Sanremo, ovvero piangere sulle spoglie della canzone italiana

Camillo Langone

Chi ama l’Italia non può non amarne la musica. Ma nessuno che abbia una vita può guardare il Festival dall’inizio alla fine

Ho provato a guardarlo, il Festival di Sanremo: chi ama l’Italia non può non amare la canzone italiana. Ma nessuno che abbia una vita può guardare il Festival di Sanremo dall’inizio alla fine. Ho recuperato il giorno dopo su YouTube e dunque ho visto gli ectoplasmi di Bowie, Dalla, Gaetano: tristezza infinita. Ho visto una vecchia che ballava: orrore e desiderio di fanciulle in fiore. Ho visto Claudio Baglioni, che cantante non lo è stato mai (autore sì: cantante no), e Ornella Vanoni, che cantante lo è stata (grande nel 1959 con “Ma mi”), straziare delle canzoni. Ho pianto sulle spoglie della canzone italiana e sono corso ad ascoltare “After Bach” di Brad Mehldau, che Dio me lo conservi.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).