Che fare, ora?

La Puglia può essere ancora il laboratorio di un accordo tra Pd e M5s. Parla Verini

Marianna Rizzini

"Se uno resta, resti per costruire, non per demolire", dice il senatore dem. Una domanda novecentesca, e le difficoltà lungo la strada da seguire

C’è il leader m5s Giuseppe Conte che imperversa, nel bailamme delle inchieste baresi e nel day after dello strappo sulle primarie locali (le primarie non si fanno, ha detto Conte giovedì, e venerdì, cioè ieri, ha rincarato la dose con un “avevo anche avvertito Elly Schlein”). E quando la segretaria del Pd reagisce, domandandosi se per caso Conte non vuol far vincere le destre, l’ex premier spara ancora, intervistato da La7: “Schlein è offensiva, se non ritirano le accuse di slealtà diventerà sempre più difficile lavorare con il Pd”. Parla così, Conte, sventolando ogni tre per due la parola “legalità” e trasformandola in oggetto contundente, tanto che, da Italia Viva, l’altro ex premier Matteo Renzi gli chiede perché allora resti in giunta con Michele Emiliano (con un assessore a Cinque stelle). Intanto, nel Pd, ci si ritrova con un dilemma da sbrogliare e con l’urgenza di procedere verso le amministrative senza perdere voti, credito e voce.

   

Che fare? “Domanda novecentesca che vorrei porre”, dice il senatore dem Walter Verini, capogruppo del Pd nella commissione Antimafia, osservando la situazione e trovando “una strumentalità evidente nell’atteggiamento di Conte”. Tuttavia, dice Verini, “è una strumentalità miope e autolesionistica, nel senso di un possibile danno al centrosinistra e quindi anche a se stesso. Si stava lavorando a una coalizione in una città dove il centrosinistra ha governato bene e dove potrebbe ancora governare bene. Detto questo, è chiaro che non si può far finta di nulla di fronte a una questione sollevata a Bari, quella del trasformismo che colpisce la politica a tutte le latitudini. Ma quando emergono vicende di quel tipo, e ci sono davanti le primarie e una competizione elettorale, io penso si debba cogliere l’occasione per fare insieme una battaglia comune contro l’abitudine a cambiare casacca. E in Puglia le istituzioni si sono mosse in tal senso”.

    

Per questo Conte, ora, dice il senatore dem, “farebbe bene a rimettersi a lavorare con il Pd per uno scatto di innovazione e per aprire un’altra stagione, invece di speculare sul momento difficile dell’alleato, se vuole proseguire lungo il percorso tracciato finora”. Il punto è proprio quello: vuole proseguire? “Ognuno ha la sua sigla, ognuno, con l’orizzonte delle Europee, consultazione che si svolge con sistema proporzionale, ha interesse a portare acqua al proprio mulino.  E’ chiaro che questo acuisce le divergenze, ed è il motivo per cui, in prospettiva, un sistema totalmente proporzionale mi spaventa. Però bisogna chiedersi che senso abbia, ora, per strappare qualche punto al Pd e per accontentare le curve dei tifosi, rischiare di consegnare Bari alla destra perdendo tutti, e pagando poi magari anche il conto con gli interessi. Un applauso di oggi, infatti, potrebbe trasformarsi domani in schiaffo degli elettori”.

    

Ed eccola, la domanda novecentesca: “Che fare? Come salvaguardare l’interesse dei cittadini? Come tenere il buono dell’esperienza pugliese, buttando il trasformismo ove presente? Perché un conto è conservare la propria specificità, altro conto è limitarsi a indossare ciascuno il proprio elmetto”. “La strada è una”, dice Verini: “Rimettersi a discutere insieme per non compromettere un processo di cambiamento positivo per la città di Bari, cambiamento positivo che tutti ci riconoscono. E se, per fare questo, bisogna cercare una terza persona rispetto ai candidati Michele Laforgia e Vito Leccese, per dare un segnale di capacità di reazione, beh, lo si faccia”. Il M5s intanto resta in giunta in Puglia. “Se uno resta”, dice Verini, “resti per costruire, non per demolire”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.