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Chi vuole i mobili dei Casamonica?

Antonio Gurrado

Preferire lo stile Impero leopardato non è segno incontrovertibile di delinquenza. Buoni motivi per non sequestrare le pacchianerie della famiglia sinti

Buonasera, sono un cavallo bianco e oro e sorgo rampante da onde di porcellana, portando in groppa un fantino immobile che forse è un antico soldato forse un santo, forse Giovanna d’Arco vestita dal sarto di Malgioglio. Sono diventato celebre grazie al video virale dell’irruzione della polizia nella villa dei Casamonica al Quadraro, che avete visto tutti rallegrandovi dello sgominio. Avete notato che di fianco a me c’è un trono imbottito, mentre su un canapè è posato un cuscino a quadrettoni scozzesi su cui è disegnato il tradizionale cuore con la freccia. Alzando lo sguardo vi ha colpito il dettaglio che il soffitto della cucina rechi gli affreschi della Reggia di Caserta in versione naif, da cui pende un lampadario che non avrebbe sfigurato nella pellicceria Annabella ai tempi in cui Alain Delon faceva la pubblicità. Però però però. Temo che diffondere il video sia stato un errore non solo perché, nonostante le bardature barocche, sono un cavallo riservato; ma perché nella massa virtuale facile al linciaggio s’ingenera così il pensiero che la pacchianeria sia la colpa, non l’abusivismo, e che la predilezione per lo stile Impero leopardato sia segno incontrovertibile di delinquenza. Macché: esistono tanti poveri onesti il cui ideale di bellezza è una rutilante catasta di cianfrusaglie sfarzose, e che scoprendo la mia esistenza si sono macerati nel dispiacere di non poter permettersi né me né, che so, una statua di Poseidone in granito o uno straccio di Torre Eiffel in miniatura laccata. Per questo propongo che, effettuato il sequestro, io non venga mollato a marcire in magazzino ma sia regalato a uno di loro. Oppure sistemato al Vittoriale degli Italiani, dove non sfigurerei.

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