Renato Soru (Foto Fb)

L'intervista

"Tradito dal partito che ho fondato. Il Pd si è arreso al M5s. Per questo me ne vado". Parla Soru

Ruggiero Montenegro

"I dem si sono consegnati in maniera del tutto subalterna". La candidatura di Todde? "Un'imposizione di Schlein", dice l'ex presidente della regione. Eppure il patron di Tiscali, candidato in proprio con la sua Rivoluzione gentile, non chiude a una convergenza prima del voto: "C'è ancora tempo"

“Il Pd mi ha tradito, dal punto di vista personale ma anche al di là delle personalizzazioni. In Sardegna si è arreso al M5s, si è consegnato in maniera del tutto subalterna”. Sabato scorso Renato Soru ha lasciato il Pd che aveva contribuito a fondare, in aperta polemica con quella che definisce “una imposizione da Roma”.  Si riferisce alla scelta dei dem di appoggiare, senza passare per le primarie, la candidatura della grillina Alessandra Todde. L'ex presidente sardo, dal 2004 al 2009, invece ha lanciato la sua “Rivoluzione gentile”, con cui punta a tornare alla guida della regione. “Il partito che ho visto nascere, quello della cosiddetta vocazione maggioritaria, non esiste più”, spiega Soru al Foglio, e non senza rammarico. D'altra parte non è il primo a prendere un'altra strada, negli ultimi mesi hanno fatto lo stesso l'ex ministro Beppe Fioroni, Enrico Borghi, Andrea Marcucci, solo per citarne alcuni.  “Il Pd si era dato il compito di unire storiche tradizioni politiche, ma anche di essere una forza di governo, di guida all’interno di una coalizione. In Sardegna ha rinunciato a questo ruolo, ha rinunciato a proporre un nome, che non doveva essere necessariamente il mio”.

 

Soru, che nella vita fa l’imprenditore e ha fondato Tiscali, contesta al Nazareno il metodo, l'aver abdicato a sé stesso in nome di un campo largo tutto da verificare. “Ai dirigenti del Pd può anche andare bene. Ma non è di loro che si parla. Si parla della Sardegna e dei cittadini sardi, di un diritto che viene sottratto agli elettori”. Il paradosso, in questa vicenda, è che la decisione sia stata presa proprio da chi, come Elly Schlein, è diventata segretaria grazie ai voti nei gazebo. “Anche il mio. Ricordiamoci che non era nemmeno iscritta. Il Pd ha mostrato il massimo di apertura e lei, con la sua segreteria, ha trattato invece questo appuntamento in maniera troppo distratta, decidendo di chiudersi totalmente”, sottolinea Soru. Ha avuto modo di sentire la segretaria? “Solo una volta, circa un mese fa. Le ho ricordato che così facendo, stava imponendo una sua decisione. Ho chiesto che il partito nazionale restasse fuori dalle cose sarde. Così non è stato”.

La sensazione è che la Sardegna sia finita al centro di una logica di spartizione, in vista delle prossime regionali, insieme ad Abruzzo e Piemonte. E’ andata così? “Assolutamente sì”, risponde Soru, evidenziando quella che dal suo punto di vista è una scelta miope, che non tiene nemmeno conto delle specificità del momento. “La storia politica della Sardegna è la storia della nostra autonomia regionale. Abbiamo cercato di curarla e di metterla al fondamento della politica regionale. E ora che questa autonomia è minacciata dalla proposta di Calderoli, una legge che che va contro i principi costituzionali, noi accettiamo le imposizione romane? Impossibile. E’ una contraddizione enorme, insopportabile”

 

In questo quadro, ecco allora la Rivoluzione gentile di Soru, che proverà a organizzare le forze politiche attive sul territorio. “L’ambiente, l’istruzione, la transizione digitale e l’innovazione tecnologica sono temi che credo di aver già rappresentato e di poter rappresentare bene. Sfide che invece il Pd mi pare non voglia interpretare in maniera caratterizzante”, aggiunge l’ormai ex esponente dem. La sua iniziativa politica, puntualizza, “non ha ambizioni nazionali, è una proposta locale rivolta a coloro che hanno come orizzonte la regione, senza ingerenze romane. Per tornare a crescere e a costruire condizioni di lavoro migliori”.

Un approccio che in teoria dovrebbe stare a cuore anche al Nazareno e che forse avrebbero meritato un po’ più di attenzione, è il ragionamento dell'imprenditore. Eppure anche sua figlia Camilla, consigliera comunale democratica a Cagliari, ha preso le distanze dalla Rivoluzione gentile: sosterrà la candidata M5s. “Vale il pluralismo famigliare”, dice con una battuta Soru. “Spesso ha avuto opinioni diverse dalle mie, le ho sempre rispettate. Saremo concorrenti. Ma sono convinto che mia figlia sbagli e mi dispiace di questo”.  Non è la sola visto che anche Todde, insieme ad alcuni esponenti del Pd, spera in un suo ripensamento. “Parlano di unità. Ma senza confronto non è unità, è solo un desiderio di annessione. E nessuno può permettersi di annettere il pensiero e la proposta di altri”. Insomma non c’è margine? “In politica bisogna avere l’umiltà, finora non c’è stata. C’è ancora un po’ di tempo”, conclude Soru, lasciando la porta socchiusa: “E’ difficile ma non ineluttabile, a meno che non decidano di voler perdere”. 

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