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contraddizioni dem

Schlein, Misiani e il Jobs act

Luciano Capone

La segretaria del Pd si è detta disponibile a raccogliere le firme per il referendum proposto da Landini. Il suo responsabile economico è d'accordo? 

Elly Schlein, dopo quelle per il salario minimo, ha già lanciato la disponibilità a raccogliere le firme per il referendum contro “il Jobs act e le leggi precarizzanti” proposto dal leader della Cgil Maurizio Landini. Non è chiaro se la segretaria del Pd si sia confrontata su questo tema con il responsabile economico del partito, Antonio Misiani, che sull’argomento aveva prodotto diversi approfondimenti.

A fine 2015 Misiani, all’epoca deputato della Commissione bilancio, elaborò un report sull’impatto del Jobs act insieme a Tiziano Treu, già ministro del Lavoro del governo Prodi e autore dell’omonimo “pacchetto” ritenuto la madre di tutte le “leggi precarizzanti”. Titolo dello studio: “Attuazione del Jobs Act: innovazione e futuro”. I risultati erano secondo Misiani più che positivi. Eccezionali: “I dati sono lì, da vedere: si tratta di un punto di svolta quasi rivoluzionario per il mercato del lavoro dopo anni di evidente declino”. L’analisi si concentrava sugli effetti in Lombardia e nella provincia di Bergamo mostrando che “le nuove norme sui contratti e i rilevanti incentivi economici introdotti dalla legge di stabilità ̀2015 hanno prodotto un visibile cambiamento nelle dinamiche e nella composizione degli avviamenti”. Due i dati rilevanti: “Sono in forte crescita gli avviamenti a tempo indeterminato ed è nettamente migliorato il saldo avviamenti-cessazioni”. L’effetto combinato di incentivi e  contratto a tutele crescenti “ha rilanciato gli avviamenti a tempo indeterminato sia in provincia di Bergamo (+29,9 per cento) che in Lombardia (+31,4 per cento)”. Il messaggio politico che Misiani, sulla base dei dati, si sentiva di lanciare era questo: “Il Jobs act rappresenta la riforma più ambiziosa del mondo del lavoro dal 1997. L’impegno di risorse economiche collegate a vario titolo all’attuazione della riforma è  di grande portata”. Ora da responsabile economico del Pd dovrebbe guidare la campagna referendaria per la sua abolizione. Non è chiaro se Misiani abbia sbagliato i conti o se Schlein abbia sbagliato responsabile economico.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali