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Verso le Regionali

Torino, Cagliari e le primarie Pd, croce dell'ex Regno di Sardegna

Marianna Rizzini

In Piemonte non ci si recherà al seggio per scegliere tra Chiara Gribaudo e Daniele Valle. In Sardegna Renato Soru dice "o primarie o vado avanti e mi candido". Consultazioni cancellate in nome del miraggio del campo largo che non c'è

“Chi di primarie ferisce di primarie perisce” – scherza amaro l’esponente del Pd nazionale che da Roma guarda, non senza sgomento, a quello che accade nel Pd locale. E cioè in direzione del fu Regno di Sardegna, e prima di tutto di Torino, dove, in vista delle Regionali del 2024, prima ci si è affidati a un temporeggiamento per così dire interlocutorio (verso il M5s) e poi a un brusco fermo: le primarie non si fanno, ha deciso il Pd nazionale che, proprio via primarie, ha portato al Nazareno la candidata outsider Elly Schlein (che ha vinto nei gazebo dopo aver perso nei circoli). Che sia nemesi o scherzo della sorte, è ormai chiaro che il 17 dicembre nessun elettore piemontese si recherà al seggio per scegliere il candidato governatore dem tra la schleiniana vicepresidente pd Chiara Gribaudo e il bonacciniano vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle, con buona pace del segretario locale pd Mimmo Rossi, l’uomo che si era speso per un accordo che salvasse la consultazione, ora sospesa sine die.

I militanti e i dirigenti piemontesi borbottano tra chat e circoli, lanciando commenti adirati che risuonano come ceffoni sul tavolo romano: “Farsa”; “opera buffa”, “regalo a Giuseppe Conte”. Ed ecco che tutto torna lì, al campo largo che non c’è e si intravede a intermittenza, vero motivo del traccheggiamento. Facendo un passo indietro, alle settimane precedenti il giorno 27 ottobre, infatti, data in cui il niet alle primarie del governo pd centrale è diventato ufficiale, si vede un gran lavorio per scongiurare quella che in Piemonte chiamano “situazione Lombardia”, facendo riferimento a quando, a inizio 2023, dal Nazareno era piovuta per direttissima la conseguenza della cosiddetta “tregua” tra anime dem, e cioè l’incoronazione a candidato alle Regionali di Pierfrancesco Majorino, anche in nome della predilezione dei Cinque stelle per lo stesso rispetto all’altro “Pier” (Pierfrancesco Maran). E oggi tra Gribaudo e Valle, e tra Davide Baruffi e Igor Taruffi, rispettivamente responsabile Enti locali Pd (area Bonaccini) e responsabile Organizzazione del partito (area Schlein), riuniti  qualche giorno fa a Roma per ricevere il verdetto  (e cioè: le primarie non si fanno), si è insinuato il desiderio dem nazionale di offrire spazio all’ipotetica futura coalizione.

Si dice, infatti, nei pressi del Nazareno, “che si è ritenuto utile sospendere l’iter delle primarie per dare priorità all’allargamento dell’alleanza di centrosinistra in vista delle prossime regionali”. Regionali su cui, dal M5s, non giungono univoci segnali di intesa, anzi: l’ex sindaca di Torino e deputata del M5s Chiara Appendino da un lato apre al Pd sul fronte Gribaudo, dall’altra attacca il sindaco dem Stefano Lo Russo, accusato d’intendenza con il governatore di centrodestra Alberto Cirio. Sul palco di “Proxima”, festa organizzata da Sinistra italiana, Appendino e Gribaudo si sono dunque incontrate, dopo che Gribaudo, candidandosi, ha lanciato un appello a tutte le forze alternative al centrodestra, pur in un quadro di critiche di Appendino alla concordia bipartisan tra regione Piemonte e Comune di Torino.

Non va meglio all’altro capo dell’ex Regno di Sardegna, nell’isola dove ugualmente il Pd ha messo una pietra  su un’eventuale consultazione per scegliere il candidato governatore del centrosinistra (con campo largo come speranza e miraggio). “Insieme al presidente regionale del Pd Giuseppe Meloni abbiamo proposto alla coalizione le primarie”, ha detto il segretario regionale Piero Comandini: “Sappiamo però che un metodo deve essere condiviso dagli alleati”, ha continuato, “ma la maggioranza dei partiti al tavolo ha detto no. E non sono stati soltanto i Cinque stelle a opporsi”. Nel mezzo c’è la competizione tra il nome di Alessandra Todde, deputata e vicepresidente Cinque stelle cui si è pensato (in una parte del Pd) per una candidatura unica del campo largo che non c’é, e quello dell’ex governatore di centrosinistra Renato Soru: “No a scambi con i Cinque Stelle: o si fanno le primarie o io vado avanti e mi candido”, ha detto Soru al Corriere della Sera, qualche giorno fa, scacciando l’ipotesi di una sorta di scambio:  in Piemonte una candidata Pd, in Sardegna una candidata a Cinque stelle. “Troppe volte qualcuno ha vinto le primarie ma poi ha perso le elezioni, concentriamoci sul voto”, è la sconsolata chiosa di Comandini, nello sconforto generale dei militanti. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.