Caso Apostolico

Piantedosi d'essai. "Il video di Catania non è nostro". Il Pd vuole chiedere al Copasir

Carmelo Caruso

Il ministro dell'Interno, risponde al Senato e conferma che il video non è della Questura di Catania. FdI teme che possa trasformarsi in un nuovo caso Delmastro. Le mosse dei dem per scoprire chi ha passato il video a Salvini

Era un Piantedosi per pochi, un ministro d’essai. Ad ascoltarlo c’erano meno spettatori-senatori del Mercante in Fiera di Pino Insegno. Al Senato, al question time, il ministro dell’Interno, ha detto tre “no”. Il video Apostolico, inteso il giudice di Catania, e diffuso da Salvini, non proviene “dalla questura di Catania”. In nessun atto della questura  “è menzionata la dottoressa Apostolico”. Infine, non “esiste nessun archivio informatico”, nessuna cineteca di dossier. Al Pd  resta il Copasir per scoprire chi fornisce Salvini di vhs.  Il grande evento  era dunque più moscio del regista paraguaiano che i critici, tranne  Mariarosa Mancuso del Foglio, vi spacciano per maestro. Si cerca il nuovo Michelangelo Antonioni dell’Etna.


E’ ormai una questione di principio. C’è un capolavoro, un filmatello che Salvini, il nostro Dino De Laurentiis, il produttore di cinema ha postato sul suo social e che non sappiamo chi gli ha passato. Nel salone Garibaldi, il senatore Mario Turco, che è stato il Fazzolari di Giuseppe Conte, il suo sottosegretario, ci dice, con autorevolezza, “che siamo tutti in pericolo. Escono video di cinque anni fa. Basta schiacciare sul telecomando ed ecco. Questo modo di operare angoscia”. Manco finisce di dirlo e arriva l’ex senatore del M5s Lannutti, uno che, quando regnava Beppe Grillo I, era ascoltato più di Cacciari. Il Pd vuole vederci chiaro sui film che tiene in casa il Capitano, Salvini. Teme che glieli abbia passati di nascosto un Nanni Moretti della questura. Il Pd che sul cinema non scherza schiera i suoi due campioni. L’interrogazione a Piantedosi la fa la tostissima Anna Rossomando. La replica è assegnata a Walter Verini, uno che Schlein farebbe bene a portarsi anche dall’armocromista. La senatrice Malpezzi, intanto, incanta perché ha delle scarpe a fumetti, che sono una piccola opera d’arte. Costano, ci assicura, “solo 45 euro”. Sarà perché l’oggetto in questione è un video, sarà perché l’orario è il più sinistro per il lavoratore, le 15, ma davvero ci sono facce ambigue. Finiamo di fronte allo schermone, vicino a uno che deve essere amico del senatore di Forza Italia, Damiani (registra il suo intervento) e che ricorda i duri dei film di Bogart. Ha degli occhiali fumé. Pure il biglietto è ridotto come i ministri. Accanto a Piantedosi d’essai c’è il ministro Valditara. L’unico che si diverte è il senatore Lotito, che oggi non si assopisce per niente. Fa il galletto e strappa un  sorriso alla sua collega di scranno. E’ proprio come al cinema. Ci sono quelli attenti al film e quelli che parlano all’orecchio. A dirla tutta, questa Professione Apostolico, parodia del celebre Professione Reporter, già di mattina si è ingarbugliata. Esce infatti la notizia che Nordio avrebbe spedito gli ispettori a Catania, ma la notizia viene smentita da Nordio. Che poi - premesso che non si sono le ragioni per mandare ispettori, spiega Verini - passerebbero anni per vagliare tutte le sentenze di Apostolico dal 2018 in avanti. Piantedosi, che di seccature ne ha di sue, basti sentire la puntuale Lella Paita che gli chiede del perché, a Roma, quando i passeggeri scendono dalla stazione Termini hanno l’impressione di essere scesi a Caracas, vince il Nastro pazienza d’argento. Quello d’oro andrebbe assegnato ai poveri capi di gabinetto  che ogni mercoledì scrivono le risposte dei ministri. Per ogni aggettivo un capo di gabinetto perde un capello.

 

Detto questo, Rossomando è straordinaria: “Ministro non parleremo dei provvedimenti dei giudici, sui quali lei ha dichiarato che legittimamente proporrà impugnazione e dei quali deve leggere ancora le motivazioni. Vorremmo invece parlare di un video…”. Piantedosi, che ha compreso che le cose si mettono maluccio perché nulla è più pericoloso in Italia di una sigaretta lasciata in un portacenere, risponde subito con “primo”, “secondo”, etc. In soldoni: Salvini, veditela tu. Dunque primo: “Il video non proviene…”. Secondo: gli uffici di polizia non detengono né tantomeno conservano video o immagini non ufficiali”. Terzo (ve la semplifichiamo) non sono state individuate responsabilità penali di chi ha partecipato nel 2018 alla manifestazione. Nelle more, direbbero i colti, il carabiniere catanese che avrebbe detto “l’ho passato io”, ha ripetuto ieri, che niente sacciu, “non ho confessato niente”. Piantedosi ha in pratica confermato che lui, in casa, conserva solo i film di Bud Spencer. Verini, che è invece rigoroso, non lo molla: “Ministro, dopo le sue parole rimane un carico residuale. Come è possibile che un video spunti dopo 5 anni e si scateni una manganellatura mediatica contro una magistrata?”. Per scoprire tutta la distribuzione l’opposizione starebbe pensando di muovere il Copasir anche perché a Salvini, racconta un senatore, “di fatto, non si può chiedere, in Parlamento, chi gliel’ha passato. Non è il ministro degli Interni”. Vedrete,  non finirà. FdI: “Anche la vicenda DelMastro-Donzelli è iniziata così”. Salvini, ma dove lo nascondi il nuovo Antonioni? E diccelo!

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio