Governo

Il "dirigenziato" di Meloni. Osservatori, moltiplicazione dei funzionari. L'altra riforma della premier

Carmelo Caruso

A ogni Cdm ogni ministero viene riorganizzato. Aumenta il numero dei dirigenti, si toglie potere ai vari segretari generali e si creano osservatori. È la riforma silenziosa di Meloni

La vera riforma di  Meloni è il “dirigenziato”.  Non ha bisogno di referendum e la premier l’ha già approvata. A ogni Cdm, nei comunicati, c’è una voce che passa inosservata. E’ la voce “riorganizzazione dei ministeri”. In silenzio, si sta rivedendo, e moltiplicando, la pianta organica di governo. Si procede alla progressiva  eliminazione  della figura del segretario generale, si scorporano dipartimenti. Al ministero del Turismo l’organico delle aree passa da 159 a 294. I  dirigenti da 21 a 30. A cosa serve? Serve a stipendiare, a fidelizzare funzionari in ministeri dove manca perfino il wi-fi. Al Mase, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, la connessione è definita “problematica”. Qui la transizione si è fermata al cavo telefonico.


Cos’è il “dirigenziato”? E’ il premierato del funzionario che grazie al governo Meloni viene promosso, incoronato. Quando la premier ha formato il governo, in molti hanno sorriso di fronte allo sfrenato desiderio di rinominare ministeri. Si credeva fosse  dadaismo. Al posto dell’Agricoltura, la sovranità alimentare, il vecchio Sviluppo economico è diventato Made in Italy. Le competenze venivano passate da un ministero a un altro. Ebbene, è  servito più di un anno per prendere le misure e per varare queste “riorganizzazioni”. Vengono impilate a ogni Cdm tra una nomina e un’altra. Le ultime riguardano il Turismo, la Salute, l’Ambiente, e il ministero delle Infrastrutture. Sono documenti interni. Il 30 ottobre 2023, la ministra Santanché ha definito la riorganizzazione “un atto necessario dal punto di vista tecnico”. Vediamola. I dirigenti   di prima fascia nel precedente regolamento erano 4 e ora diventano 7. I dirigenti di seconda  da 17 passano a 23. Nel nuovo regolamento si prevede anche la nomina di un vicecapo segreteria del ministro. Un’altra novità. Viene istituito un Osservatorio nazionale sul turismo. La missione? Fare coordinamento statistico e informatico. Significa mettere insieme i dati di regioni, governo. Ovviamente andrà pagato. Ci sarà un presidente che avrà un emolumento annuo fino a 50 mila euro mentre altri 200 mila mila euro servono per far funzionare l’osservatorio. Come si possono chiedere risparmi agli italiani se si moltiplicano uffici? Il ministero del Turismo fino a pochi anni fa neppure esisteva. Faceva parte del ministero della Cultura. Adesso ha il suo portavoce, capo ufficio stampa, consigliere diplomatico (ci si augura che verifichi le telefonate). E’ curioso.

 

In molti di questi  regolamenti c’è di solito una frase che recita senza “ulteriore aggravio”. Chiediamo a un ex ministro, uno di tre governi passati, come sia possibile avere più dirigenti e spendere sempre la stessa cifra. Risponde: “E’ una presa in giro. E’ chiaro che  i ministeri diventano stipendifici. Naturalmente è denaro che poi viene a mancare per le politiche del ministero”. Andiamo alla Salute. Qui viene superata la carica di segretario generale. Stessa cosa avviene al Mimit. Il segretario generale di Urso è un dirigente che abbiamo imparato a conoscere. E’ “Mister Prezzi”, Benedetto Mineo. Non deve stare molto simpatico al ministro. Il primo gennaio, secondo questa riorganizzazione che entrerà a regime, Mineo farà altro. Per la destra, la figura del segretario generale dei ministeri è una specie di vampiro. Il più famoso è stato, per anni, con governi di destra e sinistra, Salvo Nastasi. Reggeva il ministero della Cultura, altro ministero dove, per volere di Sangiuliano, tutta la vecchia pianta è saltata.

 

La destra ha sempre definito i segretari generali, dei vari ministeri, “i veri ministri”. Con le nuove riorganizzazioni “scalano” i capi di gabinetto. E poi ci sono i “galloni”. Qui la destra fa la sinistra. E’ socialista. Allarga. Dicevamo della sanità. Da 1.699 funzionari si passa a 2.332. Nell’area “tre” del ministero si registra il grande balzo in avanti. Fino a meno di un anno fa era governato da un segretario generale e 12 direzioni generali. Adesso si avranno quattro dipartimenti 12 direzioni generali. I dirigenti di prima fascia da 13 salgono a 16. I dirigenti di seconda fascia da 111 a 134.

 

Spostiamoci al Mase, dal gozzaniano ministro Pichetto Fratin. Gli uffici sono in via Cristoforo Colombo. Era l’ex ministero di Cingolani. Il sito web era finito sotto attacco hacker. Si è lavorato per mettere in sicurezza i sistemi. Ma, e lo dicono i dipendenti, non funziona la connessione wi-fi. Anche qui si riorganizza. Da dieci direzioni si passa a 12. Per i dipartimenti Amministrazione generale, pianificazione e patrimonio natura, Sviluppo sostenibile, viene istituita una segreteria tecnica che sarà, a sua volta, coordinata da un capo segreteria. Il personale degli uffici di diretta collaborazione si allarga: da 110 unità a 140. Aumenta pure il numero dei consiglieri giuridici, economici, scientifici. Da 26 a 31.

 

Si eleva pure il trattamento economico del capo della segreteria del ministro. Nel ministero di Matteo Salvini, da quello che si è potuto sapere, la grossa variazione riguarda una direzione. E’ la direzione per le strade e autostrade. Da una se ne fanno due. Negli appunti di Giorgia, il rito della premier, del dirigenziato non se ne parla. Come si concilia la necessità di risparmiare con questa “piantagione” di dirigenti che cresce? E se proprio si vuole essere buoni: serviva più di un anno per varare la “necessaria riorganizzazione”? L’anno passato era dunque una esercitazione di guida? La speranza è che almeno per il Mase venga assunta una squadra di tecnici informatici.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio