Processi democratici

“Cara Meloni, così FdI non va: è ora di un congresso nazionale”, ci dice Mennuni

Alessandro Luna

Dopo le nomine di Giovanbattista Fazzolari e Arianna Meloni, la senatrice di Fratelli d'Italia chiede che il partito si apra a un percorso congressuale, anche per definire meglio la linea politica: "La scelta di Crosetto su Vannacci andava ponderata"

“E’ ora di un congresso di Fratelli d’Italia”, dice Lavinia Mennuni, senatrice del partito di Giorgia Meloni. Se ne è cominciato a discutere negli scorsi giorni dopo le nomine di Giovanbattista Fazzolari e Arianna Meloni a capo del coordinamento del partito. “Non facciamo un congresso dal 2017”, continua Mennuni. “Stiamo facendo un grande lavoro, ma noi che siamo in Parlamento adesso siamo impegnati a governare, alcuni di noi sono diventati ministri o sottosegretari, altri sono a capo di alcune commissioni molto importanti. E in tutto ciò c’è un partito da amministrare. Siamo passati dal 3 al 30 percento e nel frattempo sono cresciute in FdI molte figure a livello locale che dobbiamo valorizzare e inserire”.

Eppure c’è chi, come Giovanni Donzelli, obietta che di conte interne e sfide tra correnti non c’è alcun bisogno, tanto più con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Per Mennuni non è così: “Quando c’era Alleanza Nazionale i congressi si svolgevano sempre con regolarità e soprattutto quando si era al governo”. Eppure la leadership di Gianfranco Fini non era mai messa in discussione. “Anche in quel caso c’era un capo indiscusso, certo, ma questo non impediva al partito di concedersi processi di democrazia interna, discussione e confronto che permettevano ad An di avere un’importante vivacità interna anche dal punto di vista culturale”.

Cosa che oggi non c’è più? “Cosa che oggi si vede sempre meno. Un congresso serve a FdI anche per scegliere una linea ferma e condivisa da tutti su questioni politiche e sociali. Per esempio quella dell’egemonia culturale della sinistra”.

Si riferisce al caso Vannacci? “E’ uno degli esempi. Su quel tema Crosetto avrebbe dovuto ponderare di più la sua scelta. E questo è il risultato del fatto che, in FdI, non c’è più quello spazio di discussione interna al partito che c’era in An e nell’Msi. Ma noi veniamo da lì”.