Elly Schlein (Ansa)

Oltre le europee

Dalla Sardegna a Firenze, Schlein perde pezzi (e terreno)

Ruggiero Montenegro

A Cagliari, una trentina di iscritti lascia il Pd per sostenere Soru alle regionali. Nel capoluogo toscano si indebolisce la maggioranza di Nardella: qui la segretaria si giocherà una parte importante della sua leadership

I dubbi aumentano ogni giorno che passa. E aumentano perché, dalla Sardegna a Firenze - al voto nel 2024 per le regionali e per le amministrative - il Partito democratico continua a perdere pezzi. Nei ragionamenti - almeno in quelli pubblici - della segretaria, rinunciare alle primarie avrebbe permesso di evitare divisioni. E invece Elly Schlein, che ancora non ha sciolto le riserve su una sua candidatura alle europee, si ritrova oggi a fare i conti con nuove fughe e riposizionamenti. 

L'ultima in ordine di tempo risale al 30 dicembre e arriva da Cagliari. In Sardegna una trentina di iscritti, alcuni di un certo peso, hanno lasciato il Pd dando vita all'"Alleanza sarda e democratica": sosterranno Renato Soru e, non a caso, la conferenza stampa di lancio del progetto si è tenuta proprio nella sede elettorale del candidato governatore sardo. Il fondatore di Tiscali, tra i fondatori del Pd, aveva lasciato il partito in aperta contestazione con una "scelta che arriva da Roma", cioè quella di non fare le primarie preferendo l'alleanza giallorossa e la convergenza sulla grillina Alessandra Todde. E' grossomodo la stessa contestazione che muovono i fuoriusciti di Alleanza Sarda, Se ne sono andati, per dire, la segretaria provinciale di Oristano Maria Obinu e l'ex sindaco di Samassi Enrico Pusceddu che ha definito i dem come un "partito lacerato". Ancora più dura è stata l'ex parlamentare Romina Mura: "Ci stiamo dimettendo arrabbiati, hanno chiuso le porte alle primarie per un'alleanza", ha detto, accusando i vertici sardi e nazionali per "questo sfascio". Le porte, hanno spiegato i transfughi, restano aperte per una ricomposizione. Certo, le premesse sono quelle che sono. 

Ma se almeno in Sardegna, l'aver scelto la sponda pentastellata può essere vista come un viatico del campolargo che sarà, a Firenze le perplessità sono ancora maggiori. Perché dalle parti di Palazzo Vecchio è stata indicata come candidata a sindaco (in una coalizione con Sinistra italiana, Verdi, + Europa, ma senza grillini) Sara Funaro, assessora della giunta dell'uscente Nardella, sempre più in direzione Bruxelles. Così la settimana scorsa, Cecilia Del Re ha lasciato il Pd, lanciando un nuovo progetto politico e una lista per le prossime amministrative. Insieme a lei si sono sfilati tre consiglieri della maggioranza Nardella - che per ora hanno assicurato il sostegno esterno, si vedrà - e una decina di eletti nei quartieri. Del Re a Firenze ha un suo peso, è stata la più votata in Consiglio comunale nel 2019 e anche assessora all'urbanistica con lo stesso Nardella (a marzo il primo cittadino le ha revocato le deleghe, pare per dissidi sul percorso del tram nei pressi del Duomo): chiedeva le primarie. Le sono state negate, così ha deciso di mettersi in proprio portandosi appresso la sua piccola truppa. Ora la giunta di Nardella non è più salda e addirittura c'è il rischio che il primo cittadino debba essere in aula per garantire la maggioranza,

Uno scenario che proiettato nelle urne fiorentine rischia di mettere il Pd davanti a un'amara possibiilità: perdere clamorosamente la roccaforte fiorentina. Anche perché da queste parti è ancora forte Matteo Renzi: l'ex premier ha lanciato il nome di Stefania Saccardi, chiedendo tuttavia a Del Re di fare le primarie per dare vita a un'altra coalizione di centrosinistra, Una mossa che se andasse in porto potrebbe portare a una candidatura forte, in grado anche di estromettere il Pd da un eventuale ballottaggio con il centrodestra. Lega, FI e FdI stanno ragionando intanto sul nome di Eike Schmidt, ex direttore agli Uffizi (oggi al Museo e al Bosco di Capodimonte a Napoli). Si tratta di una figura in grado di pescare voti anche tra i più moderati del centrosinistra, complicando ulteriormente le possibilità di vittoria del Pd.

Sul punto Renzi, intervistato dal Quotidiano nazionale, è stato chiaro: "Avverto del nervosismo in tutti i partiti della maggioranza. in questo scenario consegnare Firenze alla destra è possibile solo se Schlein fa lo stesso errore che Letta ha fatto alle politiche, escludendoci", ha detto l'ex premier, aggiungendo: "Se perde Firenze, Schlein salta". Provocazione o calcolo politico di un ex premier, sta di fatto che la prospettiva inizia ad aleggiare anche tra i corridoi del Nazareno, dove sanno bene che lo smacco di una sconfitta a Palazzo Vecchio difficilmente potrebbe passare senza conseguenze. E anche i dirigenti che finora si sono allineati alla linea della segretaria potrebbero chiederne conto. Del resto si sa, al Pd c'è sempre un segretario pronto a subentrare. La leadership dela segretaria insomma passerà anche (e molto) da Firenze e dal suo risultato elettorale. 

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