"Facile dire 'il governo è con voi'". Teresa Bellanova (Iv) e le ragioni degli agricoltori

Marianna Rizzini

"Sciagurata la mancata proroga dell'Irpef", adesso occorre "mettersi a un tavolo e ascoltare". Intervista all'ex ministro dell'Agricoltura

I trattori invadono le strade e le autostrade d'Europa, e presto, dicono i leader della protesta, arriveranno a Roma. Sotto accusa, per il settore, sono le scelte della Ue: Green deal europeo e misure per rinnovare la Politica agricola comune (tra cui l'obbligo di rotazione delle colture e quello di ridurre l'uso dei fertilizzanti di almeno il 20 per cento). Sul piatto della mobilitazione si aggiunge l'aumento del costo delle materie prime e gli effetti della guerra in Ucraina. Ragioni e torti si rincorrono a ogni blocco stradale, con l'aggiunta delle opposte grida provenienti dal Parlamento. I “comitati riuniti agricoli-agricoltori traditi”, così si sono autodenominati, se la prendono, in alcuni casi, anche con le associazioni che di solito difendono gli interessi del settore. Che fare?

Teresa Bellanova, ex ministro dell'Agricoltura, oggi senatrice di Iv, conosce molto bene l'argomento. “La piattaforma della protesta non è ben definita, ma l'innesco della mobilitazione, in Italia”, dice, “è legato a quella che, a mio avviso, pare una scelta sciagurata del governo: la mancata proroga dell'esenzione Irpef per il settore agricolo nella manovra 2024, su cui è piovuta l'eco delle tensioni internazionali. Un errore. Come pure considero un errore il fatto che, di fronte a questi movimenti spontanei che spesso hanno come bersaglio le stesse organizzazioni agricole, chi rappresenta il governo, magari a fini elettorali, faccia proprie alcune parole d'ordine della protesta, esasperando il clima”.

“Il governo è con voi”, dicono Francesco Lollobrigida, attuale ministro dell'Agricoltura, e Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. “I produttori agricoli”, dice Bellanova, “pongono problemi veri, di fronte a difficoltà reali. Ma se chi ha responsabilità di governo pensa di cavarsela dicendo 'Europa cattiva', questi problemi non verranno mai risolti. C'è un'altra via, anche se è più difficile, e anche se per percorrerla bisogna esercitare l'arte della pazienza: convocare un tavolo di confronto con le varie filiere – produzione, trasformazione, distribuzione – e ragionare su Pnrr e Pac senza trovare ogni volta un nemico di turno: prima i produttori, poi i distributori e così via”. Qual è il metodo, allora? “Ascoltare tutti, sentire le ragioni di tutti. E non alzarsi fino a quando non si è trovata un'intesa. Governare vuol dire anche governare la complessità”, dice Bellanova.

Il governo tiene molto alla valorizzazione del made in Italy. “La qualità dei prodotti italiani è nota in tutto il mondo. Proprio per questo è inutile alzare barriere. La parola d'ordine deve essere, a mio avviso, 'reciprocità', per poter far arrivare i nostri prodotti a costi ragionevoli in paesi lontani, tanto più in un momento di tensione sullo scenario internazionale, penso in particolare a quello che sta accadendo nel Mar Rosso”. La rabbia cresce, non sempre si ha l'impressione che sia ben incanalata. “Le persone vanno ascoltate, chi governa deve avere una visione che permetta di far capire agli agricoltori il senso di alcune norme europee, mi riferisco in particolare a quelle che riguardano il rispetto dell'ambiente. Ecco, bisognerebbe aiutare a capire, non continuare a dire che va tutto bene e la colpa è dell'Europa; l'equilibrio si costruisce”. Da ministro Bellanova aveva combattuto molto sulla cosiddetta etichetta nutrizionale. “In quel caso abbiamo ottenuto una vittoria, ascoltando le associazioni di settore. Insomma: pochi proclami, un passo alla volta. Oggi ci si potrebbe confrontare in questo senso nel quadro del Pnrr, per esempio sugli investimenti per le rinnovabili senza consumo di suolo. La soluzione può essere l'agri-voltaico: i tetti usati per produrre energia. E anche quando si parla di dissesto idrogeologico, con chi si deve ragionare, se non anche con gli operatori del settore agricolo?”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.