Il racconto

L'avviso di Meloni a Stellantis, Schlein supera Conte: istantanee dalla Camera

Simone Canettieri

La premier: "Le auto per dirsi italiane devono essere costruite qui". Duello nell'opposizione, la leader dem all'attacco: "Destra letale". E per un volta l'ex premier sembra inseguirla

“Elly s’è svegliata”. Quando suona il gong del premier time alla Camera il giudizio diffuso in Transatlantico è che, sì, per una volta, la leader del Pd è stata più efficace di Giuseppe Conte nel confronto diretto, costretto ad applaudirla in Aula con il resto del M5s.

Fermate le rotative. Questo rito di  democrazia parlamentare non ammette la doppia controreplica di Giorgia Meloni che dunque ascolta, risponde (quasi sempre con un broncio e braccia conserte) e poi ascolta di nuovo tutti i gruppi parlamentari. Ovviamente la maggioranza ha parole al miele, le opposizioni no. Eccetto Azione. Che con Matteo Richetti le chiede di Stellantis, battaglia industrial-editoriale, che accomuna Carlo Calenda a Palazzo Chigi. La premier: “Se si vuole vendere un’auto sul mercato mondiale come gioiello italiano questa auto deve essere prodotta in Italia”. 

Lo squillo del governo è questo: la Fiat e gli incentivi da ridare indietro o regole più stringenti per il futuro. Per il resto tutti aspettano loro due: Giuseppi ed Elly. Al di là degli interventi della maggioranza sui rispettivi cavalli di battaglia (la Lega sulle pensioni, FI sulle privatizzazioni e FdI sul Sud, alla luce del sì all’Autonomia). Se Azione pone domande a Meloni che sembrano assist (seppur accorati), Italia viva con Maria Elena Boschi va all’attacco. Nel pieno solco del cammino tracciato ormai da Matteo Renzi, ecco Meb: “Lei è la presidente delle tasse e degli sbarchi irregolari”.

E seguirà la lista dei rincari e della categorie colpite: coltivatori diretti e imprese agricole, prodotti igienici per le donne, Iva per il latte in polvere per i bambini e per i seggiolini, le giovani coppie per l’acquisto della prima casa, i cervelli in fuga. Per non parlare delle spese per gli staff aumentate. Concluderà la deputata di Iv: “Questo Paese ha un’unica speranza: che lei Meloni resti a Chigi il meno possibile”.

La premier si volta verso il ministro Nordio e sbuffa. Molto ruota intorno agli interventi dei due leader principali di opposizione. A Conte spetta solo la replica alla premier che, rispondendo al capogruppo grillino Francesco Silvestri, ha punzecchiato ancora una volta il M5s sul superbonus: un buco nei conti dello stato che si è portata dietro, dice, al momento di trattare sul Patto di stabilità. “Quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3% causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e chiedi maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”. Chiosa della premier: “Abbiamo mostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagare le campagne elettorali è finita”. L’Avvocato del popolo è efficace ma senza guizzi e trovate sceniche – Rocco Casalino sarà per caso in settimana bianca? – e ripete slogan non nuovissimi tipo “pacco di stabilità”. Comunque ascoltatelo: “E’ tornata in ginocchio dall’Europa, ha svenduto l’Italia alla Francia e alla Germania. La truffa del secolo è il suo programma elettorale. Presidente Meloni ma lei cosa è: un re Mida al contrario? Lui trasformava in oro tutto ciò che toccava, lei tutto ciò che tocca lo distrugge, faccia anche meno”. 


Chiude Elly Schlein, che per tutto il tempo ha tamburellato con le dita sul suo scranno. Si sa già che deve parlare di sanità pubblica e di liste d’attesa. Problemi concreti. Mancano almeno 30 mila medici e 70 mila infermieri, mentre 21 mila medici sono già fuggiti all’estero, dirà. Schlein chiede alla capa del governo di abbattere le liste d’attesa abbattendo il tetto alle assunzioni. “Intendete farlo e mettere le risorse per un piano straordinario? Ma ora non risponda che potevamo farlo noi: io al governo non ci sono stata ancora e lei governa da 16 mesi”. Fin qui siamo nel fair play fra le due, che ormai è noto. Tanto che la presidente del Consiglio risponde sul filo dell’ironia: “Considero un attestato di stima il fatto di chiedere a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto in dieci anni di governo.  Il tetto alla spesa per il personale sanitario  è una situazione che si è stratificata negli ultimi quattordici anni.  Grazie per fidarvi di noi: ci stiamo lavorando”. 


Insomma il risultato sarebbe scontato anche questa volta: Conte ha tirato fuori dalla pochette parole guerriere più efficaci, Meloni mentre lui parlava scuoteva la testa, beveva un bicchiere d’acqua, metteva su un sorriso che sembrava una smorfia. Ma poi ecco Schlein, sul dischetto di rigore della controreplica: “Ma lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricando su altri i problemi che ha creato lei? Perché nel 2009, quando è stato introdotto il tetto alle assunzioni, al governo c’era lei, da ministra", ricorda Schlein con un impeto fin qui inedito. “Ero ministro dei giovani”, risponde a distanza la premier. “Non siete la destra sociale, ma la destra letale sul diritto alla salute: lei è la regina dell’austerità”. La tenaglia delle opposizioni si completerà anche di Riccardo Magi sul fondo delle vittime delle stragi nazifasciste e di Nicola Fratoianni sulla Palestina. Alla fine del premier time Schlein per una volta porta a casa un punto, va nella galleria fumatori si carica una sigaretta elettronica circondati dai cronisti e dai complimenti dei deputati. Conte si ferma in Transatlantico: sta già pensando a riscattarsi da questo derby con il Pd andato così così.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.