Elly Schlein con Maurizio Landini (foto LaPresse)

ci scrive il senatore di Italia viva

Cari amici del Pd, seguire Landini sul lavoro non è da veri riformisti

Matteo Renzi

I dati sul lavoro confermano che il Jobs Act ha funzionato. Quel che non funziona è l’agenda del nuovo Pd, dice Matteo Renzi

Chi lo avrebbe mai detto che il sindacato dei lavoratori si sarebbe opposto alla creazione di posti di lavoro e avrebbe abbracciato la cultura dei sussidi? 

Sembra una boutade, eppure è così: perché chiedere un referendum sul Jobs Act, come ha fatto il segretario della Cgil, significa schierarsi contro il lavoro e diffondere fake news. Perché il Jobs Act ha determinato la crescita dei posti di lavoro a tempo indeterminato, non certo del precariato. E questo non lo dice Matteo Renzi, lo dicono i dati.

Nel periodo da febbraio 2014 a dicembre 2016, durante il nostro governo, si è avuto in Italia, in base ai dati mensili destagionalizzati Istat, un incremento di 788 mila occupati, di cui 825 mila dipendenti in più (a fronte di un calo di 37 mila unità dei lavoratori indipendenti).

Gli occupati dipendenti a tempo indeterminato sono passati da 14,2 milioni a 14,7 milioni con un incremento di 526 mila occupati a tempo indeterminato. In sostanza, durante il nostro governo, due terzi dell’aumento degli occupati dipendenti sono stati determinati da posti di lavoro a tempo indeterminato.

Guardando a una prospettiva più di lungo termine, dal febbraio 2014 al febbraio 2024, nonostante le difficoltà determinate prima dalla pandemia e poi dalle conseguenze della guerra russo-ucraina e dal rallentamento dell’economia europea e mondiale, sempre in base ai dati mensili destagionalizzati Istat, in Italia si è passati da 21,8 milioni a 23,8 milioni di occupati, con un incremento di 1 milione e 955 mila, di cui 2 milioni e 325 mila lavoratori dipendenti in più (a fronte di un calo di 370 mila unità dei lavoratori indipendenti).

Gli occupati dipendenti a tempo indeterminato sono passati da 14,2 milioni a 16 milioni con un incremento di 1 milione e 753 mila unità. In buona sostanza, la crescita dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato ha rappresentato il 75,4% della crescita complessiva degli occupati dipendenti.

Se osserviamo gli anni più recenti, dal dicembre 2019, prima dell’inizio del Covid, al febbraio 2024, il numero degli occupati dipendenti a tempo indeterminato è cresciuto di 1 milione e 132 mila unità; nello stesso periodo il numero di occupati dipendenti a tempo determinato è invece diminuito di 195 mila unità.

In questi numeri, sta tutta la differenza fra il populismo di Landini e l’efficacia delle politiche riformiste. Il populista è intriso di vecchie ideologie, il riformista si adatta al mondo che cambia, portando a casa il risultato. Quando il tuo obiettivo è quello di far crescere il paese, di rendere la vita delle famiglie migliore scrivi leggi in Gazzetta Ufficiale. Quando miri a strillare slogan del secolo scorso nelle piazze, con un pizzico di nostalgia per ideologie condannate dalla storia, proponi referendum contro il lavoro.

Non resta che capire cosa farà il Pd: sarà difficile per loro chiedere di cancellare una legge che hanno voluto e votato.

Una legge voluta da un ministro del Pd, presentata nei circoli del Pd, difesa dagli amministratori del Pd.

Ma non ci sorprendiamo più di nulla: promettevano barricate in Aula contro il Reddito di cittadinanza mentre adesso ne fanno una battaglia identitaria per inseguire i grillini.

Il nostro Pd cancellava le tasse sulla casa, questo Pd insegue la patrimoniale. Il nostro Pd promuoveva le unioni civili, il nuovo Pd le dirette Instagram sui diritti con Fedez.

Odiano il Jobs Act e inseguono quelli che, fra Reddito e Superbonus, hanno prodotto voragini nei conti pubblici. Voragini che pagheranno i nostri figli.

Niente di cui sorprendersi, quindi, se non avranno quel briciolo di dignità necessaria a difendere la storia del partito riformista che fu.

Matteo Renzi
ex presidente del Consiglio, senatore di Italia viva
 

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