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L'anticonformismo della cravatta

Camillo Langone

Altro che Roma Pride, non a caso sostenuto dal potere vero che non è la regione Lazio bensì enormi plutocratiche aziende. Vero anticonformista è l’uomo che porta la cravatta, vecchio simbolo di civiltà e mascolinità

Il vero anticonformismo. La vera discriminazione (a parte quella subita da Claudio Lippi). Un professore di liceo, portatore abituale di cravatta, mi racconta l’incredibile confessione di un allievo. Il ragazzo gli ha detto che anche lui vorrebbe presentarsi a scuola incravattato ma di non poterlo fare: “I miei genitori non mi lasciano”. Posso capirli, avranno paura che il figlio venga deriso, che il branco tatuato lo additi come diverso e lo emargini. Oggi l’anticonformismo non è certo quello dei partecipanti tinti e pinti al Roma Pride, non a caso sostenuto dal potere vero che non è la regione Lazio bensì Apple, American Express, Procter & Gamble, Walt Disney, enormi plutocratiche aziende. In più patrocinato dal Dipartimento di stato americano e dalle ambasciate delle nazioni più ricche del mondo (nessun stato africano e invece, in ordine di reddito, Lussemburgo, Norvegia, Irlanda, Danimarca, Australia, Svezia, Paesi Bassi…). Vero anticonformista è l’uomo che porta la cravatta, vecchio simbolo di civiltà e mascolinità. Vero discriminato è il ragazzo pulito che porta la cravatta. Tie Pride.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).