La sinistra e la guerra

"Hamas non lotta per i palestinesi ma per cacciare gli ebrei”. Parla Nichi Vendola

Marianna Rizzini

"L’immagine della carneficina” compiuta da Hamas il 7 ottobre “non deve mai essere sfocata”, dice l'ex leader di Sel: “Rievoca gli antichi pogrom che ubriacavano di sangue le notti brave dell’antisemitismo, i nazisti della Shoah"

“L’immagine della carneficina” compiuta da Hamas il 7 ottobre “non deve mai essere sfocata”, dice Nichi Vendola, pilastro della sinistra-sinistra, già presidente di Sel e della Regione Puglia, “perché rievoca gli antichi pogrom che ubriacavano di sangue le notti brave dell’antisemitismo”. Vendola parla con il Foglio alla vigilia della manifestazione “Pace e disarmo” (cui oggi parteciperà), mentre dal Medio Oriente arrivano fatti e parole che interrogano nel profondo la sinistra. Come evitare semplificazioni e ambiguità, viste le piazze in cui c’è chi non distingue tra Hamas e Palestina? “Oggi è il governo israeliano che non distingue tra il partito del terrore e gli abitanti della Striscia”, dice Vendola, “perché nel nome della lotta ad Hamas vengono uccisi migliaia di civili palestinesi. Gaza è dentro una trappola infernale, stremata dall’assedio e destinata al massacro. Lo considero un errore tragico oltre che un crimine. E non sfuggo alla domanda: la semplificazione è figlia del paradigma culturale della guerra, che sequestra il nostro vocabolario e ci rende impermeabili alle complessità della storia e persino della geografia.

Hamas non merita alcuna empatia, e le sofferenze dei palestinesi non possono giustificare in alcun modo le atrocità del 7 ottobre: quel giorno è accaduto un fatto enorme, che non si può narrare con le categorie dell’epica della resistenza. Hamas ha infilato la propria lama nella carne di un popolo colpevole di esistere, ha falcidiato la gioventù di un rave pacifista, è penetrata nei kibbutz per rendere minuzioso lo sterminio domestico. L’immagine di questa carneficina non deve mai essere sfocata, come dicevo, perché ricorda i nazisti al tempo della Shoah. Nulla giustifica la ‘geometrica potenza’ di Hamas che, è bene ricordarlo, non lotta per dare una patria ai palestinesi ma per cacciare gli ebrei. Tuttavia l’orrore del 7 ottobre non può essere fatto pagare al popolo palestinese, con una punizione collettiva che aggrava i problemi e ci porta in un vicolo cieco”.

Alcuni intellettuali progressisti israeliani, tra cui David Grossman, hanno scritto un appello alle “sinistre globali” da cui si sono sentiti traditi, per via di una sorta di riflesso condizionato antiebraico. “Nutrire sentimenti antiebraici è un’aberrazione”, dice Vendola, “il ripudio dell’antisemitismo e del razzismo è stato il fondamento della mia educazione politica. Altra cosa è la critica aspra ai governi della destra israeliana, che hanno costruito il mito della sicurezza del loro popolo sulla negazione della ‘questione palestinese’. Per me lottare per i diritti dei palestinesi è sacrosanto, ma sempre nel segno di quel ‘restare umani’ che era il rovello di Vittorio Arrigoni, il nostro cooperante malmenato e arrestato dagli israeliani ma ucciso a Gaza dagli islamisti. Così come proteggere Israele e lottare contro i terroristi è necessario, ma infierire contro Gaza è insensato, controproducente, oltre che criminale”. Antisionismo e antisemitismo: sui social e nelle piazze e in ambienti della sinistra che pure celebrano ogni anno il giorno della Memoria sembra esserci uno slittamento. Perché? “Penso che conti molto il doppiopesismo di un Occidente che usa secondo i propri comodi il tema del diritto internazionale e dei diritti umani, come se un curdo o un palestinese non valesse quanto un ucraino o un israeliano. Pesa, nel giudizio di tanta parte del mondo, l’asimmetria di potere tra chi vive in un sostanziale apartheid e chi manda i coloni a rapinare le terre e le case altrui. La percezione di un’ingiustizia così ciclopica può suggerire parole sbagliate e insufflare emozioni malate. Noi abbiamo sempre il dovere di reagire alla deriva delle parole indecenti e dei giudizi inaccettabili”.

Alla manifestazione oggi andrà Giuseppe Conte, e forse una delegazione Pd (in una parte del Pd si teme che dalla bandiera della pace si passi a slogan poco solidali verso Israele e contro gli ebrei). Seguire Conte o no? “Io ci andrò”, dice Vendola, “portandomi nel cuore l’immagine di Yocheved Lifshitz, l’85enne che ha stretto la mano al suo sequestratore dicendo ‘shalom’. Da questa parola occorre ripartire: shalom, pace. C’è l’urgenza di allentare la morsa bellicista che opprime il pianeta drenando risorse che potrebbero viceversa alleviare le pene dell’umanità. Del teatrino politico non mi curo più di tanto. Per me il tema è fermare la spirale dell’odio, fermare la guerra”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.