Egemonia culturale

Teatro di Roma. Indicato De Fusco, candidato di Sangiuliano. Per il comune di Roma: "Nomina abusiva"

Carmelo Caruso

Contro il parere del presidente, il cda del Teatro viene convocato dal vicepresidente e sceglie De Fusco. Insorge Gualtieri e l'assessore Gotor: "Una forzatura, ci opporemo"

Giorgia Meloni avrebbe detto: una nomina con il favore delle tenebre. Il teatro di Roma ha un nuovo direttore. E’ quello gradito al ministro Gennaro Sangiuliano, al governatore Rocca, ma non al comune di Roma che è l’azionista di maggioranza del teatro. Il tutto con un blitz. L’egemonia culturale, dopo la Rai, il cinema, finisce a teatro. Come aveva scritto il Foglio, pochi giorni fa, si doveva procedere all’indicazione del nuovo direttore generale del Teatro di Roma, vale a dire il Teatro Argentina, il teatro che è stato di Pirandello, Martone e Ronconi. I candidati erano 42, ma due erano i veri contendenti. Uno era Luca De Fusco, apprezzato da Sangiuliano, Mollicone, presidente della Commissione Cultura di FdI, Rocca e da Gianni Letta, l’altro era Onofrio Cutaia, un dirigente del ministero, da pochi mesi nominato dallo stesso ministro a commissario del Maggio Fiorentino.

 

Per un gioco di incastri, che riguarda l’ex ad Rai, Fuortes, destinato a occupare la casella del Maggio, Cutaia, prima di tornare al ministero, decide di candidarsi per dirigere il Teatro di Roma. Era il favorito anche per i suoi titoli. Il comune di Roma è l’azionista maggiore del Teatro, forte del suo peso economico (destina oltre sei milioni e mezzo al Teatro di Roma). Il cda è invece presieduto da Francesco Siciliano, dal vicepresidente Danilo De Gazio, Daniela Trialdi (indicata dalla Regione) dal regista Marco Prosperini e Natalia Di Iorio (indicata dal Comune). Il sindaco Gualtieri, il suo assessore Gotor propendevano per Cutaia. Il cda decisivo doveva tenersi oggi, ma si anticipa contro il volere del presidente. Il cda viene convocato ieri dal vicepresidente e decide di nominare (contro il parere di Siciliano e della consigliera Di Iorio, assenti entrambi) il regista De Fusco. E’ un colpo di mano che rischia ora di generare controversie. Siciliano in una conferenza stampa ha parlato di forzature, “grave fare nomine per il Teatro di Roma senza Roma”. Più duro è Gotor: “E’ in corso un tentativo della destra di occupare il teatro di Roma. Ci opporremo con tutte le nostre forze”. Per Gotor, l’incontro che ha portato alla nomina di De Fusco, è “abusivo”. Si salda tra l’altro una strana alleanza. De Fusco, come detto, era il candidato di Sangiuliano, Mollicone, Rocca ma anche di Gianni Letta, da sempre ritenuto dal governo un contropotere del governo. E’ stato protagonista nell’ultima tornata di nomine nelle partecipate. Il presidente di Enel, Scaroni, è un suo vecchio amico, ma anche la nomina contestata da Meloni, quella di Giuliano Amato alla Commissione algoritmi (Amato si è dimesso dopo che la premier in conferenza stampa aveva esternato la sua contrarietà) sarebbe stata suggerita da Letta. La scelta di De Fusco bisogna ora capire come sarà presa da Cutaia. E’ commissario al Maggio e dovrebbe farsi da parte, nelle intenzioni di Sangiuliano e Meloni, per lasciare il posto a Fuortes, l’ex ad Rai, che deve essere ripagato. Grazie alle sue dimissioni, Meloni ha “preso” la Rai. Ora pure il Teatro di Roma, per affidarlo al regista che, per uno scherzo della sorte, è apprezzato dall’arcinemico di Meloni.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio