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Editoriali

Da Atocha a Sánchez, la resa al terrore

Redazione

Il governo spagnolo e il Pd di Elly Schlein si definiscono pacifisti ma è facile esserlo dentro la Nato in Europa occidentale. Allo stesso modo è facile dare lezioni di moralina a Israele dalla Moncloa e dal Nazareno. Tentativi di boicottaggio

“Credo sia più che evidente che Israele stia violando l’articolo due dell’accordo di associazione Ue-Israele, pertanto al Consiglio europeo chiederò che l’Europa sospenda l’accordo di associazione con Israele e che debba farlo immediatamente”. Lo ha dichiarato il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez. Si è accodata anche la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein: “Abbiamo sentito una forte necessita’, dentro alla famiglia socialista, di alzare la voce per sospendere l’accordo di cooperazione Ue-Israele. Quello che chiediamo è un embargo totale di armi da e verso Israele. Chiediamo sanzioni per il governo di Netanyahu”. Molto meglio il realismo del cancelliere Merz, che ha appena detto che Israele fa il “lavoro sporco” per tutti, anche per Sánchez e Schlein


Sanchez e Schlein si definiscono pacifisti ed è facile essere pacifisti dentro la Nato in Europa occidentale (diverso è esserlo a Kiev, a Odessa, nel Donbas, come in tutto il fianco orientale della Nato). Come è facile dare lezioni di moralina a Israele dalla Moncloa e dal Nazareno, ma la guerra di Israele non è un dipinto in un quadro esposto al Padro: lo stato ebraico dal 7 ottobre 2023 è attaccato da Hamas, Hezbollah, houthi, milizie  irachene, dall’Iran e dai gruppi terroristi in Cisgiordania. Nessun’altra democrazia ha mai vissuto sotto questa tenaglia di morte e ricatti. E a nessun’altra democrazia è riservato il trattamento che certe sinistre radicali hanno deciso essere il privilegio di Israele: boicottaggio morale, isolamento politico ed embargo militare. Sánchez e Schlein sembrano  dimenticare che c’erano dei pacifisti in Israele: Hamas li ha rapiti e uccisi a dozzine il 7 ottobre. Perché il terrorismo non fornisce salvacondotto a nessuno. La Spagna dovrebbe saperlo. Provò a ottenerne uno dopo gli attentati di Atocha: il neoeletto governo socialista decise di portare via le truppe dall’Iraq, come chiedeva al Qaida. Tredici anni dopo, la strage di Barcellona.

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