L'intervista
“Conte, attacca Trump. Per trattare con Putin la Ue nomini Merkel”. Parla Nardella
L'ex sindaco di Firenze ed eurodeputato Pd cerca di smussare gli angoli sulle divisione del campo largo sulla politica estera: "Sul presidente americano i 5 stelle ci devono seguire. Il punto di caduta per trovare una convergenza è il riarmo europeo e non nazionale”. E su Meloni: "Su Kyiv ha scelto la strategia dell'oppossum, entri nei volenterosi"
“Con Conte sulla necessità di sostituire il riarmo nazionale con un complessivo e più efficiente riarmo europeo possiamo anche trovare un punto d’accordo. E però il leader dei 5 stelle dovrebbe trovarsi d’accordo con noi e capire che Trump non è un amico dell’Europa. Sarebbe molto importante che anche lui lo riconoscesse”. Dario Nardella, eurodeputato del Pd, ha appena finito di leggere il post con cui Giuseppe Conte, parlando delle ultime e angoscianti vicende che arrivano dall’Ucraina, non cita mai il presidente americano che scarica Kyiv e la Ue, ma attacca invece l’Europa che, per diretta conseguenza, è costretta a riarmarsi. Non proprio la linea del Pd. “Il centrosinistra – riconosce Nardella – per vincere deve passare dalla critica, legittima e sacrosanta, al governo, alla costruzione di un’alternativa di governo forte e credibile. Abbiamo cominciato a farlo nelle regioni e si è visto, ma va fatto a livello nazionale, cominciando a scrivere il programma e a sciogliere i nodi più complessi di politica estera su cui permangono visioni molto diverse tra noi e il M5s”. Divisioni non secondarie mentre il mondo è in subbuglio, gli Usa minacciano di lasciarci soli nel sostegno a Kyiv e di rompere l’asse atlantico... “Io – replica Nardella – credo che sulla politica estera e sull’Ucraina in particolare ci sia molta più distanza tra Salvini e Tajani che tra Schlein e Conte. Non è impossibile trovare un minimo comun denominatore nel centrosinistra, ma bisogna volerlo. Ora più che mai. E il punto di caduta deve essere l’Europa con la sua centralità: una vera difesa comune al posto di un riarmo nazionale; il rafforzamento della politica estera e di un’Europa politica che passi dal fisco, dal lavoro, dal commercio. Su questi temi mi capita spesso di dialogare senza strappi con i colleghi eurodeputati del M5s ”.
Nardella insomma, pur non nascondendo le difficoltà di tenuta del campo largo sulla politica internazionale, invita a guardare dall’altra parte: all’equilibrismo che sull’Ucraina regna a Palazzo Chigi. Ieri Meloni non era con i volenterosi a Londra e vedrà da sola il presidente ucraino Zelensky oggi a Roma. “Il governo sulla politica estera ha scelto la strategia dell’opossum”, dice. “E’ incapace di assumere una posizione chiara tenendo l’Italia in una condizione ininfluente di terzietà. In un momento drammatico e cruciale Meloni preferisce compiacere Trump invece di lavorare per un’Europa forte. Non comprende, o non vuole farlo, la strategia di Trump: annichilire l’Europa e avvantaggiare la Russia, affidando a un immobiliarista senza scrupoli come Witkoff l’imposizione di una pace che sa di resa. Il business è diventato il centro della politica estera Usa, altro che il ritorno della politica”.
Intanto però la premier ieri ha fatto una telefonata con Zelensky promettendo aiuti e oggi si prepara a riceverlo. “Con le telefonate e gli annunci ci facciamo poco”, replica l’eurodeputato. “La cruda verità è che l’Italia è ventunesima su 27 Stati europei per volume di aiuti complessivi diretti all’Ucraina. La premier prima di fare la follower di Trump dovrebbe fare la leader in Europa ed entrare a pieno titolo nel gruppo dei volenterosi. Ora va sbloccato senza indugi il prestito di 90 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina anche come deterrente per creare condizioni equilibrate per un negoziato di pace. Contemporaneamente – aggiunge Nardella – la Commissione dovrebbe nominare dei negoziatori all’altezza, come Merkel e Prodi, entrambi ottimi conoscitori di Putin. Kallas si è dimostrata evanescente in tutti i sensi. Se l’Europa non agisce subito sarà la fine dell’Ucraina e un guaio serio per la sicurezza europea”.
A Firenze, il 12 marzo del 2022, a meno di un mese dall’invasione di Putin, Nardella, allora sindaco, organizzò in piazza Santa Croce l’evento cities stand with Ukraine con un videocollegamento del presidente ucraino Zelensky. All’epoca il fronte occidentale sembrava compatto accanto a Kyiv, che impressione fa vedere quello che sta accadendo in questi giorni? “Nessuno – risponde l’eurodeputato dem – avrebbe mai immaginato un’evoluzione così drammatica e complicata della situazione. Ma c’era un altro mondo: Draghi era il premier italiano, Macron era molto più forte e negli Usa l’amministrazione Biden era chiaramente schierata con l’Ucraina”. Nel frattempo Calenda continua a sostenere che la politica internazionale farà esplodere le due coalizioni: con Lega e M5s a fare da detonatori nei rispettivi campi. “Non credo che questo bipolarismo cambierà e mi auguro che Carlo rimanga nel centrosinistra, soprattutto di fronte a una destra che non riesce a liberarsi dall’abbraccio del presidente Usa”.