L'intervista

Il parroco di Caivano: "Porterò Meloni a vedere i luoghi del disastro. Militarizzare non basta"

"Qui manca l'ordinario. Ci sono solo tre assistenti sociali", spiega don Maurizio Patriciello. Domani la premier sarà al Parco Verde, dove le due cugine di 11 e 12 anni hanno subito violenza sessuale di gruppo. Allerta per le minacce di morte sui social

Simone Canettieri

"Qui manca l'ordinario", dice don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, il paese nel napoletano in cui si è verificata la storia di violenza sessuale di gruppo ai danni di due cugine di 11 e 12 anni. E dove domani alle 12, dopo la richiesta dello stesso prete, è attesa la premier Giorgia Meloni. Il parroco mette in fila tutte le mancanze di un luogo dimenticato, dalle forze dell'ordine ai servizi che il comune e lo stato dovrebbero offrire in un territorio così a rischio: "Ci sono solo tre assistenti sociali. E che cosa devono fare tre persone?", si chiede amaramente Patriciello.

Porterà la premier a visitare i luoghi del disastro? "Se vorrà venire la porterò a fare un giro", risponde il parroco riferendosi al Parco Verde, il centro abbandonato e attualmente sotto sequestro – "una cosa orribile, è tutto distrutto" – dove sono avvenute le violenze di gruppo. Non crede tuttavia che un intervento permanente di militari e forze dell'ordine possa da solo risolvere problemi ormai radicati. La militarizzazione proposta da De Luca? "Per un tempo momentaneo io sarei anche d'accordo", risponde Patriciello, secondo cui non basta fermare spacciatori, troppo poco: è il modello con cui crescono i bambini di Caivano a dover essere combattuto. Un modello culturale fatto di povertà e di deliquenza che va sradicato. 

L'allerta intanto, alla vigilia dell'arrivo della premier resta alta. Perchè questo pomeriggio, Meloni è stata minacciata via social: "Speriamo riman mort a Caivano", "sei sicura che tornerai a casa?", "adda murì", sono alcune delle frasi rivolte alla presidente del Consiglio per aver sospeso il Reddito di cittadinanza.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.