(foto di Priscilla Ruggiero)

la giornata

Tutto quello che hanno detto i membri del governo alla Festa dell'Ottimismo

Redazione

Dall'allarme del sottosegretario Mantovano sul legame tra jihadismo e immigrazione, fino alle rassciurazioni di Tajani. E poi ancora le riflessioni di Roccella sull'autunno demografico. E il piano di Valditara per la scuola. Ecco in sintesi i vari interventi

L’allerta di Alfredo Mantovano sulla correlazione tra jihadismo e flussi migratori (“A meno che non si voglia attribuire l’esodo africano del 2023 al cambiamento climatico”). I tentativi di rassicurazione da parte di Antonio Tajani e Alfredo Mantovano sui rischi di terrorismo in Italia (“Da noi ci sono meno rischi che in Francia”). La preoccupazione di Guido Crosetto sugli sviluppi della guerra in medio oriente (“Sì, sto pensando di ritirare il nostro contingente di Carabinieri dalla Cisgiordania, e anche di annullare la festa delle Forze Armate”). Le riflessioni di Eugenia Roccella sull’autunno demografico italiano e quelle di Giuseppe Valditara sulla scuola, la spinta di Gilberto Pichetto sul nucleare, le scadenze europee illustrate da Raffaele Fitto. E poi la stretta di mano tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte – insieme nella stessa inquadratura per la prima volta da più di due anni, da quando il primo mandò all’aria il governo del secondo – e le bordate di Vincenzo De Luca al Pd di Elly Schlein, che dal canto suo ostenta fermezza in politica estera. E ancora Carlo Calenda, il cardinale Zuppi, e Francesco Giavazzi. Tutti nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, ospitati dal sindaco Dario Nardella. Tutti sul palco della Festa dell’Ottimismo del Foglio. E tutti, con varie sfumature, con la mente che un po’ va a Israele, nelle ore gravide d’attesa per la controffensiva di Tel Aviv ai danni dei terroristi di Hamas. 

Proponiamo oggi la sintesi degli interventi degli esponenti del governo intervenuti alla Festa. Nei prossimi giorni verranno pubblicati anche i discorsi dei leader dell’opposizione

Tajani: “Bisogna evitare che il medio oriente si infiammi”

Il diritto di Israele a difendersi, quello è fuor di dubbio. “Semmai il punto è capire che i palestinesi non sono tutti amici di Hamas, ma spesso sono usati da Hamas come scudi”. Sta qui il senso della cautela espressa da Antonio Tajani: “Perché siamo impegnati a evitare che tutto il medio oriente si infiammi. La situazione a Gaza va risolta con corridoi umanitari e la liberazione degli ostaggi”, dice il ministro degli Esteri, augurandosi che “gli attacchi di Israele possano essere sempre mirati contro le postazioni di Hamas”. E certo, “la richiesta di evitare la parte settentrionale della Striscia di Gaza va in questa direzione, ma i tempi sono limitati”. Serve misura, dunque, anche per evitare di assecondare perversamente i calcoli brutali dei terroristi: “Hamas, col suo attacco brutale, ha voluto accendere uno scontro perché spera in una reazione violente di Israele per fare in modo che i paesi arabi interrompano il dialogo con Tel Aviv, cosicché diventino nemici dell’occidente. Ed è una dinamica che dobbiamo assolutamente scongiurare”.  

Crosetto: “Pronto al ritiro del nostro contingente da Gerico e ad annullare la festa del 4 novembre”

Approccio analogo a quello mostrato da Guido Crosetto. Per il quale, la dinamica in corso è chiaramente leggibile: “Avendo subito un attacco senza precedenti, Israele risponderà con una reazione senza precedenti”. Se questa è la premessa inevitabile, la convinzione del ministro della Difesa è che “dobbiamo evitare che questo conflitto si allarghi e diventi qualcosa di più grande, e il senso della nostra incondizionata amicizia a Israele sta anche nel provare a far capire questo a Israele. Perché la controffensiva su Gaza, che non è ‘la città dei cattivi’ ma è la ‘città dove stanno anche i cattivi’, avrà forti conseguenze sul mondo islamico, e altri paesi arabi potrebbero decidere di lasciarsi coinvolgere nello scontro”. E certamente il precipitare degli eventi in medio oriente impone scelte difficili anche per l’Italia. “A Gerico, in Cisgiordania, abbiamo 22 Carabinieri impegnati nell’addestramento dei palestinesi. Siccome la situazione sul terreno sta rapidamente peggiorando in queste ore, sto pensando di far rientrare il contingente”. E la stessa logica di cautela vale anche per le celebrazioni del 4 novembre: “Sto valutando di annullare la tradizionale parata delle Forze Armate al Circo Massimo, perché ci esporremmo al rischio di offrire un palco a qualche pazzo”. A far perdere a Crosetto l’aplomb sono però le parole che Giuseppe Conte ha pronunciato sul sostegno militare all’Ucraina proprio alla Festa fogliante poco prima di lui: “Noi guerrafondai? Dei sette pacchetti di armi per Kyiv disposti finora, cinque sono stati approvati dal governo Draghi in cui c’era il M5s. Conte gioca sul fatto che la gente si dimentica e stravolge la realtà dei fatti per fare demagogia”. Pure sulla tesi per cui rinnovare il sostegno militare a Zelensky significhi rinunciare a qualsiasi compromesso diplomatico lascia assai contrariato il ministro delle Difesa: “L’aereo che ha portato il cardinale Zuppi a Kyiv è un aereo messo a disposizione dalla Difesa. Perché è chiaro che se da una parte aiutiamo l’Ucraina a livello militare, dall’altra sappiamo che serve trovare una soluzione che vada oltre il conflitto militare”.

Piantedosi: “Mesi difficili davanti a noi. Sul terrorismo in Italia bisogna stare all’erta”

C’è gravità anche nelle parole di Matteo Piantedosi. “Sicuramente ci aspettano mesi difficili, nei quali sarà necessario stare all’erta”, dice. E lo dice, il ministro dell’Interno, poche ore dopo aver presieduto al Viminale il Comitato per la sicurezza nazionale. Perché sarà pur vero che “non ci sono evidenze concrete e immediate” sul rischio di attacchi terroristici in Italia, “ma ce n’è quanto basta per mantenere altissimo il livello dell’attenzione”. Anche per scongiurare che si verificano anche in Italia fatti tremendi come quello avvenuto nel liceo di Arras, in Francia. “Quell’episodio è quello che ci preoccupa di più. Ma posso dire senza tema di smentita che da noi il sistema di intelligence e di prevenzione delle forze di polizia garantiscono un livello di prevenzione molto affidabile. Abbiamo quasi sempre intercettato questi fenomeni, e su questo mi sento di offrire un’indicazione di fiducia”, spiega Piantedosi, in sintonia con quanto detto anche da Tajani. “Il problema è che – prosegue il ministro dell’Interno – l’attacco avvenuto in Francia dimostra che questa minaccia si presenta in maniera impalpabile e fluida”. 

Fitto: “Se è stato giusto attaccare Gentiloni? Preferisco non rispondere”

E’ il ministro per gli Affari europei. Ma anche quello, e lui un po’ lo rivendica, “del pragmatismo”. E ci tiene, Raffaele Fitto, a ricordarlo: “Noi, come FdI e come governo, siamo realisti”. Lo dice in riferimento alle scadenze in aggirabili del Pnrr (“Dopo mesi di complicati negoziati con la Commissione, abbiamo finalmente ottenuto il pagamento della terza rata; entro la fine dell’anno puntiamo anche a vederci riconosciuta la quarta e a chiedere il pagamento della quinta”), ma anche alle future alleanze europee. Perché se è vero che l’ipotesi di un’alleanza tutta spostata a destra a Bruxelles, con un’intesa tra Popolari, Conservatori e Sovranisti, va sempre più perdendo consistenza, allora s’impone una domanda: FdI sarebbe disposta a entrare in una nuova maggioranza “Ursula”, fondata cioè sull’accordo tra Ppe e Socialisti? “Gli equilibri al Parlamento europeo verranno definiti dopo il voto. Noi vogliamo andare oltre la contrapposizione manichea tra chi dice che in Ue tutto va bene e chi vuole smantellarla, l’Ue. Siamo pragmatici e realisti”. Parole che suoneranno sinistre alle orecchi di quel Matteo Salvini che non a caso incolpa gli alleati di governo di voler porre veti nei confronti dei partiti ultrasovranisti come l’AfD o il Rassemblement National di Marine Le Pen: “Alle europee si voterà col proporzionale, e ogni partito potrà far valere la propria proposta”, risponde Fitto, dicendo più di quel che sembra. Quanto agli equilibri europei (“Mi conforta vedere che il PiS del nostro amico Morawiecki è in vantaggio nei sondaggi in vista delle elezioni polacche di domani”), al modo di rapportarsi con le istituzioni comunitarie, tornano alla mente le recenti invettive del governo contro il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Attacchi che Fitto reputa opportuni? “Io parlo quotidianamente con tutti i commissari, e mantengo con tutti un buon rapporto. Quindi preferisco passare alla prossima domanda”. Aggirata pure quella, però. Perché interrogato sulla concretezza delle indiscrezioni che vorrebbero proprio lui, Fitto, come futuro commissario europeo, il ministro si schermisce di nuovo: “Devo andare”. 

Valditara: “A partire dal 2024 la riforma sugli Itc sarà in vigore”

Cambiare l’istituto della sospensione. Rinnovare gli Istituti tecnici professionali. Questi gli obiettivi più immediati. “Insieme all’impegno di destinare 325 milioni per 245 scuole di frontiere, inserito nell’Agenda Sud”. Tutte cose, dice Giuseppe Valditara, che entreranno in vigore a partire dal nuovo anno: “Il Cdm ha approvato il pacchetto con provvedimento d’urgenza. Ora è tutto al vaglio del Parlamento ma confido che entro fine anno arrivi il via libera definitivo”. Anche questa, dunque, per il ministro dell’Istruzione, è “la scuola del merito, la scuola costituzionale”. Obiettivo per cui, dice Valditara, l’approvazione di Agenda sud nel giugno scorso è stato decisivo. Grande attenzione va data all’istruzione tecnica professionale: “E’ l’Ocse che ci dice di investirci di più. I posti di lavoro disattesi perché non ci sono i tecnici costituiscono un crimine che commettiamo nei confronti dei giovani. Dunque ecco la riforma della filiera dell’istruzione tecnica: laboratori, alternanza scuola-lavoro, apprendistato formativo”. Altra riforma su cui Valditara punta, e pure questa all’esame delle Camere, è quella che prevede di “cambiare radicalmente l’istituto della sospensione. Che senso ha tenere a casa un ragazzo colpevole di una trasgressione delle regole? Ci vuole più scuola, in questi casi, e non meno scuola”. 

Pichetto: “Un altro scostamento per il caro energia? Non lo escludo”

Non la ritiene un’opzione auspicabile. Ma neppure la ripudia a priori. “Perché se dovesse rendersi necessario, lo faremo”. Eccolo evocato, dunque, un prossimo scostamento di bilancio? “Non lo escludo”, dice Gilberto Pichetto Fratin. “Non lo escludo perché non si può escludere che i prezzi del gas e della benzina tornino a salire, specie con questa situazione geopolitica in Africa e in medio oriente, e davanti a fatti eccezionali si risponderà con rimedi eccezionali”, dice il ministro dell’Ambiente. Del resto, di chiedere a Giancarlo Giorgetti maggiori risorse, non è il caso. “La coperta è corta”, riconosce Pichetto, ammettendo che sì, la gestione dei conti pubblici è materia da maneggiare con cautela. Per quel che riguarda il Superbonus, ad esempio, “è tempo di chiudere quell’esperienza. L’obiettivo della de carbonizzare le case è giusto, ma per intervenire in favore di appena 431 mila fabbricati su 31 milioni totali abbiamo rischiato di mandare all’aria il bilancio dello stato”. E poi c’è la sfida lanciata da Pichetto: “Quella sul nucleare di nuova generazione”, spiega il ministro. Confermando che anche dallo sviluppo di questa tecnologia passa la risposta alle ansie dei giovani sulla crisi ambientale. “Proprio il nucleare è l’energia che può garantire continuità. E sono convinto che non sarà lo stato a dover impiantare centrali nucleari, ma sarà il sistema delle imprese a chiedere di impiantare degli smart reactor”.

Roccella: “L’immigrazione non risolve il problema della denatalità”

No, non può essere l’immigrazione a risolvere l’enigma. “Noi, come governo, puntiamo sui flussi regolari, siamo anzi i primi a farlo da molti anni”, premette Eugenia Roccella. “Però c’è un’altra questione”, precisa la ministra per la Famiglia e la Pari opportunità. “La questione è che quando gli immigrati si integrano assumono subito le nostre stesse abitudini sul piano procreativo: infatti vediamo che nelle seconde generazioni la natalità immediatamente cala”. E dunque, che fare per affrontare un problema “che non è solo economico, non ha solo a che fare con la spesa previdenziale e quella sanitaria che diventano sempre più insostenibili”, insiste Roccella, ma “è un problema anche culturale, perché oggi in Italia essere madri non è premiante”. E questo forse spiega perché, in un’Europa che è nel complesso alle prese con l’autunno demografico, l’Italia è in particolare affanno. “Negli ultimi decenni, mentre la Francia metteva in campo misure robuste a sostegno della natalità, in Italia si procedeva con provvedimenti spot, laddove serviva continuità e sicurezza. Per noi è una priorità: perché un paese che non fa figli è un paese senza vitalità, senza sguardo sul futuro, un paese che s’incarta su se stesso”.

Leo: “Tagli del cuneo non strutturale? Viviamo in un day by day”

I soldi a disposizione sono quelli che sono. E l’azione del governo ha inevitabilmente il fiato corto. “Viviamo un day by day”, ammette, facendo mostra di realismo, Maurizio Leo. “Dobbiamo tener conto ¬– dice il viceministro dell’Economia, esponente di FdI – che non abbiamo tantissime risorse a disposizione”. E quelle poche, peraltro, pure a debito. “Dallo scostamento di bilancio approvato dal Parlamento abbiamo reperito oltre 15 miliardi”. In deficit. “E le priorità della legge di Bilancio che lunedì andrà in Cdm sono due. Interveniamo sul cuneo fiscale a vantaggio del lavoro dipendente colpito dall’inflazione, con una misura che purtroppo non sarà strutturale. In aggiunta ci sarà il primo modulo della riforma fiscale, con l’accorpamento dei primi due scaglioni dell’Irpef”. Anche questo, però, varrà solo per il 2024. E poi si vedrà. “Ma l’effetto congiunto di queste due misure – prosegue Leo – assicurerà che quando saranno date più risorse la lavoratore dipendente, queste non siano poi erose dal carico fiscale”. L’attenzione, insomma, “va ai redditi medio bassi, quelli fino a 28 mila euro che beneficeranno dell’avvio della riforma fiscale”. Solo primo passo, però, va detto. “Per vedere gli effetti complessivi di questa riforma, ci vorrà del tempo, certo”. E d’altronde modificare le regole del fisco serve anche a combattere l’evasione. “Abbiamo una tax gap che oscilla tra gli 80 e i 100 miliardi”, spiega Leo. “L’Agenzia delle Entrate può fare controlli entro una certa percentuale, ma non più del 2 per cento. Se non cambiamo le regole continuare a invocare la ‘lotta all’evasione’ senza però cambiare niente. Bisogna in questo senso tendere la mano al contribuente”.

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