Il caso

L'addio di Meloni a Giambruno: il bilaterale con Arianna e l'incontro segreto con Pier Silvio a settembre

Simone Canettieri

La decisione comunicata alla sorella a Palazzo Chigi e il timore di finire come Fini. Poi la reazione: oggi sarà in Egitto e in Israele. Il mese scorso il faccia a faccia fra il figlio del Cav. e la leader a Villa Grande

Giovedì sera, Palazzo Chigi: i commessi, finti discreti, avvistano Arianna Meloni, piè veloce, nei solitari corridoi damascati. La sorella d’Italia ascolta, si arrabbia e consola  la premier che per lei è solo Giorgia.  E’ un consiglio di famiglia ristrettissimo, un bilaterale tra le due donne più potenti del paese. Il secondo fuorionda di “Striscia la notizia” non è ancora uscito, manca poco, ma la decisione su Andrea Giambruno è presa: la storia finisce qui. Giorgia e Arianna frequentano da anni anche un’altra stanza in via della Scrofa 39: è quella che fu  di Gianfranco Fini, il leader del Msi e di An, caduto  per manu famigliare. “Non faremo la sua fine”, dicono i vertici di FdI. E’ partita la contraerea.   


Giovedì sera la scelta viene comunicata e condivisa anche con la signora Anna, la mamma di Giorgia e Arianna, pietra miliare. Il post viene scritto e preparato dalla premier di notte, dopo un “franco confronto” con l’ex compagno. La notizia uscirà alle 8.32 di venerdì mattina e presto farà il giro dei siti e delle tv d’Europa e del mondo (Cnn, Figaro, Guardian, Financial Times...). La leader viene travolta dai messaggi in chat della sua comunità politica: ministri, sottosegretari, parlamentari (commenti raccolti: “Il mio capo ha gli attributi”). E poi quelli di maggioranza e di opposizione, più o meno pelosi. Lei, la protagonista, risponde con l’emoticon di un cuore, a volte aggiunge un “grazie”. E’ interessante un dettaglio: la linea informale di Fratelli d’Italia si è capovolta in 24 ore. Fino a giovedì tutti difendevano Giambruno dal fuoco amico di “Striscia” e quasi minimizzavano e si concentravano sui montaggi della trasmissione del primo servizio più che sul suo essere marpione. Adesso, dopo un giorno, ne dicono peste e corna. E incensano solo la premier donna-madre-coraggio. Altro commento raccolto: “Governeremo vent’anni”.

Gran parte dell’attuale razza padrona ai tempi di Fini era nelle retrovie, seconde file in Parlamento o nelle regioni, ma lo choc dell’algido capo diventato vulnerabile per seguire e difendere le peripezie dei fratelli Tulliani – Elisabetta e “Elisabetto”, com’era soprannominato lo spregiudicato Giancarlo – è rimasto un monito imperituro. Fratelli d’Italia, d’altronde, nasce in concomitanza con il fallimento politico dell’ex capo. Giorgia, da presidente del partito, e Arianna, da responsabile della segreteria e del tesseramento, spesso entrano e fanno riunioni nella stanza che fu appunto di Fini. 


“Io non sono ricattabile”, è la frase che l’anno scorso disse la premier, in attesa di salire al Colle per giurare, in risposta a Silvio Berlusconi che le ricordava di come Giambruno fosse un suo dipendente. Meloni, schermata nel suo gineceo con la sorella, la segretaria Patrizia Scurti e poi la piccola Ginevra, passerà tutta la giornata a casa. E, verso le undici, mentre non si parla d’altro che di questa storia, fa uscire una notizia non banale: oggi parteciperà al vertice per la pace in medio oriente al Cairo. Ha cambiato idea. Si occuperà di un’altra Striscia, quella di Gaza, ben più seria. Siederà con i rappresentanti – capi di stato e di governo, ministri e ambasciatori, re ed emiri – di Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina, paesi del Golfo, Giordania, Iraq, Turchia, Algeria, Tunisia, Marocco, Mauritania, Germania, Grecia, Spagna, Norvegia e il segretario generale dell’Onu António Guterres. 

E’ una reazione politica, quella di Meloni (che valuta anche un blitz a Tel Aviv in serata) prima dell’evento di domani mattina al teatro Brancaccio per un anno di governo. In Egitto doveva andare Antonio Tajani, alla fine va lei. Unico leader europeo presente alle prese con un negoziato non da poco: nella bozza di accordo della conferenza ancora non è esplicitata una condanna a Hamas e un richiamo alla liberazione degli ostaggi in mano ai terroristi palestinesi. E’ un tuffo nella complessa normalità per la presidente del Consiglio che prima di partire lascia non molliche, ma macerie dietro di sé.

La politica si scervella sul suo post scriptum (allegato all’annuncio social di separazione dal compagno) rivolto “a tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa”. In Forza Italia alzano le mani: da quando il Cav. non c’è più non esiste una sovrapposizione diretta con Mediaset. “Anzi, mi ricordo che con Berlusconi in vita e in forma ‘Striscia’ prese di mira anche Marta Fascina: Ricci è indipendente”, dice Tullio Ferrante, sottosegretario azzurro e amico di lunga data della deputata. Diversi sono i rapporti fra la premier e la famiglia Berlusconi. Lo scorso settembre, prima che ripartisse la nuova stagione di “Striscia la notizia”, Pier Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni si sono incontrati a Villa grande sull’Appia. E’ il periodo in cui la famiglia è in polemica con il governo per la tassa sugli extraprofitti delle banche. Secondo autorevoli fonti di Forza Italia, durante questo incontro, il figlio maggiore di Berlusconi la informa del caso Giambruno. E’ un giallo se ci siano stati tentativi giovedì di bloccare il secondo servizio. Si sa invece di contatti, ieri, fra Marina Berlusconi e Meloni (non confermati). Tutto si perde e rientra in questa giornata dove la premier, in privato, rivendica la sua scelta “a nome delle donne” con il timore di nuove rivelazioni sulle abitudini del suo ex compagno. Situazione ingarbugliata. E’ quasi più facile, benché più serio, il negoziato che l’attende oggi in Egitto.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.