Il caso

La fotocrazia di Meloni: di notte Scholz e Macron, la mattina Orban: "Io parlo con tutti"

Simone Canettieri

Dopo la polemica sullo scatto di Draghi sul treno per Kiev con i leader francesi e tedeschi, la premier risponde con la stessa coppia durante un vertice in hotel

Bruxelles, dal nostro inviato. E' la fotocrazia, bellezza. Se l'iconico scatto di Mario Draghi con Emmanuel Macron e Olaf Scholz sul treno per Kiev è diventato un caso politico agitato dalla premier Meloni in Parlamento (con tanto di retromarcia e telefonata di chiarimento all'ex banchiere), alla fine anche l'inquilina di Palazzo Chigi ha dato una testimonianza  dei suoi buoni rapporti con Francia e Germania: flash, clic.

Immagine che sembra rubata, ma chissà. E di cui girano due versioni: una in alta definizione e un'altra più sgranata. 

Didascalia retorica: vedete che non è da questi particolari che si giudica un bravo giocatore

E' accaduto questa notte all'hotel Amigo, un cinque stelle a due passi dalla Grand Place dove alloggiano, in occasione dei vertici europei, i tre leader.

Prima Giorgia ed Emmanuel per due ore. Un bilaterale fittissimo accompagnato da vino rosso e bollicine (sull'ipotesi champagne si rischia un intervento del ministro Francesco Lollobrigida, quindi meglio non addentrarsi) a cui poi si è aggiunto il cancelliere di Berlino per una ventina di minuti.

Ovviamente dal governo si cerca di dissimulare e di rendere meno provinciale un dibattito innescato però da Meloni.

La linea è: se voi sapeste quante volte si sono incontrati Giorgia ed Emmanuel senza farlo sapere...

E quindi ieri sarebbe tutto nato per caso, al bar dell'hotel, fresco di restauro con sfondo allegro e un po' picassiano. Nell'obiettivo della macchina fotografica immaginaria del potere l'Italia c'è. A Bruxelles o a Kiev (a proposito, battuta della presidente del parlamento europeo Roberta Metsola questa mattina, reduce da un tour italiano: "Sono andata in Calabria con il treno, è stato peggio che andare in Ucraina: mai più").

Dopo lo scatto notturno, la giornata ha riservato altri dagherottipi 2.0. E anche qui polemiche e chiacchiere, ricostruzioni e deduzioni. Per esempio Meloni non ha partecipato al vertice con Viktor Orban (presenti Michel, von der Leyen, Scholz e Macron) per tentare di convincere l'ungherese sull'allargamento della Ue all'Ucraina. C'è ovviamente una foto che parla. Poi subito eccone un'altra: Meloni e Orban. "Un metodo che conferma quanto sottolineato dallo stesso presidente Meloni in occasione delle comunicazioni in Parlamento quando ha affermato che fare politica estera vuol dire parlare con tutti".

Insomma ai poster l'ardua sentenza. 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.