Giotto, "Le stigmate di San Francesco"

preghiera

Cosa rispondere agli italiani soddisfatti che le opere rubate da Napoleone restino al Louvre

Camillo Langone

“Ormai è storia! Inutile rivangare il passato!”. Ma quando scattano certe prescrizioni, per Ustica come per le spoliazioni napoleoniche? I quadri rubati dai nazisti agli ebrei vengono ancora, se ritrovati, giustamente restituiti

San Francesco, a proposito di crimini francesi, ogni volta che scrivo dei quadri italiani rubati da Napoleone e, nonostante l’impegno di Antonio Canova, ancora nelle grinfie del Louvre, mi imbatto in italiani soddisfattissimi dello status quo. Le motivazioni si possono ricondurre a due. Motivazione n° 1: “Ormai è storia! Inutile rivangare il passato!”. A costoro vorrei soltanto domandare quando scattano certe prescrizioni, per Ustica come per il tentato genocidio culturale che furono le spoliazioni napoleoniche. Visto che i quadri rubati dai nazisti agli ebrei vengono ancora, se ritrovati, giustamente restituiti… Motivazione n° 2: “Meglio che restino dove sono, al Louvre vengono tenuti benissimo”. Come se gli italiani fossero primitivi incapaci di conservare il proprio patrimonio, come se Brera o Capodimonte fossero capanne di fango dove i quadri marciscono. Questi italiani antinazionali sono pure anticristiani. Non concepiscono per l’arte un luogo che non sia il museo. Mentre il Cimabue e il Giotto (le Stigmate di San Francesco, eccoti parte in causa) rubati alla chiesa di San Francesco di Pisa non dovrebbero stare al Louvre e nemmeno agli Uffizi, dovrebbero stare in San Francesco a Pisa. Dovrebbero finalmente tornare a casa. San Francesco, patrono d’Italia, suscita nella nazione la parola Restituzione.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).