(foto Ansa)

la manovra

Tajani, supermalus. Ira di Giorgetti contro Forza Italia. Meloni vuole "esonerare" Lotito

Carmelo Caruso

Forza Italia chiede la proroga del Superbonus e agevolazioni per i sanitari. Il ministro dell'Economia li chiama "i fenomeni". Per facilitare il cammino della manovra l'idea di allontanare dalla Commissione Bilancio il presidente della Lazio e senatore

Esonerare Claudio Lotito, sollevare il senatore di Forza Italia dalla commissione Bilancio, permettere l’approvazione della manovra senza tormenti. E’ l’uscita di sicurezza che studia il “primo cerchio” di Giorgia Meloni. Il rapporto tra Mef e FI è sempre più compromesso. La manovra è ora  aggredita dal partito di Antonio Tajani che sta lottando per prorogare il Superbonus di altri  tre mesi. Equivale a 5 miliardi. Per il Mef è impraticabile. Il tunnel per emendare la manovra è il dl Anticipi. FI prova  a scavare la legge di Bilancio grazie a questo dl collegato. Due giorni fa, al Senato, Lotito e Damiani, i due senatori “economici” e  ribelli,  hanno urlato in pieno salone contro il Mef. Per il governo sono inaffidabili. Ci sarebbe una sofferenza da parte di Giancarlo Giorgetti che parla di “fenomeni”. Sono i senatori di Forza Italia che si stanno “muovendo senza consapevolezza”. Il rapporto tra Meloni e Tajani non è più blindato.


Si torna ancora a Tajani, e a FI che, come spiega il capogruppo del Pd, Francesco Boccia, al Senato, è sempre più “il partito e però”. Sta cambiando qualcosa tra Tajani e Meloni. Ieri pomeriggio, con un messaggio sulla chat di FI, insolito, Tajani ha parlato di “trappola” e smentito di non essere stato coinvolto nell’accordo Italia-Albania sui migranti. Di pomeriggio il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, durante il Question Time, ha dovuto rispondere a un’interrogazione sul figlio di Tajani assunto in Figc: “Il cognome non sia un danno”. Per difendere Tajani è dovuta intervenire la comunicazione di Palazzo Chigi con una nota ufficiale: “Pieno coinvolgimento con i vicepremier”. Se Meloni dall’accordo con l’Albania ne esce rafforzata, Tajani ne esce indebolito. Non c’è solo la politica estera. Il vero contenzioso fra Tajani e il governo, e il suo partito, è sempre l’antico: il Superbonus. E’ ormai evidente che ci sia stato un errore di comunicazione tra governo, FI, Mef. Per chiudere in velocità la manovra, Tajani aveva comunicato a Forza Italia di aver incassato la promessa, vaga, di emendare il Superbonus. Promessa che per  Mef e Chigi non ci sarebbe mai stata così come non ci potrà essere lo “scambio”:  le agevolazioni per le pensioni del personale sanitario al posto del Superbonus prorogato. FI sta infatti chiedendo, adesso, al Mef lo scambio: rinunciamo al Superbonus ma in cambio vogliamo le agevolazioni. Sono in verità “privilegi” pensionistici contenuti nell’articolo 33 della legge di Bilancio che li abolisce per alcune categorie (compresi i sanitari). Qualcosa verrà aggiustato in manovra ma non come chiede FI che, poche settimane fa, aveva già difeso i proprietari di prime case, comprese quelle in località turistiche. La richiesta era la cedolare secca al 21 per cento anziché al 26 per cento. Ed è passata. Grazie a Tajani. Per Giorgetti, che si trova all’Ecofin, la richiesta di FI, sul Superbonus, sarebbe la prova che Eurostat attende: Italia inadeguata e spendacciona. Sono appunto i “fenomeni” secondo il ministro dell’Economia, coloro che presentano “emendamenti di spesa senza copertura”. La novità è che l’interdizione che FI pratica al Senato non è più opera dell’area Ronzulli. A firmare gli emendamenti sul Superbonus ci sono uomini vicini a Tajani. Gli emendamenti prevedono la proroga di tre mesi se i lavori di ristrutturazione hanno raggiunto almeno il 70 per cento. E oltre il Superbonus c’è pure il payback sanitario. Tra le firme quella di Maurizio Gasparri che di Tajani è l’amico di sempre. Non è il primo firmatario ma come dice al Foglio “condivido la richiesta formulata dal mio partito”. Gasparri è Gasparri, ma nel caso del Superbonus la firma che risalta è quella di Roberto Rosso. Nella geografia di partito è un senatore vicino al ministro Zangrillo e Zangrillo è vicino a Tajani. C’è un attacco al vicepremier che viene da dentro al governo, ma c’è anche un Tajani che deve dare risposte a Forza Italia. Da almeno due giorni il partito ha sposato, con ancora più tenacia, le ragioni dell’Ance, i costruttori edili, che non escludono di “scendere in piazza”. Uno degli interlocutori di Ance è Alessandro Cattaneo, che in Forza Italia ha sposato la causa per primo, ed è il più incisivo. E’ il “partito del mattone” e la sua forza è al nord, una regione dove Tajani sta cercando di recuperare voti anche a scapito di Carlo Calenda che ieri, dopo la separazione da Matteo Renzi, è finito nel gruppo misto. In Lombardia si parla, anche se smentito, del tentativo da parte del vicepremier i di convincere Mariastella Gelmini a ritornare in FI. Per Tajani non è solo governo, ma anche partito, un partito che ha chiuso il tesseramento con 100 mila adesioni e che sta pensando di candidare alle Europee pure il governatore del Piemonte, Alberto Cirio. L’impossibilità di conciliare la tenuta elettorale con il rigore che chiedono Meloni e Giorgetti sono il vero malus di Tajani. Se al Mef, nella lingua cara a Giorgetti, l’irritazione diventa “sconforto”, nella lingua di Meloni è differente. Il suo modello è ormai quello “albanese”, il “me la vedo io”. Per facilitare l’approvazione della manovra sarebbe per le vie spicce. Di qui l’idea di chiedere a Tajani di “esonerare Lotito”, rimuoverlo, anche solo temporaneamente dalla Commissione Bilancio. Per FdI è preferibile: “Il clamore di una sostituzione è un costo collaterale ma da pagare per tutelare la manovra”. Sostituire un senatore è sempre possibile basta che a deciderlo sia il capogruppo al Senato. Il capogruppo è però Licia Ronzulli. Chi è vicino a Meloni si spinge oltre. C’è ancora un ruolo da sottosegretario lasciato vacante. E’ all’Università. Il ruolo vacante è quello di Augusta Montaruli. Sarebbe un modo, questo sì, per pacificare Forza Italia, l’altra Forza Italia, e aiutare Tajani, il vicepremier bonus-malus di governo.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio