Breve disamina della corruzione diffusa nella Pa capitolina

Massimo Solani

“L’apparente competenza dei burocrati mette sotto scacco l’ignoranza dei politici”, dice l’ex assessore Sabella

Roma. Anni dopo, Claudio Turella è ancora suo malgrado un simbolo. Il simbolo di un governo cittadino da sottobosco, di un sistema codificato in pianta stabile che sottomette qualsiasi volontà politica all’ineluttabilità della scorciatoia criminale, alla mazzetta come unica via per piegare leggi e burocrazia. Pochi si meravigliarono quando all’esplosione di Mafia Capitale gli inquirenti scoprirono 527 mila euro nascosti in una parete di casa sua, funzionario dell’ufficio giardini del X Municipio poi imputato e condannato per corruzione. Tutti li paragonarono ai mille euro al mese che l’ex consigliere comunale Massimo Caprari si spingeva a chiedere a Salvatore Buzzi. Perché più degli emendamenti o delle mozioni in assemblea capitolina, al ras delle coop in affari con Massimo Carminati interessavano gli appalti. I capitolati che Turella poteva mostrare in anteprima di notte negli uffici del Comune, o i lavori da affidare “fuori sacco” sempre alle stesse ditte. “Voi comandate e noi eseguiamo”, assicurava. Eppure nonostante gli scandali, nonostante le inchieste e gli arresti, Roma è in gran pare ancora quella dei Turella. Quella dei Franco Nocera, ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata del decimo municipio arrestato a dicembre e filmato mentre intascava una mazzetta. O quella del funzionario degli uffici commerciali del I Municipio che, è notizia di una settimana fa appena, è finito sotto inchiesta per corruzione perché era in grado di orientare le concessioni per occupazioni di suolo pubblico di tavolini e dehors nel centro storico. Dai mille euro in su il tariffario per velocizzare l’iter burocratico. E gli imprenditori pagavano, tutti o quasi.

 

Del resto nel 2016 era stata proprio l’autorità nazionale Anticorruzione a descrivere Roma come la capitale della corruzione, regno di appalti truccati, opacità amministrative e violazioni di legge che hanno favorito per almeno dieci anni il consolidarsi ad ogni livello del sistema corruttivo. “Gli appalti del Comune nascevano truccati: ribassi anomali, ma tante voci extra caricate per ‘ripagare’ i funzionari amici. Io stesso ho partecipato a passaggi di soldi. E, per quanto ne so, niente è cambiato oggi”, ha accusato sul Corriere della Sera la scorsa settimana Fernando Sonnino, ex direttore dei lavori e imprenditore. Normale che dopo gli scandali di Mafia Capitale qualcosa sia cambiato. Un impegno che l’Anac stessa di recente ha riconosciuto valutando i lavori del tavolo tecnico istituito con il Campidoglio per la prima volta ai tempi della giunta Marino. Però moltissimo c’è ancora da fare, come dimostrano i numeri contenuti nell’ultimo “Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza” del Comune di Roma in cui sono state segnalate, nell’anno 2016, 337 violazioni accertate al Codice di Comportamento dei dipendenti della Pa capitolina per altrettanti procedimenti disciplinari. Soltanto 25 di questi, però, per fatti di corruzione o concussione e 29 per abuso o rifiuto di atti di ufficio. “Dopo la parentesi Tronca sostenevo che chiunque fosse arrivato al Campidoglio avrebbe dovuto fare una rivoluzione fra i dirigenti comunali, e invece la sindaca Raggi ha messo a capo del personale Raffaele Marra, poi addirittura arrestato per corruzione”, accusa il magistrato Alfonso Sabella. L’esperienza da assessore alla Legalità della giunta Marino l’ha raccontata nel libro “Capitale Infetta, si può liberare Roma da mafie e corruzione?” scritto con il giornalista Giampiero Calapà. “Per rendere la vita difficile ai corrotti e ai corruttori non bastano i piani triennali anticorruzione – spiega – Servono controlli costanti e capillari, serve competenza, formazione e anche il coraggio di decisioni impopolari. L’apparente competenza dei burocrati è la forza che mette sotto scacco l’ignoranza senza competenze dei politici che non avendo strumenti di conoscenza e di controllo lasciano che siano gli uffici comunali a fare e disfare tutto. Ed è lì che si annidano, pur nella stragrande maggioranza di funzionari onesti e competenti, il malaffare e i germi della corruzione. Se non si interviene con efficacia in quei settori non si riuscirà mai a frenare questi fenomeni. Noi ci abbiamo provato ribaltando le regole prima dell’assegnazione dei lavori per il Giubileo – conclude amareggiato – ma la giunta è caduta prima che partissero i cantieri…”.

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