l'intervento integrale

Renzi torna alla Leopolda: “Un abbraccio ai pm che pensavano fosse il luogo del malaffare”

Il discorso di apertura del leader di Italia viva: "La prima volta in cui hanno cercato di costruire una polpetta avvelenata chiamata dossier è stato nel 2019, esattamente per impedire la Leopolda"

Di seguito l'intervento di apertura di Matteo Renzi della dodicesima edizione della Leopolda

 

Signore e signori, benvenuti alla Stazione Leopolda. Bentornati a casa, Bentornati a casa vostra. Dopo tre, tre lunghissimi anni torna l'appuntamento più atteso per tutti noi. Torna in un luogo speciale, torna in una città speciale, la città delle stelle. La città di Firenze. Perché, per dirla con il poeta, è giunto il tempo di riaccendere le stelle.

 

Siamo contentissimi di essere anche quest'anno qua, dopo tre anni. Vi devo chiedere scusa. Vi devo chiedere scusa perché l'anno scorso la Leopolda non l'abbiamo fatta per colpa mia. Perché qualcuno ci ha chiesto di non farla. Perché c'era qualcuno che era invidioso. Perché a qualcuno gli dispiaceva che ci fosse un evento così bello e così partecipato. E noi abbiamo scelto allora di non fare polemica e di non fare la Leopolda. Se ci pensate ormai è una consuetudine cercare di non farci fare la Leopolda. Io vorrei che il primo affettuoso saluto, l'abbraccio andasse innanzitutto a quei pubblici ministeri che hanno pensato che la Leopolda fosse il luogo del malaffare.

 

A loro il primo saluto, perché dopo anni, dopo le sentenze della Corte costituzionale, dopo le sentenze della Corte di Cassazione, abbiamo capito che qui alla Leopolda si sono sempre rispettate le regole. E’ alla procura della Repubblica di Firenze che qualcuno non ha rispettato le regole e il finanziamento della Leopolda è regolare, fatto con contributi da dieci, venti, cinquanta euro, da persone perbene che credono che la politica sia una cosa perbene e non accettano le schifezze che ancora in questi giorni stiamo vedendo.

 

Dossieropoli. Domani avremo in collegamento il ministro Nordio che ha richiesto oggi la commissione di inchiesta. L'ha chiesta anche Crosetto. Domani parleremo con lui, con Cassese, della gravità di quello che sta accadendo. Ma quello che deve essere chiaro è che la prima volta in cui hanno cercato di costruire una polpetta avvelenata chiamata dossier è stato esattamente nel 2019, esattamente per la Leopolda, perché questo luogo evidentemente fa paura. E noi siamo qui oggi per dire che mettendoci alle spalle tutte le schifezze che ci hanno fatto contro, mettendoci alle spalle tutte le polemiche che ci hanno gettato addosso, siamo qui per parlare di stelle. Siamo qui per parlare di stelle.

 

Firenze è la città delle stelle, ragazzi. Dante chiude le tre cantiche della Commedia esattamente con la parola stella, tutte e tre le volte: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, “Puro e disposto a salire le stelle”, “L'amor che move il sole e l'altre stelle”.

 

Ma le stelle sono anche le stelle di Galileo in questa città. E’ la Torre del Gallo, il luogo in cui Galileo, nelle notti di dolore e nelle notti di speranza, guardava il cielo stellato. Galileo era nato a Pisa, nessuno è perfetto, però poi si risolve.

 

E’ Firenze la città delle stelle perché un grande poeta fiorentino, Mario Luzi, quando volle dedicare un pensiero a Giorgio La Pira, grande sindaco di Firenze, utilizzò queste parole: “Giorgio La Pira levò alti i pensieri, stellò forte la notte”. Stellare la notte. Guardate che nella storia di Firenze il richiamo alle stelle è costante e le stelle richiamano la parola desiderio, che anche etimologicamente ha a che vedere con le stelle.

 

Bene, noi oggi proviamo a ripartire da questo aspetto bello, nobile, puro. A questo aspetto che ci richiama quello che deve essere per noi la politica. E’ finita la stagione della rivincita. Hanno cercato di farci fuori e noi siamo ancora qui. Diceva Marco Pannella che la durata è la forma della politica. Allora, noi siamo qui dal 2010. Il primo presidente del Consiglio fu Silvio Berlusconi, poi Mario Monti, poi Enrico Letta, poi il nostro governo, poi il governo di Paolo Gentiloni, poi la stagione del Conte di destra, poi la stagione del Conte di sinistra, poi la bellissima stagione del Conte a casa e Mario Draghi al suo posto, poi Giorgia Meloni.

 

Vi anticipo, perché i giornali l'hanno cancellata, che oggi è un anniversario importante. L'8 e il 9 marzo 2014 Giorgia Meloni fece i dieci progetti. Fece il congresso di Fratelli d'Italia con le dieci parole chiave per cambiare l'Europa. Domani faremo un fact checking su quello che ha fatto la Meloni. Prima su richiesta: uscire dall'euro. Ma domani ci divertiamo. Bene, questi governi che abbiamo visto passare sono governi che hanno cercato di fare qualcosa, nel bene e nel male. Le proposte più belle e che hanno profondamente cambiato l'Italia in questi anni sono tutte nate alla Stazione Leopolda grazie a voi. E’ una cosa fantastica.

 

Non ci credete? Qui, su questo palco nel 2010, Ernesto Maria Ruffini, che quattro governi hanno confermato capo dell'Agenzia delle Entrate, lanciò il progetto Fisco 2.0. Era un progetto che voleva costruire un'alternativa alla destra estrema che diceva “condoni, condoni, condoni”, e alla sinistra estrema che diceva “patrimoniale, patrimoniale, patrimoniale”. Il Fisco 2.0 ha portato a contrastare l'evasione, ha portato a fare la fatturazione elettronica, la dichiarazione precompilata, il contrasto di interessi.

 

Vi do un dato perché sia chiaro: tutti dicono di voler diminuire le tasse. Ma Berlusconi ha mantenuto sostanzialmente stabile la pressione fiscale nei suoi due periodi di governo. Quando Salvini è stato al governo per un anno, la pressione fiscale tra il 2018 e il 2019 è aumentata dello 0,6%. La Meloni è più o meno stabile, poi combina qualche danno, come quello di Lollobrigida. Poverina, ha Lollobrigida cognato, però magari poteva non farlo ministro e fargli fare il ricongiungimento familiare con la sorella e avremmo tutti apprezzato. Ma a parte la vicenda dell'Irpef agricola, la Meloni ha un sostanziale pareggio nell'approccio della pressione fiscale. L'unico governo che ha ridotto del 2,3%, considerando gli 80 euro, è il nostro governo. Non per merito mio, ma per merito delle riforme nate in stazione Leopolda. Questo è il luogo dal quale noi siamo partiti. Questo è il luogo nel quale vogliamo in questi giorni parlare di proposte per il futuro e lo faremo, lo faremo a 360 gradi.

 

Lo faremo oggi con un programma particolare. Lo faremo domani. Inizieremo coi tavoli domani mattina. Il primo panel sarà sull'intelligenza artificiale. Come sempre, quando si parla di intelligenza artificiale il pensiero corre a Danilo Toninelli, ma poi lo recuperiamo. Poi, nel corso della giornata di domani, panel su tanti argomenti diversi fino alla serata inoltrata, e domenica dove concluderemo i nostri lavori, come al solito all'ora di pranzo. Però quello che vogliamo è che vengano delle proposte per il futuro, perché da qui ai prossimi 92 giorni avremo le elezioni europee. Saranno elezioni europee nelle quali si misureranno tante idee diverse di Europa. Oggi il Partito democratico europeo da qui ha lanciato un messaggio forte e chiaro. In questa competizione elettorale, per la prima volta dopo tanto tempo, io farò un passo in avanti e sarò candidato in tutte e cinque le circoscrizioni perché penso che tutti quelli che continuano a parlare nei talk show in tv di sondaggi debbano avere una risposta. E la risposta gliela daremo l'8 e 9 giugno, andando a votare alle elezioni europee e andando a votare per una scommessa di Europa diversa.

 

Oggi è un giorno speciale. Oggi è l'8 marzo e anche qui mi verrebbe da parlare di Firenze. Il punto centrale è che Firenze deve tutto a una donna. È evidente che ciascuno di voi può pensare all'icona della bellezza. Può essere Simonetta Vespucci, cugina di Amerigo Vespucci e, si dice, l'amante di Giuliano de’ Medici. È la grande modella di Botticelli. Oppure potete pensare a qualche regina, a qualche regina che da Firenze è andata in Francia. Caterina De Medici si è recata a Parigi per spiegare un po’ di cose ai francesi già allora. Ma in realtà la donna che ha segnato la storia di Firenze è l'Elettrice Palatina. Chi è l'Elettrice Palatina, per chi non è fiorentino? E’ l'ultima discendente della famiglia dei Medici. A un certo punto Gian Gastone de’ Medici, l'ultimo maschio, muore senza eredi. Rimane soltanto sua sorella, che però è sposata a un principe tedesco, appunto all'Elettore Palatino. L'Elettrice palatina non è più a Firenze ed è nelle sue mani che viene consegnato tutto l'immenso patrimonio della città. Ora, in quel periodo dovete sapere che molti, molti, molti nuclei familiari storici disperdono il proprio patrimonio. Vendono i quadri, vendono i palazzi, lasciano stare i possedimenti. L'Elettrice Palatina fa una cosa che capisce solo lei in quel momento: decide di lasciare tutto il patrimonio dei Medici alla città di Firenze, a condizione che nulla sia tolto dalla città. Nulla. Lei dice: “Io lascio tutto alla città e non voglio che niente sia portato via da Firenze”. Perché? Uno, perché deve servire ai cittadini di Firenze, che devono capire che cos'è questa grande tradizione. Due, dev'essere per la bellezza, per l'ornamento della città. Tre, dev'essere per il godimento dei forestieri. Capisce l'importanza di fare di Firenze un centro dove si voglia andare. Se non ci fosse stata l'intelligenza e la visione dell'Elettrice Palatina non ci sarebbe Firenze. Si sarebbero persi gli Uffizi, si sarebbe persa la grandezza delle opere d'arte.

 

E allora noi dobbiamo dire grazie a una donna che con la sua visione, con il suo coraggio, con la sua lungimiranza, ha consentito a questa città di essere Firenze. E’ il modo più bello per noi di iniziare la Leopolda, celebrando l'intelligenza e la visione delle donne e chiedendo a tutte e a tutti oggi, stasera qui, di accogliere sul palco alcune donne. Donne coraggiose, donne che hanno segnato con la propria esperienza, con la propria storia, con la propria fatica, con il proprio dolore e con le proprie battaglie un pezzo della storia di quello che siamo. E parto dalla prima, perché io l'ho conosciuta esattamente dieci anni fa.

 

Era l'8 marzo 2014, ero a Palazzo Chigi e ho fatto colazione con una giovane donna che avevo conosciuto sui giornali per un fatto di cronaca terribile. Già allora mi colpì con una voce molto bassa, mi sembrava quasi timida. Ho scoperto dietro quella persona in questi dieci anni il coraggio di una leonessa, la determinazione di una donna forte e soprattutto una grandissima amica che si chiama Lucia Annibali.

 

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