Elly Schlein (foto LaPresse)

Verso il 7 febbraio

Sit-in del Pd alla Rai? “Da che pulpito?”, dice a Elly Flores D'Arcais

Marianna Rizzini

"Non mi pare che il Pd possa dirsi estraneo a ogni lottizzazione nella tv pubblica", dice il direttore di MicroMega e uno degli animatori dei girotondi

Il conto alla rovescia verso il 7 febbraio è cominciato. C’è l’avvio del festival di Sanremo e c’è il sit-in di Elly Schlein davanti alla Rai. Una sorta di girotondo per “difendere la libertà di stampa e il valore del servizio pubblico che non può essere TeleMeloni”. Che dire? Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega, dei girotondi primi anni Duemila è stato animatore, ma di fronte a questa mobilitazione è perplesso. “Se il Pd volesse aprire una stagione di girotondi ne sarei ben felice, ma non posso non dire che i girotondi di quell’epoca erano nati contro Berlusconi e contro gli inciuci Berlusconi-Pd, per riaffermare la radicalità di un progetto che avesse al centro la realizzazione dei dettami della nostra Costituzione. Ma oggi non mi pare di vedere questa radicalità nell’azione del Pd. E non mi pare che il Pd possa dirsi estraneo a ogni lottizzazione in Rai”.

   

Paolo Flores d'Arcais (foto LaPresse)
  

Messaggio per i dem: “Se giustamente si protesta contro l’indecenza di una destra sempre più becera”, dice Flores, “se sul Teatro di Roma si strepita per giorni, poi non si può, sullo stesso Teatro di Roma, fare un accordo che a me pare appunto un inciucio. Che credibilità si può avere, a quel punto? E quindi mille auguri al Pd per la manifestazione del 7 febbraio, la Rai si merita di tutto e di più, ma mi verrebbe da dire: da che pulpito? Non voglio dare ricette, ma il Pd dica che Rai vuole e poi si sforzi di essere credibile. Vale per la tv e per altri aspetti della vita pubblica, a proposito dei quali sarebbe necessario opporsi in modo rigoroso e costante”. Ai tempi dei girotondi, ricorda il direttore di MicroMega, “dicevamo che Silvio Berlusconi aveva ridotto l’Italia in macerie, ma questo governo sta andando oltre le macerie. D’altronde se lo può permettere da tutti i punti di vista, a partire dalle scelte politiche fino a quella che mi pare indecenza morale. E’ un disastro, ma chiediamoci: perché allora non perde consensi, questo governo? Perché purtroppo, e lo dico con rammarico, l’opposizione non esiste”. Però ora c’è il sit-in di Elly Schlein. “Schlein purtroppo mi fa l’effetto di un cartone animato. Quando ho letto della due giorni del Pd in Umbria, mi è venuto in mente il ritiro di Gargonza di Romano Prodi. Ma, sia per livello di partecipazione al dibattito da parte della società civile sia per spessore, le due situazioni sono imparagonabili, siamo proprio in un altro universo. Peccato, perché di temi su cui convogliare energie e mobilitarsi ce ne sarebbero tanti, vedi la questione delle nomine e non solo. I giornali stranieri sono costretti a occuparsi del cosiddetto ‘caso Italia’, dire che è imbarazzante è dire poco”. C’è un nome su cui Flores riflette: “Come si fa a nominare alla presidenza della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco? So che gli volete bene, al Foglio, so che molti lo stimano come scrittore, ma, al momento di fare una nomina così importante, chi l’ha fatta doveva pensare alle conseguenze della stessa. Che cosa si dirà, fuori dall’Italia, se qualcuno verrà a sapere che ne ‘I cinque funerali della signora Göring’, romanzo di Buttafuoco, traspare una sorta di fascinazione per la famiglia del nazista? E che in ‘Le uova del drago’, altro romanzo dell’attuale presidente della Biennale, l’eroe è una donna nazista e i cattivi sono gli americani? Ricordo, alla destra che fa le nomine, che i presidenti americani, quando vengono in Italia, si recano a rendere omaggio ai soldati caduti che hanno liberato l’Italia”. Dalla cultura all’economia, dice Flores, “ci sarebbe tanto di quel materiale per un partito d’opposizione, invece navighiamo nella completa incapacità di lotta, di critica, di analisi. E se il Pd sta messo male, peggio mi sento con il M5s. Credibilità zero. Per giunta leggo che intanto, a Milano, i giovani democratici sono andati a una manifestazione pro-Palestina che di fatto ha rischiato di diventare a favore o comunque non apertamente contro Hamas, movimento teocratico e dittatoriale oltre che terroristico, ideatore e autore di una delle azioni più ripugnanti degli ultimi decenni. Mah”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.