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Alla visita del Louvre preferisco la lettura di libri sul Louvre

Camillo Langone

Pierre Schneider, storico dell’arte franco-belga, negli anni Sessanta andò undici volte a visitare il museo francese con undici artisti diversi. E notò che di fronte a loro, a Giacometti, Mirò, Steinberg e gli altri, i quadri antichi riprendevano a vivere. Il suo libro è meglio di una visita

Che il Louvre non mi veda mai: non è dignitoso per un italiano pagare il biglietto per ammirare quadri che gli sono stati rubati (non mi riferisco alla Gioconda, che preda di guerra non fu, bensì a capolavori come la Maestà di Cimabue, rapina napoleonica ai danni della chiesa di San Francesco di Pisa). Che alla visita del Louvre possa sempre sostituire la lettura di libri sul Louvre interessanti come questo di Pierre Schneider, “Louvre, mon amour. Undici grandi artisti in visita al museo più famoso del mondo” (Johan & Levi). Negli anni Sessanta lo storico dell’arte franco-belga andò undici volte al Louvre con undici artisti diversi. E notò che di fronte a loro, a Giacometti, Mirò, Steinberg eccetera, i quadri antichi si scongelavano, riprendevano a vivere. Dunque l’arte dei pittori morti non è morta, come spesso ho creduto: è devitalizzata. E riattivarla non è impossibile. Non sarò io a imitare Schneider, a visitare i musei italiani insieme a undici artisti d’oggi. Perché sono accidioso, mica per altro: però qualcuno dovrebbe farlo.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).