(foto Ansa)

Dopo Piazza del Popolo

Schlein, dì qualcosa oltre la sequela di “no” passivi a Meloni. Parla Padellaro

Marianna Rizzini

"Basta giocare di rimessa. Ora bisogna fare delle proposte". Colloquio con l'ex direttore del Fatto Quotidiano

“Penso sia sbagliato giocare di rimessa”, dice il fondatore del Fatto ed ex direttore dell’Unità Antonio Padellaro, di fronte a Elly Schlein, segretaria Pd che ha oggi la piazza piena (Piazza del Popolo) ma l’arco non ancora teso di frecce fatali da scagliare. Ce ne vorrebbe una al giorno, di freccia? “Dire sempre no al governo di rimando, come di fronte a una lista della spesa con le voci da spuntare non è utile”, dice Padellaro: “Mi viene da dare ragione al presidente albanese Edi Rama quando dice a Schlein che se si vuole vincere non si può fare l’opposizione saltando su ogni argomento senza mai arrivare al risultato, perché così abitui il tuo elettore a questo atteggiamento passivo. Si crea un intorpidimento, sintetizzato nell’espressione abusata nei titoli di telegiornale, subito dopo l’annuncio di una qualsiasi decisione del governo: ‘Insorge l’opposizione’. Se insorgi così, ogni giorno, in risposta a qualcosa fatta da altri, beh, non va bene”. Meglio sarebbe, è la considerazione di Padellaro, “mettersi nell’ordine di idee che dall’opposizione si possano scegliere e imporre alcuni temi”. Per esempio? “Il salario minimo era un tema. Certo, con i numeri che ha la destra al governo era forse inevitabile non spuntarla, ma allo stesso tempo quel tema, tema sociale, poteva diventare una bandiera, un segnale forte. Ma devi trovarne altri. Per esempio intervenendo in modo martellante sull’argomento del disagio dei medici, per non dire della forzata prevalenza della sanità privata su quella pubblica, con le liste d’attesa eterne, grande alibi sul privato. E ancora: gli stipendi. Tu, da sinistra, puoi e devi intervenire”. Su una cosa Padellaro consiglierebbe a Schlein di non seguire il leader Cgil Maurizio Landini: “Dirò una cosa impopolare, sul tema degli scioperi che vengono fatti sempre di venerdì: purtroppo è vero che lo sciopero che cade di  venerdì ricorre, e che questo crea difficoltà alla gente che va al lavoro, persone che hanno solo i mezzi pubblici per spostarsi e che se non trovano il mezzo pubblico rischiano. Capisco che possa essere difficile dirlo, nella dialettica con la Cgil, ma un partito di sinistra che ambisce al miglioramento delle condizioni di lavoro dovrebbe preoccuparsi di situazioni che creano disagio ai lavoratori. Ma ripeto: la cosa fondamentale, oggi, per il Pd, è che non ci si limiti a rispondere ‘no’ punto per punto, di fronte all’agenda Meloni. Il rischio di assuefazione, modello ‘l’opposizione insorge’, è dietro l’angolo”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.