Lo sgombero delle ville dei Casamonica: sul posto Raggi e Salvini (foto LaPresse)

Ruspa contro ruspa

Marianna Rizzini

Lo sgombero delle ville dei Casamonica e la gara mediatica Raggi-Salvini sulla sicurezza

Roma. Ci sono le ville abusive dei Casamonica in via di demolizione, con la ruspa che plasticamente diventa simbolo di “law and order” e le statue di ghepardo che restano sulla scena, dopo lo sgombero, come reliquie di illegalità ammansita. E c’è la rimonta mediatica del sindaco Virginia Raggi dopo i giorni dell’assoluzione nel processo per falso e il non raggiungimento del quorum del referendum Atac, una rimonta mediatica che passa prima di tutto per la gara sulla percezione della sicurezza cittadina con il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini.

  

  

E così due giorni fa, alle 5 del mattino, postando immagini in diretta dal Quadraro su Facebbok, Raggi si è fatta vedere come colei che dà il via all’operazione di ripristino “del primato delle istituzioni” con la polizia municipale: “Le case”, ha detto il sindaco, “vengono prima ‘acciaccate’ per essere rese inagibili e poi si procede alla completa demolizione di alcune che incorporano tratti dell’acquedotto romano… ci avevano appoggiato le antenne paraboliche… lo stato si è assentato, è stato veramente lontano da alcune zone di Roma”. Un paio di ore dopo arrivava Salvini, al grido di “la pacchia è finita”, la frase che ha segnato, negli ultimi mesi, la sua azione molto visibile di espansionismo politico sul suolo cittadino, suolo su cui la Lega ha mire per un futuro non lontano (fosse stata condannata Raggi, Salvini avrebbe dovuto velocizzare la ricerca di un nome).

  

Ma mentre Salvini parlava, e prometteva prossimi interventi demolitori dello stesso tipo, però alla Romanina, Raggi, senza incontrarlo, convocava una conferenza stampa, in cui ribadiva il concetto del “siamo vicini ai cittadini onesti che hanno il diritto e il dovere di sentire le istituzioni”, il tutto a pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni in cui il sindaco ricordava di aver chiesto a Salvini più agenti per l’ordine pubblico. E mentre a Raggi arrivavano i complimenti dell’ex premier e segretario Pd Matteo Renzi (“l’ho spesso criticata ma sui Casamonica è stata brava e coraggiosa”), dalla Regione Lazio il leghista Daniele Giannini parlava di “segnale concreto di legalità”, ma tirandola dal lato del suo partito: “Grazie alla Lega e a Matteo Salvini questa città, per troppi anni dimenticata e abbandonata dalla sinistra sta riprendendo forma, vigore e onestà. Il percorso intrapreso oggi proseguirà presto, grazie alla Lega, con lo smantellamento di altri agglomerati abusivi e campi rom dove si delinque quotidianamente”. Intanto, nel nome della lotta allo “stato nello stato”, Raggi definiva la giornata “storica per Roma”, come a voler ribadire il concetto di un Campidoglio presente e interventista. Punto segnato, ma la competizione M5s-Lega su Roma è ormai arredo del palcoscenico su cui si muovono i due contraenti del patto di governo gialloverde.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.