Flop dello sciopero dei taxi, si va verso l'aumento. Più che delle licenze, delle tariffe (pure dei bus)

Marianna Rizzini

Taxi contro Taxi. "Riformisti" ed "estremisti", e tutto rimane com'è. Non sembrava neanche sciopero: i mezzi non c'erano comunque e come al solito

Tutto uguale, anche se tutto diverso. Doveva essere la giornata dell’annunciato e temuto sciopero dei taxi (peraltro il giorno successivo allo sciopero degli altri mezzi). Invece è stata una normale giornata di ordinaria carenza taxi: file ai parcheggi, e centralini o app che non trovano macchine disponibili nelle ore in cui più macchine servirebbero. In altre parole: lo sciopero è stato un flop, tanto che fin dal mattino i taxi circolavano, ma comunque, e come al solito, i taxi di fatto non c’erano, nel senso che davanti agli occhi si svelava il consueto scenario di file ai parcheggi e centralini o app che non trovano macchine disponibili nelle ore in cui più macchine servirebbero. Antefatto: le sigle Usb, Orsa e Fast Confsal convocano per il 10 ottobre un presidio contro il decreto Asset, davanti al ministero dei Trasporti. Sono le sigle che, ai tempi di Mario Draghi, nel luglio del 2022, si erano ribellate contro il ddl concorrenza, quelle che venivano indirettamente invitate dai colleghi più lungimiranti a non protestare troppo, perché tanto la liberalizzazione non sarebbe passata (diceva allora a questo giornale Loreno Bittarelli, presidente della cooperativa Radiotaxi 3570 e dell’Unione radiotaxi italiana: “Veramente in tutti i partiti c’è gente molto più oltranzista di noi”). E insomma, visto il flop, ieri i tassisti per così dire “riformisti” (se si riforma nella direzione voluta) hanno messo il silenziatore con i fatti, non scioperando, agli “estremisti” votati all’idea “nel dubbio scioperiamo”. In mezzo c’è il resto: il dl Asset che permette di aumentare fino al 20 per cento le licenze con procedura semplificata, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri che dice “il decreto Asset è fatto male ed è inutilizzabile, perderemmo tutti i soldi che vanno ai Comuni per la gestione amministrativa delle licenze”; i ministri Matteo Salvini e Adolfo Urso che rispondono a Gualtieri; il Campidoglio che convoca una riunione del tavolo sindacale per avviare il percorso e le trattative. E i tassisti “riformisti”, nel senso di quelli che hanno capito l’antifona (le licenze aumenteranno, ma di quanto, alla fine?), che si astengono dallo scioperare, per lavorare sulla riduzione del numero di licenze rispetto alle 1500 in più prospettate (della serie: partiamo con 300 e vediamo come va). C’è una sola quasi-certezza: nel frattempo (quanto tempo non si sa), tutto resterà uguale, ma invece dei taxi aumenteranno le tariffe — già che ci siamo pure dei bus, con Atac che veleggia verso il biglietto a 2 euro. 



 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.