Il colloquio

Arianna Meloni: "Il governo tecnico? Allucinante. A Roma un vero congresso di FdI"

Simone Canettieri

La sorella della premier e numero due di FdI: "Ma come si fa a parlare di crisi". E sul caso tesserati: "Due candidati nella capitale? No problem, ma nulla è stato deciso"

Lo ha detto venerdì la sorella a Malta a margine del vertice Med9: “Un governo tecnico? Una speranza dei soliti noti che mi fa sorridere e che non si tradurrà mai in realtà”. Lo ha ribadito domenica la sua dolce metà sul Corriere: “Un governo tecnico? Dopo di noi le elezioni”. E adesso lei, Arianna Meloni, chiude la faccenda con il Foglio: “Un governo tecnico? Io trovo allucinante solo parlarne, ma come si fa solo a pensarlo!”, dice la responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia nonché titolare del dipartimento Adesioni. Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida, Arianna Meloni. Il triangolo della “Fiamma magica” si è espresso: caso chiuso, forse. La sorella maggiore della premier in questi giorni d’altronde pensa ad altro.  


Arianna Meloni, da quando lo scorso agosto ha assunto formalmente il doppio ruolo dirigenziale in Via della Scrofa, è diventata ancora di più “il collettore di grane e richieste che ondeggiano fra il partito e il governo”, raccontano i deputati a lei più devoti. In tanti casi “Ari” è il filtro verso il “cielo”, e cioè la sorella, alle prese con mille dossier e qualche fantasma. Per ora la sorella d’Italia non pensa di candidarsi alle Europee (“anche se resto un soldato”), ma a chiudere la vicenda del tesseramento, vicenda dai contorni non ancora chiari. Almeno numeri alla mano. Si è parlato e scritto di flop e di mancato “effetto Arianna”. Lei non la vede così, anzi si fa una risata e spiega: “Ma no, è esattamente come ha detto il coordinatore nazionale Giovanni Donzelli. I conti ancora non li abbiamo perché stiamo ancora lavorando”. E’ anche vero però che per il resto d’Italia le adesioni all’anno 2023, quelle che saranno valide per i congressi territoriali, si sono chiuse al 30 settembre. Ma per Roma, la città madre di Fratelli d’Italia dove tutto è nato, c’è stata una proroga di sedici giorni, fino a metà ottobre. “La questione di Roma – spiega ancora Arianna Meloni – era stata decisa subito nella segreteria nazionale del congresso e i dirigenti lo sapevano”. Perché allora non è stata resa nota quando avete preso la decisione? “Non l’abbiamo ufficializzata subito perché altrimenti i romani avrebbero fatto tutto all’ultimo e la mole di lavoro sarebbe stata enorme, come d’altronde è ugualmente. Roma aveva un tesseramento del 2022 molto importante (circa 13 mila adesioni, ndr) e quindi per non ingolfare il lavoro e anche per permettere di lavorare meglio si è subito deciso che si sarebbe prorogata Roma, ma si sarebbe annunciato all’ultimo. Semplice no?”. Sarà. Tuttavia la notizia della proroga per gli iscritti della capitale ha avuto una lettura più politica che burocratica. E’ stata vista come una mossa della maggioranza per far decollare un tesseramento che non stava andando bene (solo 5 mila rinnovi su 13 mila) con il rischio che ne avrebbe potuto beneficiare l’ala che fa capo a Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, padre fondatore di FdI e ora gentil oppositore dei ragazzi che ha formato e che sono andati al governo (senza di lui). 

Scusi, Meloni, ma se a Roma si dovessero scontrare due candidati non sarebbe un bel segnale di vitalità e democrazia interna per il primo partito italiano? “Ma certo!”. E allora qual è il problema? “Nessuno. Ma giuro che ancora non ne abbiamo parlato, e comunque a Roma ci si può ancora tesserare”. A forza di parlare di tessere e adesioni si rischia di perdere di vista l’ultimo tormentone del Palazzo: il fantasma del governo tecnico. Negato, esorcizzato e deriso dai vertici Fratelli d’Italia. A partire dall’asse Giorgia-Arianna: “Pensiamo a lavorare, è allucinante solo parlarne”.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.