Elly Schlein (Ansa)

Passeggiate romane

Elly è ottimista per le europee, ma preoccupa il pasticcio di Firenze

I malumori di una parte del Pd dopo la decisione di firmare i referendum della Cgil sul Jobs act non preoccupano la segretaria, convinta che le elezioni per l'Europa andranno bene. Nelle città invece il clima è diverso: Renzi potrebbe dare un colpo all'uscente Nardella, con effetti anche sulla regione Toscana

Elly Schlein in questi giorni è sempre più ottimista sul futuro prossimo (leggasi elezioni europee) del suo partito. Nonostante le polemiche sulla presenza di esponenti del pacifismo spinto come Cecilia Strada e Marco Tarquinio, o i mal di pancia di una parte del Pd per la decisione della segretaria di firmare il referendum della Cgil sul Jobs Act, Schlein è convinta che i dem andranno bene. E anche nel caso in cui qualcuno contestasse il fatto che il Pd ha preso meno di quanto abbia ottenuto nelle ultime europee con Nicola Zingaretti segretario, i fedelissimi della leader hanno già la risposta pronta: all’epoca c’erano ancora dentro sia Matteo Renzi sia Carlo Calenda. Da allora il Pd ha subìto ben due scissioni, quindi una comparazione è impossibile, sarà la replica. 

Al Nazareno, comunque, già si fa la stima di quanti seggi potrà prendere il partito. Quattro o cinque al nord-ovest, quattro al nord-est, quattro al centro, tre o quattro al sud e due nelle isole. Quello che al Pd, per ovvie ragioni non possono dire esplicitamente, ma spiegano sottovoce per far capire il perché dell’ottimismo che circola al Nazareno è che siccome si prevede che questa volta gli astensionisti saranno molti per forza di cose la percentuale del Pd sarà comunque non male al di là dei numeri assoluti. Un altro dei motivi che spinge il Pd all’ottimismo è rappresentato dal fatto che Matteo Renzi e Carlo Calenda marcino divisi. A giudizio dei dem, infatti, se il leader di Italia viva e quello di Azione si fossero presentati come un fronte compatto con Emma Bonino, alcuni elettori di centrosinistra avrebbero votato per quel polo riformista negando il loro consenso al Pd. Ma la frantumazione di quell’area, stando ad alcuni sondaggi riservati, spinge l’elettore di centrosinistra a una certa diffidenza. Il che fa pensare ai dirigenti del Pd che quell’elettore alla fine tornerà alla “casa madre”, cioè al Partito democratico. 

Continua invece a esserci una certa preoccupazione per i risultati delle elezioni amministrative. Nel sud gli scandali e la guerra tra il centro del partito e i territori non promettono nulla di buono. E c’è ancora preoccupazione per quello che potrà avvenire a Firenze perché non è un mistero per nessuno che Matteo Renzi intenda dare un colpo al sindaco uscente Dario Nardella e, di conseguenza, alla sua candidata alla guida del capoluogo toscano, Sara Funaro. Raccontano che il governatore della regione, Eugenio Giani, che è ancora in buoni rapporti con Matteo Renzi e che si era molto battuto per arrivare a un compromesso tra Pd e Italia viva, in questo periodo si sfoghi con tutti i suoi interlocutori per la gestione, a suo avviso maldestra, della vicenda fiorentina. Certo è che se il Pd dovesse perdere per caso Firenze anche la guida della Toscana alle prossime regionali potrebbe passare al centrodestra.
 
Una parte della minoranza interna dem avrebbe voluto da Stefano Bonaccini un atteggiamento più risoluto con Elly Schlein anche sulla questione del referendum promosso dalla Cgil contro il Jobs Act. I riformisti infatti sono basiti perché la segretaria per la prima volta nella storia del Pd non ha organizzato una riunione degli organismi dirigenti del partito prima di annunciare che avrebbe firmato quel referendum. “La vita democratica del Pd è messa a dura prova da questa gestione solitaria di Schlein”, è l’obiezione che viene fatta alla leader. In sostanza la stessa che le viene mossa dall’inizio della sua segreteria, ma che non pare aver avuto effetto su Schlein.
 

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