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l'editoriale del direttore

Violenze, femminicidi, incidenti. I dati ci dicono che è ora di combattere l'abuso della cronaca nera 

Claudio Cerasa

L'immagine dell’Italia che vi viene quotidianamente offerta quando si parla di sicurezza nel nostro paese è diametralmente opposta a quella reale. Che differenza c’è tra un guaio e un allarme?

Questo articolo probabilmente si autodistruggerà oggi stesso e siamo certi che le nostre tesi spericolate dovranno fare i conti con la dura e parziale realtà della cronaca. Ma siccome siamo incoscienti e irresponsabili, ve lo diciamo lo stesso, a rischio di farvi svenire. Avete presente il bombardamento quotidiano a cui vi hanno sottoposto per tutta l’estate i giornali e i telegiornali di mezza Italia? Avete presente l’ossessione con cui da mesi i giornali e i telegiornali di mezza Italia vi offrono a ogni ora del giorno dettagli sui casi di cronaca nera? Avete presente quel senso di accerchiamento che avrete certamente avuto negli ultimi tempi spulciando gli alert sul vostro telefonino, scorrendo gli account sui vostri social, scrollando le pagine dei vostri siti di informazione preferiti? Avete presente quell’idea di insicurezza quotidiana che viene gentilmente offerta ai lettori e ai telespettatori durante i mesi estivi – rapine, omicidi, femminicidi, incidenti, violenze – che di solito è direttamente proporzionale alle voragini che si aprono nei giornali e nei telegiornali quando non vi sono sufficienti notizie di politica per riempire le proprie pagine? Bene. Sappiate che l’immagine dell’Italia che vi viene quotidianamente offerta quando si parla di sicurezza nel nostro paese è diametralmente opposta a quella reale. E quell’immagine, quella percepita, è lo specchio di un problema altrettanto reale con cui prima o poi l’opinione pubblica dovrà fare i conti: l’abuso di cronaca nera.

E per capire quanto grave sia il fenomeno è sufficiente concentrarsi un po’ meno sulla percezione e un po’ più sui fatti. E cosa dicono i fatti? Basta fare clic sul sito del Viminale.

Nel 2012 in Italia erano stati denunciati 2.818.834 reati, nel 2021 sono stati 2.104.114, con una differenza di 714.720 delitti. Nell’ultimo decennio gli omicidi volontari sono passati dai 528 del 2012 ai 304 del 2021 (-42,4 per cento). Nei primi sette mesi del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in Italia i delitti sono diminuiti complessivamente del 5,46 per cento (da 1.299.350 a 1.228.454). Sono diminuiti gli omicidi attribuibili alla criminalità organizzata (meno 36,36 per cento). Sono diminuiti gli omicidi commessi dal partner o ex partner (-7 per cento). Sono diminuiti anche gli omicidi contro le donne (-10 per cento, a fronte invece di un leggero aumento degli omicidi totali fra il 1° gennaio 2023 e il 28 agosto 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Sono diminuite, nell’ambito dei delitti commessi in ambito familiare/affettivo, le vittime di genere femminile, che da 70 scendono a 61 (un numero ancora molto alto ma per fortuna in calo del 13 per cento). Sono diminuiti gli interventi dei vigili del fuoco per far fronte agli incendi della vegetazione (meno 52 per cento). Sono diminuite, nei primi sette mesi dell’anno, le manifestazioni di piazza (il 16,2 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). E da tempo, come ha segnalato l’Istat il 25 luglio, diminuiscono anche gli incidenti stradali (nel 2022 sono stati 3.159 i morti in Italia, valori in diminuzione nel confronto con il 2019, l’anno pre pandemico, per incidenti e feriti: rispettivamente -3,7 per cento e -7,4).

Questo articolo probabilmente si autodistruggerà oggi stesso, lo sappiamo. Ma quando tornerete a rifugiarvi nella vostra contraerea mediatica – chiedendovi se ci sia una ragione specifica per cui ogni giorno debbano essere valorizzate necessariamente, a tutti i costi, whatever it takes, le notizie depressive pescate in giro per l’Italia – pensate che l’immagine dell’Italia che avete di fronte a voi, sui vostri schermi, è un’immagine distorta, parziale, non reale, che riflette una tentazione a cui i giornali e i telegiornali di mezza Italia non riescono a sottrarsi: trasformare ogni problema in un allarme, trasformare ogni guaio in un’emergenza, trasformare ogni cattiva notizia nel simbolo dello sfascio morale di un paese. E’ ora di essere spericolati. E’ ora di ribellarsi contro l’abuso della cronaca nera.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.