Giovanbattista Fazzolari (foto LaPresse) 

l'intervista

"Capisco il Pd, ma su Israele non ci può essere ambiguità". Intervista a Giovanbattista Fazzolari

Salvatore Merlo

“Su Israele non abbiamo ceduto ai ricattucci delle estreme, di sinistra (e di destra)”. Parla il sottosegretario alla presidenza del Consiglio

“Guardi, a noi interessava soltanto una cosa: la condanna di Hamas da parte del Parlamento. Ed è quello che è successo. Non poteva uscire fuori una cosa di ‘se’, di ‘ma’, di ‘sebbene’ e di ‘malgrado’. Sarebbe stata una pessima figura per il nostro paese”. Dunque è andata bene martedì, dice Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E’ andata bene malgrado le risoluzioni su Israele, votate in Parlamento, alla fine siano state quattro. E non una. Unica. Unitaria come fu per l’Ucraina. “Obiettivo raggiunto”, dice. Eppure dicono che proprio lui, “il Fazzo”, non abbia lavorato per l’unità d’intenti in Parlamento. “La capacità dei giornali di sinistra di raccontare queste cose mi sorprende sempre”, risponde. E spiega. “Io sono un ragazzo semplice”, esordisce Fazzolari, non senza ironia. “Diciamo che ho meccanismi mentali semplici. Ecco. Se cerchi unità in Parlamento, e sei all’opposizione, tu l’unità la devi cercare collaborando con quelli che in Parlamento hanno più voti. Cioè con la maggioranza. Se invece, come ha fatto il Pd, prima ti incarti con i tuoi alleati della sinistra e del M5s che ti tirano da tutte le parti e fanno distinguo di ogni sorta, e poi pensi che la maggioranza debba a quel punto seguirti sul tuo testo, ecco, questo mi pare metodologicamente complicato. Per così dire. Fuor di metafora, e senza ipocrisia: anche la destra, anche noi, abbiamo un problema con parte del nostro elettorato, che è freddo nei confronti del conflitto in medio oriente come su quello in Ucraina. Esattamente come succede a sinistra e al Pd. Solo che noi non abbiamo scritto la nostra risoluzione su Israele cercando di stare attenti alle sensibilità di quei partitini che stanno a Fratelli d’Italia come Nicola Fratoianni sta al Pd. Noi non abbiamo pensato a chi ci vuole grattare via qualche decimale di voto”.

Però dicono che volevate tagliare fondi umanitari a Gaza. “Ma questo nella risoluzione di maggioranza non c’era scritto da nessuna parte. E nemmeno l’abbiamo mai immaginato. Nella risoluzione si diceva che andavano cancellati quei fondi che finiscono per aiutare associazioni vicine ad Hamas. Punto. Perché non va bene questo? Il fatto è che, per non litigare con la sinistra-sinistra, i colleghi del Pd volevano togliere il passaggio sui fondi ad Hamas e anche il passaggio sulla condanna fortissima all’antisemitismo di chi sostiene che Israele non abbia diritto a esistere. Inoltre volevano inserire dei passaggi che suonavano equidistanti tra israeliani e palestinesi. Lo so che a sinistra del Pd c’è chi pensa che Israele non debba esistere. C’è chi lo pensa anche a destra della destra, se è per questo. Ma non ci possono essere spazi di ambiguità, non per un partito di governo. Non per chi rappresenta l’Italia. Noi ambiguità non ne vogliamo avere e non abbiamo. Su questo siamo perfettamente d’accordo, in maggioranza e nel governo. Su tutte le grandi questione c’è  totale condivisione, da Israele all’Ucraina”.

Benché Salvini, sull’Ucraina, appena può in verità svicola. Nelle dichiarazioni, almeno. Sulle armi. E’ il vostro Giuseppe Conte? “Stiamo ai fatti: anche sull’Ucraina c’è una assoluta compattezza nell’azione di governo. E Fratelli d’Italia, su questioni così importanti, non fa calcoli politici”.

Lunedì Fazzolari, in un intervista al Corriere, ha detto che se si fossero date più armi all’Ucraina forse la guerra sarebbe già finita. Ma allora perché noi, l’Italia, non abbiamo dato più armi? “Io non vado fiero del fatto che l’Italia non sia tra i paesi della Nato con maggiore disponibilità di armamamenti terrestri, cioè del genere di armamenti di cui gli ucraini hanno bisogno. Ne abbiamo poche di quelle armi. E’ così. Gli abbiamo dato tutto quello che si poteva. Ovvero quello che avevamo in magazzino, cioè non abbastanza. Abbiamo fatto uno sforzo serio, anche tenuto conto del fatto che ogni aiuto italiano all’Ucraina è reso  più complicato da una certa distanza, per così dire, che l’opinione pubblica avverte nei confronti di quella guerra. Però ci siamo impegnati. E se tutti avessero fatto in percentuale quello che abbiamo fatto noi, ripeto ‘in percentuale’, forse gli Ucraini avrebbero già sfondato le linee russe. Questo intendevo dire. Ben sapendo che il mondo occidentale, nel suo convinto sforzo di aiuto all’Ucraina, ha sempre dovuto tenersi in equilibrio, cercando di evitare che gli aiuti in armi si tramutassero in un impegno diretto. Dunque la mia non è una critica agli alleati, che si sono spesi tantissimo, ma è la descrizione di un fatto tecnico. Oggettivo. Gli armamenti terresti non sono il nostro forte. La nostra Difesa, per ragioni ovvie di carattere geografico, si è concentrata sulla marina e sull’aeronautica e meno sui mezzi terrestri”.

Un’ultima domanda, ci dobbiamo preoccupare di un declassamento del debito italiano? “Lo escludo. Perché l’Italia è oggettivamente un paese solido dal punto di vista della gestione del debito. Il governo ha interrotto le enormi spese azzardate dei bonus e del reddito di cittadinanza, e ha concentrato le risorse sulle buste paga. Dunque attenzione alla spesa pubblica e investimenti sulla crescita. Questo le agenzie di rating lo vedono, come vedono pure che il debito pubblico italiano è sempre più nelle mani delle famiglie italiane”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.