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Il tradimento di Trump sulle mascherine

Presentarsi sempre a viso aperto ha un prezzo. E adesso non posso più nemmeno vantarmi di avere qualcosa in comune col reprobo di tutti i media perbene

Mi dispiace che il mio commercialista non possa più chiamarmi “trumpiano”, come fece quando mi vide entrare nel suo ufficio tranquillamente senza mascherina: “Sei il solito trumpiano!”. Se anche Trump ora promuove la mascherina non posso più definirmi patriota del Michigan, stato dove non ho mai messo piede, chiaro, né sognare l’acquisto di un pick-up, io che non ho nemmeno una Panda 4x4. Presentarsi sempre a viso aperto ha un prezzo: mi costa molto non andare a Messa, mi costa qualcosa non fare la spesa al supermercato... A Ferrara non ho potuto vedere gli affreschi di Palazzo Schifanoia, ad esempio. Mi sono precluse alcune macellerie e se un tempo mangiavo podolica, qualche giorno fa, in astinenza da carne, mi sono ridotto a comprare würstel in un distributore automatico (in compenso ho risparmiato moltissimo, i “würstel di tacchino e pollo pastorizzati” te li tirano dietro). E adesso non posso più nemmeno vantarmi di avere qualcosa in comune col reprobo di tutti i media perbene. Ma non tutto è perduto, andando alla ricerca di un’altra medaglia da appormi sul petto ho scoperto un’affinità con Bartleby, il personaggio di Herman Melville che a qualsiasi richiesta rispondeva “preferirei di no”. Trasposizione letteraria della self-reliance di Emerson, della disobbedienza civile di Thoreau… Non chiamatemi trumpiano, chiamatemi melvilliano.

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