Piazza del Campidoglio, Dacia Maraini alla manifestazione contro lo sfratto della Casa delle Donne in via della Lungara (foto LaPresse)

“Così Raggi senza capirlo colpisce la libertà di parola e pensiero”

Massimo Solani

La Casa delle Donne, gli spazi culturali, il disinteresse del modello M5s applicato a Roma. Parla Dacia Maraini

Roma. “E’ una cosa che stupisce e amareggia profondamente. Tanti sindaci uomini in questi decenni, e mai nessuno che abbia osato toccare la Casa delle Donne. Ci voleva Virginia Raggi in Campidoglio per mettere sul piatto questioni economiche di affitti arretrati. Io sinceramente non capisco”. C’era anche Dacia Maraini lunedì sotto al Campidoglio per il sit in difesa della Casa Internazionale delle Donne. “Una risposta importante – ci dice – per far capire che la città ha scelto da che pare stare”.

 

Che cosa prova sapendo che una storia come quella scritta al Buon Pastore possa essere messa a rischio per una questione di affitti arretrati?

“La Casa delle Donne in questi anni ha svolto un servizio importantissimo per la città di Roma, un servizio sociale ma anche culturale. E basterebbe soltanto quantificare l’entità del lavoro svolto per capire che quel debito andrebbe immediatamente cancellato. Anzi, le associazioni che lavorano al Buon Pastore andrebbero pagate per quello che fanno quotidianamente, per aver tenuto in piedi quella enorme struttura, averla ristrutturata e valorizzata facendone quello che è oggi. Non hanno valore le tantissime iniziative culturali che sono state organizzate nella e dalla Casa? Non ha un valore l’accoglienza e l’ausilio che è stato rivolto a tutte le donne che avevano bisogno di aiuto o rifugio?”.

Ai tempi di Marino sindaco si era studiato il modo per “sterilizzare” il debito degli affitti riconoscendo alla Casa un credito economico nei confronti del Comune per le attività svolte. Pare che Virginia Raggi e la sua maggioranza stiano andando in direzione opposta.

“E’ una forma grave di miopia non capire che esistono dei valori che vanno difesi e non misurati sul mercato. E una città come Roma ha bisogno vitale di un luogo delle donne per le donne, perché non esiste un altro posto come la Casa nella Capitale e nel resto del paese. Io ho frequentato tantissimo il Buon Pastore, ricordo ragazze che arrivavano da tutta Italia per incontri, convegni, discussioni e progetti. Poi nel complesso è stato messo insieme un archivio molto ricco, bellissimo. E tutto questo non vale nulla? La sindaca Raggi venga con noi a visitare la Casa, osservi con i propri occhi quello che si fa lì dentro. Io non credo ci abbia mai messo piede. Ci sono cose sulle quali è giusto investire, riconoscergli una funzione per la vita e la crescita di una città. O no?”.

 

Oltre alla Casa delle Donne c’è un problema cittadino più ampio che riguarda gli spazi culturali. Ce ne sono a decine sfrattati sempre per la loro morosità nei confronti del Comune. E lo stesso capita per associazioni ed enti con finalità sociali. Ma in questo modo non si rischia di azzerare movimenti, associazionismo e attivismo dal basso?

“Io temo che la questione economica in realtà sia solo un pretesto per chiudere attività culturali e sociali che forse non interessano. Ma in questo modo si colpisce la libertà di pensiero e di parola. Ripetiamo costantemente che il nostro petrolio è la cultura eppure poi ci comportiamo in maniera totalmente opposta. L’Italia non ha materie prime da estrarre dal terreno o esportare all’estero, ha la cultura e potrebbe viverne agiatamente. E invece di incoraggiarla le rendiamo la vita complicata. E il discorso vale anche per quelle esperienze sociali che associazioni e movimenti hanno saputo creare per dare servizi altrimenti non esistenti: alla Casa le donne maltrattate possono trovare un avvocato che le segue, una struttura che le aiuta a livello psicologico o anche solo un letto per rifugiarsi qualche notte. E questo grazie a volontariato e associazioni. Chi lo farebbe se non ci pensassero loro in totale autonomia?”.

 

Non teme che Roma sia un laboratorio di quello che succederà quando il Movimento sarà al governo con la Lega? Nel programma di governo la cultura è liquidata in poche parole.

“E’ una paura che nutro. In questo abbraccio con la destra cosa resta del Movimento delle origini che parlava ai giovani, che auspicava il rinnovamento e la valorizzazione dei talenti? Sento esultare Marine Le Pen e tanto mi basta per rabbrividire”.

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