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l'Intervista

Gribaudo (Pd): “Caro Conte, se ci attacchi aiuti Meloni”

Marianna Rizzini

La vicepresidente dem invita il leader grillino “alla moderazione, alla serietà, al rispetto. Gli avversari sono alla nostra destra. Queste leadership testosteroniche sempre alla ricerca dello scontro e della polemica hanno rotto"

L’anno sta per finire, il governo Meloni farà il suo bilancio nella conferenza stampa del 4 gennaio. Per l’opposizione si apre una fase complicata: le elezioni amministrative e quelle europee sono alle porte, la compattezza del fronte del centrosinistra è incerta. L’idea di ricorrere a un “federatore” fa litigare Pd e M5s, come pure alcune candidature sui territori. Giuseppe Conte non perde occasione per alzare i toni e per differenziarsi da Elly Schlein anche nei fatti (vedi Mes), e anche se ribadisce l’appartenenza al campo del centrosinistra, il suo modus operandi potrebbe avere effetti boomerang, non solo per il M5s. A guardarlo dal Pd, viene da invitarlo “alla moderazione, alla serietà, al rispetto”, dice Chiara Gribaudo, deputata e vicepresidente dem, “ché non è certo attaccando gli alleati a volte in modo incomprensibile che si aiuta l’opposizione”. Potesse dare un consiglio non richiesto a Conte, Gribaudo direbbe: “Meglio concentrarsi su altro, visto quello che fa il governo. Non si guardi la pagliuzza, si provi a fare un salto di qualità”. 

 

Il Pd, dice la deputata dem, “rappresenta i valori del progressismo europeo e del socialismo riformista e democratico e non ha problemi di identità. E in questi cinque anni in Europa lo abbiamo dimostrato con l’importante lavoro su dossier davvero strategici, come la direttiva sul salario minimo, la tutela dei lavoratori delle piattaforme, il Green deal, l’intelligenza artificiale e molto altro. Attraverso questo lavoro abbiamo dimostrato la coerenza ai nostri valori e per questo nessuno può mettere in discussione il nostro europeismo, né il nostro solidarismo riformista”. E però c’è chi parte lancia in resta anche contro lo stesso Pd, con fuoco amico. “Sono altri che guardano troppo i sondaggi e seguono gli umori e come tira il vento. Le Europee sono elezioni proporzionali. Ognuno gioca per sé. Unico suggerimento che do agli amici del M5S: gli avversari sono alla nostra destra e, per quanto abbiano cento posizioni in una coalizione, quando si vota poi sono sempre compatti. Quando impareremo da loro?”.

C’è chi, nel centrosinistra, vedi Conte, predilige una linea tutta “titoli di giornale”. “A me non piace la politica urlata per qualche like sui social”, dice Gribaudo: “Non mi piaceva quando eravamo al governo, mi piace ancora di meno adesso che stiamo all’opposizione. Il nostro compito non è inventare una trovata comunicativa al giorno per dimostrare che siamo vivi, non facciamo gli influencer o i commentatori di cronache. Dobbiamo cambiare le cose che non funzionano e tentare di migliorare la società in cui viviamo. Abbiamo la responsabilità di milioni di elettori e di centinaia di migliaia di iscritti, e dei nostri amministratori locali negli ottomila comuni del paese. Noi dobbiamo andare avanti per la nostra strada, con solidità, senza sbandamenti. Facendo sentire la nostra voce ma senza bisogno di urlare: chi urla solitamente non ha argomenti. Queste leadership testosteroniche sempre alla ricerca dello scontro e della polemica hanno rotto. Noi dobbiamo convincere gli elettori, non stordirli di parole e chiacchiere”.

Anche perché fuori fa freddo, per la sinistra, nel senso che Giorgia Meloni avanza verso le Europee con i numeri dalla sua. “La luna di miele con Meloni è finita”, dice Gribaudo, “però il mercato del consenso è fermo. Nel paese reale significa che c’è sfiducia generale nei confronti della politica. Dobbiamo a mio giudizio rimettere al centro due elementi. Primo: la serietà e la credibilità sono un valore in politica, saper amministrare e governare la cosa pubblica anche con l’ascolto e la determinazione necessaria per riformare ciò che non funziona più semplicemente e farlo, e poi tornare nei luoghi del conflitto. Non solo nei luoghi del lavoro, ma anche nelle scuole e nelle università, dove ci sono le difficoltà. Secondo: tornare a rappresentare produttori e lavoratori, che nel 90 per cento dei casi lavorano fianco a fianco. E soprattutto dimostrare che davvero oggi il Pd ha una leadership femminista e giovane, nei modi, nei metodi e nei temi. Se convinciamo donne e giovani (che affollano l’astensione) a votare, avremo un risultato sorprendente alle Europee. Insomma dobbiamo essere all’altezza di chi ci ha consegnato questa Europa. I lutti di questi giorni, ma quello di David Sassoli per me ancor di più, ci aiutano ad avere più chiare le strade da percorrere”. La road map è scritta, l’alleato che farà?
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.