L'intervista

“Il Ponte sullo Stretto va difeso, soprattutto da Salvini”. Parla Cracolici (Pd)

Gianluca De Rosa

Il deputato siciliano, pezzo da novanta del Pd sull'isola, è a favore dell'opera, ma attacca il ministro: "Sta facendo di tutto per rafforzare le ragioni dei contrari"

“Io l’idea del Ponte sullo Stretto la difendo come ho sempre fatto, ma la difendo soprattutto da chi la sta portando avanti molto male, il ministro Matteo Salvini che ha trasformato un tema importante in un argomento di scontro politico”. Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia dell’assemblea regionale siciliana, il dalemiano di Sicilia, con sei legislature da deputato (come si chiamano all’Ars i consiglieri regionali) sulle spalle, eternità di foresta della sinistra sull’isola, è uno che per quel che riguarda le cose che succedono da quelle parti può permettersi di dire ciò che vuole. Se per la segretaria del Pd Elly Schlein il Ponte sullo Stretto è “dannoso e anacronistico”, secondo Cracolici invece un ponte “non è né di destra, né di sinistra, non può e non deve essere una bandiera ideologica, anzi per il sud sarebbe un’opera molto utile perché oggi la mobilità è un grande tema dei diritti dei cittadini, ci si sposta di più e bisogna poterlo fare in tempi rapidi”. E però il consigliere regionale del Pd è perfettamente d’accordo con la sua segretaria che insieme ai leader di Verdi e Sinistra italiana Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni ha presentato un esposto alla procura di Roma contro il progetto che ha portato all’apertura di un fascicolo. “Bisogna distinguere l’opportunità di costruire il ponte dalle procedure utilizzate in questa vicenda da Salvini per farlo”, dice. “Sono due questioni ben separate: su quello che sta accadendo oggi ci sono diversi aspetti – dall’utilizzo della vecchia società, fatta uscire dalla liquidazione, alla revisione del progetto durata solo un giorno – su cui serve chiarezza, perché ci sono elementi di grande inquietudine, per cui a mio avviso è stato corretto porre su questo l’attenzione della magistratura”. Così però non rischia di naufragare il progetto? “No”, dice Cracolici “anche qui dobbiamo stare attenti: la magistratura non può stabilire se il ponte serve o no, semmai deve accertare se ci sono state violazioni nelle procedure, poi sarà sempre la politica a decidere, ma anch’io che sono favorevole voglio essere sicuro che dietro al progetto non si annidino interessi illeciti, è giusto fare di tutto per dipanare eventuali dubbi”. 


Ma non c’è solo l’indagine, ad aver convinto Cracolici che Salvini sia oggi in realtà un nemico del Ponte. “Quel che mi preoccupa – spiega – è che il ministro usa l’opera per fare molta propaganda e le sue scelte rischiano di dare a chi pensa che sia un’infrastruttura sbagliata delle buone argomentazioni”. Ci spieghi meglio. “E’ sotto gli occhi di tutti – prosegue il consigliere – che in Sicilia come in Calabria è necessario realizzare infrastrutture per ammodernare o realizzare  da zero nuovi strumenti di viabilità, io sono tra quelli convinti del fatto che la costruzione del Ponte possa essere un acceleratore di questi processi, un’opera in grado di spingere alla realizzazione delle altre nuove infrastrutture. Molti altri invece, anche dentro il Pd la pensano diversamente: temono che il Ponte impedisca la realizzazione delle infrastrutture primarie, il problema è che Salvini si sta impegnando per dar ragione a loro più che a me”. E qui Cracolici entra nei dettagli delle risorse mobilitate dal governo per finanziare l’opera. “Il primo step di finanziamenti – dice – ha utilizzato 1,3 miliardi di fondi che erano destinati alla Sicilia, dei 6,8 assegnati dallo stato attraverso il Fondo di sviluppo e coesione, la conseguenza è che è stata bloccata la realizzazione di tre grandi ospedali. In questo modo si conferma la sensazione che il Ponte invece di attrarre risorse le sottrae, chiunque se deve scegliere quell’opera e gli ospedali opta per gli ospedali. Invece il Ponte sullo Stretto è un’opera infrastrutturale d’interesse nazionale e internazionale,  dunque il governo aveva il dovere di trovare fonti di finanziamento insieme a  un progetto solidissimo dal punto di vista tecnico, su entrambi punti, finora così purtroppo non è stato”.


Anche il presidente della Regione Renato Schifani di Forza Italia si è lamentato delle modalità di finanziamento scelte da Salvini, ma Cracolici non è affatto convinto della genuinità della battaglia del governatore. “Schifani – dice – ha strillato un po’, ma poi ha subìto la decisione assoggettandosi a questa imposizione dello Stato, nonostante l’utilizzo dei fondi di coesione andrebbe negoziato tra centro e regioni. In questo caso, invece, il governo ha fatto da solo, sottraendo circa il 20 per cento dei fondi di coesione per l’isola, e temo non sia finita qui. Tutto questo nel silenzio segnato dall’ascarismo di Schifani”.