Giuseppe Conte

Effetto Trump, anche Conte contro l'Ue. La partita delle nomine M5s

Ruggiero Montenegro

L'ex premier attacca sul riarmo: "E poi ci si chiede perché l’Europa è in crisi”. Ma sul presidente americano non dice nulla marcando un'altra differenza dal Pd.  Oggi intanto il Movimento torna a parlare di Palestina, sullo sfondo il rinnovo dell'organigramma

Altro che piazze per l’Europa. Se Donald Trump ed Elon Musk attaccano, Giuseppe Conte ci mette carico. Lo fa alla sua maniera: “Le istituzioni europee pensano solo al riarmo. E poi ci si chiede perché l’Ue è in crisi”.

Per tutto il weekend della Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti nel M5s non ha parlato nessuno. “Non ne abbiamo nemmeno discusso”, spiegavano da via di Campo marzio. Eppure quello sferrato dal presidente americano nei confronti dell’Unione europea è stato un colpo durissimo. Nel Pd, per dire, Filippo Sensi ha invocato una nuova piazza per l’Europa, in stile Michele Serra. Sono partiti gli affondi contro la premier Meloni, i “basta ambiguità”, “difendiamo l’Ue”.

L’ex premier invece, come ha spiegato al Foglio, è “diverso dal Pd”. Ha preferito tenersi lontano da questo dibattito per un po’. Poi, ieri pomeriggio, è intervenuto secondo il suo copione: modalità pacifista. “Soldi e velocità di intervento per il riarmo si trovano sempre”. Non ha citato il presidente americano, né gli argomenti usati da Trump – non è lui il bersaglio del post – per delineare il declino di Bruxelles. Ma dopo aver dedicato un passaggio al (suo) Pnrr, ha picconato il governo italiano (“vola a Washington a comprare armi e gas e si inginocchia sui dazi”) e ancor di più l’Europa bellicista, che “va avanti con programmi per rafforzare fondi e velocizzare procedure a favore dell'industria militare, per investire sempre di più e sempre più velocemente in armi”.

E’ anche una questione di tempismo e posizionamento. Perché dietro l’offensiva di Trump si intravede l’asse anti europeo tra Stati Uniti e Russia – “la strategia americana è in linea con la nostra visione”, hanno prontamente fatto sapere dal Cremlino. E poi c’è la guerra e il futuro dell’Ucraina. Su questi aspetti la sensibilità del Movimento è un’altra volta distante da quella del Nazareno dove, a differenza del M5s, il sostegno a Kyiv non è stato, almeno per ora, messo in discussione. E dove l’Ue, l’europeismo, rappresentano un tratto identitario, ribadito da vari esponenti nelle ultime ore, e non solo dai (soliti) riformisti. L’ex premier pentastellato, invece, rimarca la sua linea e quella di un Movimento in cui Chiara Appendino (non è l’unica) ormai da qualche settimana invita apertamente l’Ucraina a cedere i suoi territori, assecondando le richieste di Putin.

 

Oggi intanto l’ex premier, con i parlamentari del suo Movimento – che ieri hanno difeso Francesca Albanese dagli attacchi della maggioranza –, sarà in modalità “Palestina, alziamo il volume”, dal titolo dell’evento organizzato stasera a Roma, a cui parteciperà anche lo stesso Conte. Mentre alle 13 i deputati Stefania Ascari e Arnaldo Lomuti presenteranno un dossier di Bds – il movimento per il boicottaggio di Israele – contro Leonardo (e il ministro della Difesa Guido Crosetto) per le relazioni con stato ebraico.

Sullo sfondo c’è poi la partita interna, sempre più vicina, sulla nomina dei nuovi vice. Alcuni parlamentari scommettono che si farà a gennaio, anche se il mandato dei vice è in stand by da ottobre, quando Conte è stato riconfermato alla guida del M5s. Appendino allora aveva apertamente polemizzato per un linea troppo timida e schiacciata sul Pd. E il leader dovrà in qualche modo tener conto anche di qualche mal di pancia. Paola Taverna, vicepresidente vicaria, dovrebbe essere riconfermata. Tra gli altri invece qualcosa potrebbe cambiare, in un risiko che comprende vari organi di via Campo marzio. C’è inoltre da rinnovare il Comitato di garanzia, di cui fanno il neo governatore campano Roberto Fico, Laura Bottici e Virginia Raggi, l’ex sindaca di Roma spesso critica con il fu Avvocato del popolo. Per ragioni diverse tutti e tre potrebbero essere sostituiti. Mentre nel Collegio dei probiviri è Danilo Toninelli il principale indiziato per il siluramento. Infine anche al Senato dovrebbe esserci l’avvicendamento del capogruppo Stefano Patuanelli, con la combattiva Alessandro Maiorino in pole position. In questa girandola di nomi, e cariche da assegnare, salgono le quotazioni del senatore Alfonso Colucci, il notaio del M5s, del suo collega Ettore Licheri e quello dell’ex ministro Alfonso Bonafede, tanto più in vista della battaglia per il referendum sulla Giustizia. Domani intanto gli iscritti voteranno per eleggere i rappresentanti territoriali nel Consiglio nazionale (che lavora con Conte sulla linea politica). Nella circoscrizione nord avanza, e forse non a caso, Gaetano Pedullà: è l’europarlamentare (catanese) che definì Picierno “infilitrata dei fascisti” e poi “provocatrice”, subito dopo che la vicepresidente dem del Parlamento europeo fu attaccata dalla portavoce del Cremlino Zacharova.

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