Un fine settimana di milanesi a Roma. Li riconosci perché dicono: “Pazzèsco”

Michele Masneri

Da villa Medici, alla Rinascente, passando per la mostra Fornasetti a Palazzo Altemps. Arrivano le orde padane

Li riconosci perché sciamano silenziosamente nei loro cappotti scuri, parlano sottovoce, dicono “pazzèsco” con delle “e” molto aperte. E “che caldo, che caldo”, in continuazione. I milanesi a Roma, quando fuoriescono dal Frecciarossa, rimangono sempre “sconvolti” dalla bellezza di Roma, e procedono subito verso eventi che magari a Milano non farebbero molta impressione ma qui diventano invece subito “pazzeschi” grazie ai fondali sfasciati ma fascinosi locali. Così, nei giorni scorsi, folle padane esterrefatte si avventurano per la città con la stessa eccitazione di un Lévi Strauss in tropici però allegri. A villa Medici, pur nella micidiale umidità, tutti ad ammirare le sculture di luci notturne con vera-finta neve by Cattelan. Alla Rinascente, tempio milanese-tailandese ormai fulcro di romanità, tutti ad ammirare la piccola produzione di oggetti di design devozionale ideata dal milanese-torinese Gianluigi Ricuperati con santini-reliquie di Patricia Urquiola, Andrea Branzi, Italo Rota, tutti poi in vendita tra le lampade Flos e Artemide nel basement. I romani impareranno finalmente (“finalménte”, con “e” molto stretta) il misterioso design?

 

L’apoteosi è però al party inaugurale della mostra Fornasetti a Palazzo Altemps. Qui, tra galati morenti, afroditi, amori e psichi, la (pazzèsca) collezione Boncompagni Ludovisi tutta schierata nella sua marmorea romanità da esterni, ecco i disegnini, i piatti, le bici, i mobiletti, tutto l’armamentario gaddiano di “interior” prodotto da e per la più onirica borghesia milanese.

 

Contaminazione, come si dice, perfetta, in questo museo praticamente sconosciuto a Roma che altrove sarebbe un Metropolitan perennemente affollato. La sera, perfino, dj set di Barnaba Fornasetti, nel teatrino di palazzo. Poi a letto presto in questa seratina organizzata dalla Triennale insieme con Electa (insomma un bilderberg di milanesità). Il clash culturale scoppia però drammatico al parco buffet. Le orde romane fino a quel momento mimetizzate esplodono in una drammatica protesta di fronte alle poche noccioline offerte. Gutturale e drammatica s’alza una voce a chilometri zero: “ahò, chiamate Bonci, almeno se magna la pizza!”.

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