Televisione e Politica

L'eskimo a Mediaset. Pier Silvio Berlusconi diventa comunista per tutelare le reti

Carmelo Caruso

Rimuove la pubblicità per Berlinguer, scaglia il Tg5 contro i quotidiani. Deve ora difendersi dalla Rai che vuole la pubblicità, da Nove che potrebbe prendere Barbara D'Urso

Per restare in vita stanno invertendo ruolo: Mediaset fa la televisione con l’eskimo, la Rai chiede la pubblicità di Mediaset. Il gruppo di Pier Silvio Berlusconi sta cambiando natura. Al Tg5 delle 20 si confezionano servizi mirati contro Repubblica, a Rete 4, Bianca Berlinguer va in onda senza pubblicità per consentire a Concita De Gregorio di parlare di antifascismo. Perché? Da due giorni, l’ex direttrice del Tg3, la figlia di Enrico, conduce il preserale di Rete 4 “Prima di domani”. Gli ascolti non la premiano (prima puntata 4,1 di share) ma i dirigenti Mediaset le hanno offerto un bonus. Per la prima volta nella storia del gruppo si è deciso di rinunciare a cinque minuti di pubblicità nell’ora nobile. E’ l’intervallo più prestigioso, dalle 20.56 alle 21.01. Un passaggio, uno slot, di 30 secondi, in quella fascia, costa 25 mila euro su Rai 3, 67 mila euro su Rai 1. 15 secondi su La 7, 1.700 euro netti. La rinuncia di Rete 4 potrebbe valere fino a 400 mila euro. Alle 21.01, sulle reti Mediaset, c’è un “minuto d’oro”. Per un minuto, sulle tre reti, va in diretta lo stesso spot. E’ un minuto che a Mediaset si dice “neppure Gesù Cristo può interrompere”. Ieri sera il minuto d’oro è diventato mezzo, d’argento. In passato la regia ha  provveduto a tagliare perfino l’intervista di un ministro. Qual mezzo minuto sarebbe un ulteriore bonus, super. Perché? A quei cinque minuti di pubblicità è sempre corrisposto il picco di Lilli Gruber su La7, e del suo “Otto e Mezzo”. Il pubblico di Rete 4 si sposta. Gli ascolti crollano. Una tv commerciale che vive di pubblicità e che rinuncia a cinque minuti non può che farlo per una ragione più grande: difendersi da un’aggressione su vasta scala. Mediaset  soffre. Soffre Canale 5.


 C’è una data che sancisce questo cambio di natura di Mediaset, la nascita del gruppo “eskimo e polemica”. Lunedì sera, un inedito per Mediaset, per rispondere a un articolo del quotidiano Repubblica, sul calo degli ascolti, dei tg di Rai e Mediaset, il Tg5 delle 20 manda in onda un servizio documentato, sanguigno. Invita il gruppo Gedi a parlare delle sue perdite in edicola, parla di “una spruzzata di generale antipatia per la televisione” e di “particolare acrimonia nei confronti di Mediaset”. Nei quotidiani sarebbe un articolo di commento, ma in un tg nazionalpopolare, come il Tg5, la sua forza, la sua violenza è amplificata. Repubblica vende in edicola circa 70 mila copie, gli spettatori del Tg5 delle 20 sono quasi quattro milioni e mezzo. E’ un modo per comunicare che Mediaset si può difendere, lo sa fare. E’ l’inizio di una resistenza e Mediaset ha chiamato le “brigate internazionali”. Chi studia i dati Auditel di Rai e Mediaset nota che, da mesi, Rai 1 batte Canale 5 nelle tre fasce più ambite dalle concessionarie pubblicitarie, preserale, access e prime time. Il primo gennaio, il Capodanno di Amadeus ha registrato il 40 per cento di share contro il 18 per cento di Canale 5. Il 3 gennaio Carlo Conti ha scavalcato la rete Mediaset  e la sua Coppa Italia. Nel preserale, Rai 1, con Marco Liorni, supera Paolo Bonolis. Per quale ragione Mediaset si sta sacrificando per Berlinguer? L’unico che nei fine settimana è riuscito a vincere in più occasioni, sulla Rai, è stato mandato via. Era Augusto Minzolini, ex direttore del Giornale. Gli ospiti della seconda puntata di “Prima di domani”, il preserale di Berlinguer, erano Concita De Gregorio, Maurizio Belpietro, Alessandra Ghisleri e Oscar Farinetti che più volte ha ricordato di essere figlio di antifascista. La vera protagonista è stata  De Gregorio che non è certo vicina al governo di centrodestra e a Giorgia Meloni. De Gregorio è da anni un bersaglio dei quotidiani di destra, tanto da inventare per lei il neologismo “concitismo”. Con Berlinguer sono arrivate,  ospiti, altre firme di “opposizione”, come Lerner, Scanzi, Cappellini, Gomez, Lucarelli. Quando ai vertici di Mediaset è stata rivolta la domanda sul perché di questa apertura, dopo un veto decennale, la risposta è stata che la tv è “pervasiva”. Mediaset non può  contare sul peso politico di Forza Italia. La Lega è già riuscita a togliere una parte di canone alla Rai, di fatto colpendo Mediaset. Meloni nell’ultima conferenza stampa ha difeso la Rai, ma se la Rai perde canone l’alternativa è la pubblicità da togliere a Mediaset. La 7 si è ritagliata lo spazio che era di Rai 3. La variabile nuova è Discovery, Nove, la rete di Fabio Fazio e di Maurizio Crozza. Questa domenica, Fazio ospiterà il Papa. Mediaset è i suoi volti, due in particolare: Gerry Scotti e Maria De Filippi. Recentemente si è ragionato, sui siti specializzati, di un possibile passaggio di De Filippi a Nove. Il più probabile è quello di Barbara D’Urso, costretta a lasciare Mediaset perché troppo trash per Pier Silvio Berlusconi. Da sola riempirebbe un palinsesto e Nove insidierebbe Canale 5. Ogni figlio si misura con il padre, ma solo due, Bianca e Pier Silvio, si sono alleati per resistere. Per sopravvivere ai genitori e difendere la “roba”, lei la memoria che genera reddito, lui il gruppo che distribuisce dividendi, si sono scambiati l’armadio. Berlusconi indossa l’eskimo di Berlinguer e Berlinguer pilota l’aereo privato di Berlusconi.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio