbe arrivati al 70 per cento, ma non si è fatto nulla per migliorare la situazione: né nuovi impianti, visto che quelli esistenti sono sempre gli stessi di Maccarese e Rocca Cencia, né l’individuazione di una discarica più piccola e a norma in sostituzione di Malagrotta. Inoltre, di fronte ai disservizi di Ama, la sindaca avrebbe dovuto farsi sentire di più. Qui siamo di fronte a precise responsabilità dei manager dell’azienda.

 

Facciamo un passo indietro: Ignazio Marino decise di chiudere Malagrotta.

 

Decisione sacrosanta, però una grande città come Roma, oltre a impianti di smaltimento e compostaggio, non può stare senza una discarica “onnivora” a norma di legge. Invece non si è fatto nulla e ora si porta la monnezza fuori, anche all’estero, con costi enormi. L’incendio all’impianto sulla Salaria ha fatto il resto facendo precipitare la situazione.

 

Sembra manchino pure gli spazzini…

 

Dovrebbero essere molti di più. E qui si torna a quello che dicevo prima su Ama: troppo personale in ufficio e poco per strada. Con la ramazza.

Di più su questi argomenti: