(foto Ansa)

l'intervista

Quartapelle (Pd): “Nessuna alleanza con chi è ambiguo su Israele”

Luca Roberto

La capogruppo del Partito democratico in commissione Esteri alla Camera difende il presidente del Memoriale della Shoah di Milano, che ha criticato Sala per la bandiera della pace insieme a quella di Israele: "E' persona che stimo, ha solo detto quello che pensa"

“Chiaramente la politica estera è la bussola per la costruzione di qualsiasi alleanza e ci sono alcuni capisaldi, come la difesa del diritto di Israele a esistere, la condanna del terrorismo e il rispetto della legalità internazionale, che non possono essere assolutamente negoziati o messi in discussione”. Lia Quartapelle è capogruppo del Pd in commissione Esteri alla Camera. E’ soddisfatta delle parole usate dal suo partito per condannare Hamas. Ma non le è sfuggito come una parte delle opposizioni abbiano mostrato posizioni molto più timide, soprattutto l’Alleanza Verdi-sinistra italiana, a partire dalle trattative per una risoluzione comune con dem e 5s, votata martedì in Parlamento. “Ma credo che il problema non sia porsi una questione di alleanze sul lungo periodo. Non credo sia importante interrogarsi sul nostro rapporto con i Verdi da qui al 2027. Piuttosto, dobbiamo lavorare a delle convergenze forti come paese, anche con le forze di maggioranza. Avere chiaro che l’obiettivo dell’Italia è la stabilizzazione dell’area. Perché qui non ci sono in ballo questioni politiche bensì l’interesse nazionale”.

 

Ieri, colloquiando con il Foglio, la sardina Mattia Santori, membro della direzione nazionale del Pd con la segreteria di Elly Schlein, ha detto di essere allo stesso tempo “antisionista e contro il terrorismo di Hamas”. E’ il segno che anche nel Pd ci sono delle titubanze che si fanno strada? “Trovo che quelle parole siano il frutto di una grande ignoranza, sia della situazione presente che del passato”, dice Quartapelle. “Perché quando ci si dichiara antisionisti, come diceva Martin Luther King, si nega al popolo di Israele il diritto di esistere. Sono dichiarazioni che denotano un pregiudizio grave nei confronti degli ebrei. Il Pd però ha espresso una posizione diversa, quella che vede ribadire il diritto di Israele di vedere garantite la propria esistenza e la propria sicurezza”.

Sono letture, quelle di chi redistribuisce equamente le responsabilità tra israeliani e palestinesi, che possono nascondersi, per esempio, dietro all’abitudine che stanno prendendo alcuni sindaci di centrosinistra di esporre, per solidarizzare, sia la bandiera di Israele che quella della pace. Ieri per questo Beppe Sala è stato criticato dal presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach: “E’ un uomo di destra e usa queste occasioni per fare politica”, ha detto il sindaco. “Ma io credo che invece Jarach sia una persona di cui avere stima assoluta. Al Memoriale ha sempre fatto un lavoro egregio. Se lo ha detto è perché lo pensa e va rispettato, non perché vuole strumentalizzare”, risponde a tal proposito Quartapelle. “Io credo che la priorità assoluta sia manifestare solidarietà e vicinanza al popolo ebraico. Certo, più che i gesti simbolici, contano le soluzioni concrete. E la politica dovrebbe forse occuparsi più di questo: manifestare una condivisione di valori. E’ una scelta che dovrebbe unirci tutti, maggioranza e opposizione”. Anche perché non è che esprimere vicinanza a Israele impedisca di rivolgere delle critiche. “Io per esempio, che mi considero un’amica di Israele, ho criticato le derive ultra religiose che hanno preso piede negli ultimi anni nel paese. E ho anche riconosciuto che per affrontare la questione israelo-palestinese bisognerà occuparsi delle legittime rivendicazioni di riconoscimento dei palestinesi. Parlo della popolazione civile, non dei terroristi”.

A proposito di questi ultimi, cosa pensa di quelle derive che nelle università e in alcune scuole fanno dire agli studenti dei collettivi “Forza Hamas”? “Che sono preoccupanti. Se c’è qualcuno che fa il tifo per il terrorismo vuol dire che il dibattito si è avvelenato. Significa che il tentato processo di pace, un tempo avvicinato dal dialogo tra l’Olp e i laburisti israeliani, oggi sarebbe più inquinato che mai da questi fondamentalismi. Che peraltro fanno anche il male dei palestinesi”.

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