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al teatro brancaccio di roma

Cronaca mesta di un compleanno senza festeggiata

Simone Canettieri

Meloni dà forfait a all’evento per un anno di governo. “Sono umana, contro di me cattiverie”. Donzelli punzecchia Mediaset 

Finisce tutto molto presto, in tempo per un aperitivo da “Panella”, già bar pasticceria del ceto medio riflessivo, ormai in forte difficoltà qui all’Esquilino, orfano anche del traslocante Paolo Sorrentino. I patrioti sono ovunque, tra cornetti e sfogliatelle. Il primo a eleggerlo come ufficio volante di prima mattina è proprio il ministro Francesco Lollobrigida, tra carambole di caffè corretti alla crema e incontri schermati dallo staff. “Oggi non è aria, lasciate in pace Lollo”. E in effetti eccolo più tardi: “I talk di sinistra e di satira sono un amuleto per noi”. Finisce tutto molto presto al teatro Brancaccio perché alla festa di compleanno (del governo, un anno) non si è presentata la festeggiata. Semplice. 

Alla fine infatti è scattato il piano B. L’opzione videomessaggio. Era stato  registrato – per scrupolo e decisione già quasi presa – dalla premier sabato pomeriggio alle ore 18 del Cairo, prima di volare in Israele per tornare poi ieri mattina in Italia, a Roma, a casa. “Mi spiace non essere con voi, ma sono un essere umano anche io”, dirà dai maxischermi. Seguiranno cinque minuti d’intervento e invettiva personale durissimi: “Noi siamo il nemico da abbattere perché noi siamo uno specchio, uno specchio della loro meschinità”. E ancora: “La cattiveria e i metodi che usano per indebolirci hanno raggiunto vette mai viste prima”. Parla di lotta nel fango e di tentativi di farle perdere i nervi. Ce l’ha con “Striscia la notizia” e dunque anche con Mediaset?

Insomma, poco prima di mezzogiorno, il caso Giambruno è riaperto, qui davanti a tutti, per intenzione della protagonista: con la sua assenza e con queste parole fatte recapitare alla sua comunità, così protettiva e discreta.  Dopo il videomessaggio standing ovation, inno di Mameli, “A mano, a mano” di Rino Gaetano e tutti a casa. Insomma, Giorgia se n’è ghiuta e soli ci ha lasciato?“E’ giusto che stia con la figlia”, dice Guido Crosetto dando la notizia del forfait, con un enorme e sottinteso, come si dice a Roma, famo a capisse.

l finale del compleanno senza festeggiata dunque è mesto. Con Arianna Meloni che briga con cronisti e telecamere, curiosi per l’assenza della sorella: “Voi vi siete alzati alle otto di mattina per chiedermi come sta la premier? Ma state bene? Io mi vergognerei. Pietà, ragazzi. Rendetevi conto”, dice con la voce un po’ rotta dall’emozione. La sorella d’Italia se ne va in scooter con una collaboratrice. Porta a casa, a Roma Sud, chili di abbracci per “Giorgia” e un bel mazzo di fiori che appunto non è stato consegnato. Se la prende con i giornalisti prima di scomparire, l’altra Meloni: “Se a voi sembra normale questo tipo di stampa, grazie per il vostro lavoro: ci fate prendere un sacco di voti, questo non è giornalismo, ma pettegolezzo”.  

Giù il sipario: questo è il Brancaccio, sorrisi e pianti dell’epopea del melonismo. Siamo in via Merulana, a duecento metri la fatale sezione di Colle Oppio, accademia dell’underdog. Siamo dentro, tra le poltroncine di velluto rosso dove è stata scattata l’ultima foto di Giorgia Meloni con Andrea Giambruno (2 ottobre, show di Pio e Amedeo), coppia che si era fatta rivedere insieme, sempre qui per Checco Zalone (25 marzo). Ma non per il raduno di CasaPound a cui invece prese parte, era il 2015, Matteo Salvini. Questo sarebbe anche il palco di “Aggiungi un posto a tavola”, il musical di Garinei e Giovannini. La premier dopo aver tolto il posto del compagno dalla sua cucina, oggi ha tolto anche il proprio dal palco: “Non c’è, va capita, compresa, senza speculare”, dicono i ministri, sottovoce, arrivati per narrare questo anno di governo.  L’appuntamento, per liturgia e propaganda era importante e non più rimandabile (già saltato per l’apertura della camera ardente di Giorgio Napolitano): un anno di governo, l’occasione per scodellare i successi, alla faccia “dei gufi di sinistra”. Tuttavia è po’ complicato prescindere dalle notizie delle ultime 72 ore, si pattina sugli argomenti, armati di fact checking mentale, ma è uno sforzo enorme che poi diventa vano. Guido Crosetto, che è stato strappato da una missione in Libia per cose ben più serie, confessa che non poteva mancare questa domenica. E’ lui che chiude gli interventi dei ministri e di big sul palco – molto applaudito Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e genius loci – ed è lui che si incarica di entrare nella pelle viva di una questione che c’è, ma nessuno ne vuole parlare apertamente per pudore, discrezione e attenzione: una parola fuori posto può essere pericolosa. “Giorgia in questo momento va protetta”, dice il ministro e cofondatore di Fratelli d’Italia. E aggiunge a proposito dei fuorionda birichini di Giambruno a “Striscia la notizia” e dunque di Mediaset: “Non c’è nessun complotto contro di noi”. Anche se l’equazione fra l’azienda di Cologno Monzese, la famiglia Berlusconi e Forza Italia è un tic, ormai. Automatico. “Nessun problema con Mediaset e nessun trattamento di riguardo, ci comporteremo come già facciamo con tutte le grandi aziende italiane”, spiega Giovanni Donzelli, coordinatore del partito e di questa mattinata all’insegna della vittoria mutilata. O della grande assente. O del convitato (dal ciuffo) di pietra. Invece di rincorrere le dichiarazioni dei tanti ministri soddisfatti di questi dodici mesi (su tutti Gennaro Sangiuliano che lancia dardi alla casta del cinema di sinistra) va ascoltata Eugenia Roccella, titolare del dicastero più di voga questa mattina: quello della Famiglia: “Siamo accusati di volere la famiglia del Mulino bianco. E’ stata la sinistra a strumentalizzare un semplice spot”. E poi Roccella in versione fattuale e sul pezzo: “La pubblicità della pesca di Esselunga è vita reale”. Silenzio in sala. Meloni si affaccerà sui social nel pomeriggio per ricordare Karol Wojtyla, il suo santo, che le ha insegnato “a essere libera nonostante tutto”.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.